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1 – PER LA PROCURA IUSHRA È MORTA: INDAGINE PER OMICIDIO COLPOSO
Non c’è prova che sia viva. Certo, dopo sette mesi, pensare che lo sia appare professione di fede incrollabile. Non c’è prova però nemmeno che sia morta, che sia stata rapita così come non c’è la certezza che non lo sia stata.
Dal 19 luglio dello scorso anno di Iuschra Gazi si sono perse le tracce tra quei boschi dell'Altopiano di Cariadeghe, sopra Serle, dove era in gita con un gruppo di altri piccoli utenti della Fobap. E proprio l'operatrice della struttura cui era affidata è ora indagata dalla Procura.
L'intestazione del fascicolo (originariamente aperto contro ignoti per lesioni colpose) ora vede riportata l'ipotesi di reato di omicidio colposo. Come a dire che per gli inquirenti Iuschra è morta.
2 – LA RAGAZZINA SCOMPARSA NEI BOSCHI LE ACCUSE DEI PM ALL' EDUCATRICE
Mara Rodella per il “Corriere della Sera”
Di lei non si è trovato nulla. Non una scarpa, non un lembo della maglietta gialla a fiori o dei leggings rosa. Niente. Nonostante per rintracciarla sia stato fatto di tutto: l' hanno cercata centinaia di soccorritori, giorno e notte. La piccola Iushra Gazi, origini bengalesi, 12 anni appena, affetta da autismo, è sparita nel nulla, «risucchiata» dall' Altopiano carsico di Cariadeghe - oltre settecento ettari di bosco e una ventina di chilometri di grotte - a Serle in provincia di Brescia, la mattina del 19 luglio scorso, durante una gita organizzata dalla Fobap (Fondazione bresciana assistenza psicodisabili) con due gruppi di ragazzini disabili.
Non erano ancora scoccate le undici: il tempo di preparare il pranzo al sacco sui tavoloni di legno nel prato, poi il gioco, e la «fuga», quella che non concede segnali per tentare di contrastarla. Perché Iushra «adorava correre». Ma al terzo tentativo educatori e volontari non l' hanno riacchiappata più. Svanita, oltre il sentiero sterrato che si intrufola nel bosco. La incrociò il signor Mario, a spasso con il suo cagnolino, certo che «l' avrebbero raggiunta subito». E invece no.
Quasi sette mesi dopo le indagini sono alla svolta. Il fascicolo non è più a carico di ignoti: i sostituti procuratori Donato Greco e Antonio Bassolino hanno iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo - e non più lesioni, non importa se il corpo non è stato recuperato - Roberta Ratti, l' operatrice Fobap alla quale, quella mattina, la bimba era stata affidata. La più esperta, la più preparata.
La prima a inseguire Iushra, salvo accorgersi dopo poche decine di metri che non sarebbe riuscita a raggiungerla e quindi costretta a tornare per chiamare i rinforzi. Troppo tardi. È proprio sulle delicatissime fasi dell' allontanamento della bambina che da sempre si concentrano gli inquirenti, che nei mesi scorsi hanno escluso altre possibili piste (tra le quali il rapimento). Resta da capire se altre persone, ai vertici della Fondazione, possano avere responsabilità nella scomparsa della bambina.
Per questo Roberta Ratti è stata convocata per un interrogatorio in Procura nei prossimi giorni. I pm vogliono ricostruire i passaggi della vicenda ma anche eventuali perplessità che la stessa educatrice avrebbe manifestato a chi sta sopra di lei, vista la problematicità di Iushra, di fronte alla possibilità di portarla a Cariadeghe. Anche se «pur nel dolore che provoca questa terribile vicenda, non ci sentiamo responsabili» commentarono i vertici Fobap mesi dopo l' accaduto, a difesa del lavoro del personale, ancora sotto choc.
«Ha iniziato a guardarmi negli occhi e a correre, sapevo che le piaceva giocare così», raccontò a caldo Roberta. Un tocco di gomito e via di nuovo. «Mi guardava e correva, mi guardava ancora e correva ancora più forte». Fino a quando non è più tornata indietro, Iushra. Ci ha provato, a rincorrerla. Ma niente.
Scansando l' ombra di qualsiasi dubbio nei giorni scorsi dalla Medicina Legale del Civile è arrivata la conferma: le ossa ritrovate alla fine di settembre durante la seconda tranche di ricerche nella frazione di Castello di Serle (là dove un testimone disse di aver incrociato Iushra il giorno dopo la scomparsa), vicino all' argine di un torrente, «non sono umane».
Il signor Liton, padre della piccola, che per giorni e notti è rimasto a Serle con gli occhi puntati sulle vette buie, non si dà pace: «Possibile che non si trovi? Cosa è successo alla mia bambina? Quel giorno l' ho affidata agli operatori Fobap, che avrebbero dovuto proteggerla».
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