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Leonardo Martinelli per “la Stampa”
Correva l'anno 1990. E Madonna imperversava sui palcoscenici di tutto il mondo, con il suo tour Blond Ambition, stretta in bislacchi bustier dalle coppe prominenti. Come dimenticare? Jean-Paul Gaultier, lo stilista che per lei disegnò quegli abiti, non ha mai dimenticato. Eccolo, a 66 anni, in questa Parigi oppressa dall'afa, comunque indaffarato ed entusiasta, a preparare il suo primo musical, Fashion Freak Show, che debutterà alla Folies Bergère il 2 ottobre. Jean-Paul è in vena di ricordi.
Quando scoprì Madonna?
«Ero al Radio City Music Hall di New York, per il primo Mtv Music Award in assoluto. Madonna cantò Like a Virgin : fui sedotto a vita. Ero circondato dalle fan impazzite che si vestivano già allora come lei.
E il primo faccia a faccia?
«Poco tempo dopo, alla fine di un concerto a Parigi. Andai a dirle quanto l' ammiravo. In seguito il mio addetto stampa mi disse che Madonna mi stava cercando, ma io credevo fosse uno scherzo. Finché un giorno ho alzato il telefono. E ho sentito: "Hi Gaultier". Era proprio lei».
L'idea del corsetto con i seni conici è nato con Madonna?
«No, prima, tanto tempo fa. Da bambino avevo un orsacchiotto, si chiamava Nanà.
Avevo appena sei anni: ritagliai due tondi di carta e li misi sul petto di Nanà. Io volevo una bambola, ma i miei genitori non me la concedevano. Creai il primo orsacchiotto transgender».
Nella scoperta del bustier ha avuto un' influenza anche sua nonna
«Avevo nove anni. Lei mi spiegò che certe donne bevevano l'aceto per stringere ancora di più il corsetto, al momento della contrazione dello stomaco. Poi, agli inizi degli anni Ottanta, alcune mie amiche ricominciarono a portare la biancheria intima: volevano essere sexy, ma prima di tutto per loro stesse. Il mio primo abito-bustier l'ho disegnato per la collezione dadaista del 1982».
L'immagine di una donna superpotente?
Jean Paul Gaultier si e? presentato sul palco dei Ce?sar, gli Oscar francesi, in mutande
«Sì, assolutamente. Womens' Lib aveva bruciato il reggiseno ma le mie amiche avevano voglia d' indossarlo di nuovo. Però, facendone un segno della loro forza».
L' ultima volta che lei ha vestito Madonna è stato al Met Gala, in maggio. Molto gotica, perché?
«Lei aveva voglia di nero. Ci siamo anche ispirati alla mia collezione dedicata a Frida Kahlo. E al video che aveva fatto per la canzone Frozen, stupendo, indossando abiti miei».
Che cosa augura alla sua amica Madonna per il compleanno, 60 anni il 16 agosto?
«Le offro in regalo il mio amore, la mia lealtà, il mio eterno rispetto. E solo, solo felicità».
l ultima sfilata pret a porter di jean louis gaultier 7
Lei veste anche Lady Gaga. Sono davvero simili?
«Di Madonna ce n'è una sola. Se uno pensa a qualcosa di nuovo, Madonna l'ha già fatto».
Lei la definisce spesso un «macho».
«Madonna è la più macho di tutti i macho. E mi piace un sacco. Sa esattamente quello che vuole e come arrivarci. Ci dimentichiamo forse quanto abbia fatto nelle lotte contro l'Aids e a favore dei diritti degli omosessuali. Devo confessare che per tre volte l'ho chiesta in sposa. Ma mi ha sempre rifiutato ( ride )».
Ci saranno riferimenti a Madonna anche nel «Fashion Freak Show», il suo musical?
«È la storia della mia vita raccontata attraverso la moda e la musica. Madonna non mancherà».
Lei dice che non sta preparando una vera commedia musicale. E allora cosa sarà?
«Ho scoperto il mondo dello spettacolo con una rivista delle Folies Bergère, che ammirai alla televisione a nove anni. Quanto alla mia vocazione per la moda, nacque dopo aver visto un film, Falbalas , di Jacques Becker, dove Micheline Presle si innamorava di uno stilista, interpretato da Raymond Rouleau. Ecco, con il mio spettacolo metterò insieme questi due universi».
La storia?
«È la mia. Le cose che ho vissuto, viste e rivendicate. Anche quelle che non ho mai raccontato. Tratterò pure temi come la chirurgia estetica e le sue creature. O la fiera delle vanità che sono i social network. Tutto questo mi ha ispirato nuovi abiti che sfileranno per l' occasione. I vestiti raccontano la loro epoca, la femminilità e la mascolinità, le ambiguità, la sessualità, le differenze, le frontiere».
«Fashion freak show» è anche un sogno di gioventù che si realizza?
«Certo, io prima di voler diventare stilista, puntavo al mondo della rivista. Quel magnifico spettacolo alle Folies Bergère che vidi in tv mi segnò a vita. Il giorno dopo, in classe disegnai delle ballerine con le piume. Ma la mia maestra appuntò con una spilla sulla mia schiena quel disegno e mi fece fare il giro della classe. Voleva umiliarmi. E ottenne il risultato contrario».
Perché?
«Per la prima volta i miei compagni mi sorrisero e iniziarono a dirmi: "Gaultier, fammi un disegno". Capii che potevo essere amato attraverso i miei disegni. Ecco, oggi alle Folies Bergère ci vado davvero, con il mio spettacolo. Il cerchio si chiude. Era ora».
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