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Federico Rampini per "La Repubblica"
Le bretelle più famose nella storia del giornalismo ci hanno lasciato. Larry King è morto ieri a Los Angeles all'età di 87 anni. Era stato ricoverato per coronavirus, era un soggetto a rischio dopo un ictus e problemi polmonari che lo avevano colpito nel 2019. King è stato per decenni un'icona della tv mondiale e l'inventore di un "genere" d'intervista così popolare che nessun americano era una vera celebrity finché non veniva consacrato da un invito nel suo studio. Il giorno del suo addio alla Cnn, nell'ultimo show a lui dedicato il 16 dicembre 2010, fra tante star anche Barack Obama aveva registrato un cameo in suo omaggio. King era diventato talmente famoso da essere chiamato a recitare la parte di se stesso in decine di film e serie televisive.
Ma l'ascesa verso la notorietà e la gloria non era stata facile. Larry nasce a Brooklyn in una famiglia povera, i genitori sono ebrei ortodossi immigrati dall'Austria e dalla Bielorussia. Il padre muore quando lui ha nove anni e la famiglia sopravvive grazie ai sussidi del welfare. L'esordio nel giornalismo è la gavetta all'antica: cronista sportivo per una radio locale; poi conduttore di una classica "notte radiofonica" animata dalle telefonate degli ascoltatori.
Quest' ultima formula gli riesce così bene che segna la sua consacrazione nazionale. Tante disavventure personali e una vita a dir poco disordinata - otto matrimoni, due bancarotte provocate dal vizio del gioco, un arresto per frode - non gli impediscono di essere arruolato da Ted Turner agli albori della Cnn nel 1985. La sua prima intervista è con il governatore di New York Mario Cuomo, il padre dell'attuale, Andrew. Per più di un decennio il suo Larry King Live fu il programma più popolare della Cnn, un network che ebbe il suo battesimo di fuoco come "vetrina globale" delle breaking news 24 ore su 24 con il massacro di Piazza Tienanmen nel 1989 e la prima guerra del Golfo nel 1981.
Ma a differenza dei suoi colleghi King non si considerava un vero giornalista. I critici - tanti - lo accusavano di evitare le domande scomode, di non mettere mai a disagio i suoi interlocutori e proprio questo atteggiamento amichevole contribuiva ad allungare la fila delle celebrity che lo corteggiavano per ottenere un invito nel suo studio. Lui non negava lo stile leggero, talvolta frivolo, sempre compiacente: battezzava il proprio programma come "infotainment", a metà strada fra informazione e spettacolo. Il suo declino però non è dovuto alla concorrenza di un giornalismo migliore.
federico rampini foto di bacco (2)
La caduta negli indici d'ascolto negli ultimi suoi anni alla Cnn coincise con l'ascesa di talkshow urlati, militanti e faziosi: da Bill O' Reilly a destra (Fox), a Anderson Cooper (Cnn) e Rachel Maddow (Msnbc) a sinistra. A posteriori si rivaluta proprio quel "salotto della nazione" dove King accoglieva democratici e repubblicani, progressisti e conservatori, senza avere la missione di esaltare o demolire l'ospite di turno. Ma le nuove regole feroci del business televisivo negli ultimi anni hanno privilegiato un giornalismo tribale e King è stato disertato: il suo tentativo di rinascere nell'universo digitale con le tv in streaming (Ora Tv, Hulu) producendo lo show Larry King Now , è stato un fiasco.
Nel declino ha perfino rischiato di compromettersi con il principale canale della propaganda russa, collaborando con Russia Today . King è stato anche un "influencer" ante litteram nell'abbigliamento: le camicie a strisce larghe e soprattutto le bretelle colorate con le fibbie di cuoio hanno inventato un look, imitato da molti soprattutto nel mondo dei media. Non era proprio un precursore. La storia delle bretelle come status symbol culturale in America risale allo scrittore Mark Twain, poi come indumento trasgressivo da hooligan rimbalza in Inghilterra con Arancia meccanica per tornare negli Stati Uniti dove Diane Keaton ne fa un accessorio femminile-femminista.
Ma se le vedete indosso a tanti giornalisti, è tutto merito del grande Larry. Al quale vanno riconosciuti degli "scoop per caso" entrati nella storia: ad esempio l'annuncio in diretta della candidatura indipendente del miliardario protezionista Ross Perot, nel 1992, un precursore di Donald Trump. Giornalista Larry King, scomparso ieri a Los Angeles a 87 anni dopo una lunga carriera televisiva.
federico rampini foto di bacco (2)
FEDERICO RAMPINIFEDERICO RAMPINI
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