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Enrico Franceschini per “la Repubblica”
«Vuole fare domande su Giulio Regeni?». Appena sente che all’altro lato del filo telefonico c’è un giornalista italiano, il funzionario della Oxford Analytica va dritto al punto, sebbene per dire che ha poco da dire. Ufficialmente la compagnia di “analisi e consulenze globali” per cui il giovane ricercatore italiano ha lavorato per più di un anno si limita a rendere noto di avere inviato un messaggio di condoglianze alla sua famiglia e promosso una petizione per chiedere al governo britannico di fare pressioni su quello egiziano affinché indaghi sull’accaduto. Ma poi l’ex-collega di Giulio qualcosa si lascia scappare.
«Sì, Regeni ha lavorato con noi tra il 2013 e il 2014. Preparava il Daily Brief, il rapporto quotidiano che inviamo ai nostri clienti. No, non firmava analisi con il suo nome, perché il rapporto è anonimo. E comunque nemmeno le scriveva, il suo era un contributo tecnico, analisti più senior di lui scrivevano il rapporto».
Il fondatore della Oxford Analytica, David Young, lavorò alla Casa Bianca di Richard Nixon nel team che cercava di tappare la bocca alle “gole profonde” dello scandalo Watergate. Nel consiglio d’amministrazione della società figurano oggi John Negroponte, ex-ambasciatore americano all’Onu e in Iraq, poi vicesegretario di Stato e direttore della National Intelligence; e Colin McCall, un ex-capo dell’Mi6, il servizio di spionaggio britannico.
È possibile che qualcuno in Egitto, scoprendo che Regeni aveva lavorato in un simile ambiente, abbia pensato che fosse in combutta con servizi segreti occidentali? «Lo escludo», dice il funzionario della società. «Non siamo un’agenzia di spionaggio». È vero che ce ne sono tante, a Londra come a Washington, di società composte da ex diplomatici ed ex 007 per fornire analisi geopolitiche a privati e governi di mezzo mondo.
Il New York Times annuncia che gli Usa solleveranno il caso di Giulio Regeni con l Egitto
Ed è normale che un giovane laureato in affari internazionali e scienze politiche facesse esperienza in aziende di questo tipo. Ma al Cairo, per ignoranza, qualcuno potrebbe avere scambiato quella esperienza per qualcosa di più serio? «Senta, qui siamo tutti molto stressati da quello che è successo a Giulio. Era un collega e un amico, gli volevamo bene. Non ho altro da aggiungere». Il Daily Brief dell’Oxford Analytica, probabilmente, in questi giorni parla anche di lui.
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