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PUTIN CI SPIA ANCHE VIA MARE – L'AMMIRAGLIO ENRICO CREDENDINO, CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, RIVELA: “QUASI SEMPRE LE NOSTRE NAVI AL LARGO DELLA LIBIA SONO SEGUITE DA UNA NAVE SPIA RUSSA, SPESSO CAMUFFATA DA PESCHERECCIO, MA IN REALTÀ CARICA DI SENSORI E ANTENNE” – L’ALLARME: “NEL MAR ROSSO SIAMO IN UNA SITUAZIONE DI GUERRA. LE NOSTRE NAVI IN TUTTO HANNO ABBATTUTO 8 DRONI HOUTHI: 3 CON LE ARTIGLIERIE DI BORDO E 5 CON I MISSILI”

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Articolo di Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera”

 

ammiraglio Enrico Credendino

«La scelta del 10 giugno vuole la continuità ideale tra i barchini Mas della Prima guerra mondiale e i droni di ultima generazione nel conflitto russo-ucraino», dice l’ammiraglio Enrico Credendino per spiegare la giornata della Marina militare, che quest’anno coincide anche con la conclusione del tour mondiale della nave scuola Amerigo Vespucci a Genova.

 

«Oggi non possiamo prescindere dalle innovazioni belliche che osserviamo nelle battaglie dell’Ucraina. E vogliamo sottolinearlo ricordando che il 10 giugno 1918 le motosiluranti italiane furono le armi all’avanguardia in grado di affondare la corazzata Santo Stefano, l’ammiraglia austriaca», racconta, insistendo sulla volontà di armonizzare tradizione e rinnovamento. Nato 62 anni fa, Credendino entrò diciottenne all’Accademia navale di Livorno e dal novembre 2021 è capo di stato maggiore della Marina.

 

navi russe nel mar baltico

Tanti alleati affermano che la guerra con la Russia è sempre più possibile. Come si preparano le nostre navi?

«Il mondo è cambiato con l’attacco voluto da Putin contro l’Ucraina tre anni fa. Tra il 2022 e 2023 ci siamo trovati nel Mediterraneo a dover monitorare 15 navi da guerra e tre sommergibili russi, di cui uno balistico. Per lo più facevano base a Tartus, in Siria. E non potevamo ignorare la loro cinquantina di navi nel Mar Nero. Non un pericolo diretto per l’Italia, ma comunque una minaccia seria, che ci ha costretti a mettere in mare le nostre Fremm, le unità antisommergibile. Il gruppo navale Usa che stava in Mediterraneo le esigeva al seguito».

 

I russi oggi mantengono la stessa forza?

NAVI SPIA RUSSE NEL MARE DEL NORD

«No, sono scesi a cinque o sei navi. E il Mar Nero resta chiuso: i turchi bloccano il passaggio alle loro unità da guerra. Mosca inoltre dopo la caduta del regime di Bashar Assad sta trattando con le nuove autorità siriane per l’utilizzo del porto di Tartus e intanto cerca di sfruttare il porto libico di Derna».

 

Dunque conferma la flotta russa in Libia?

«Per noi sarebbe un dramma. Ma stanno ancora provando. Sappiamo che Mosca vorrebbe una base a Derna, anche perché Tartus, pur essendo ampio, non dispone di bacini di carenaggio e dunque le manutenzioni importanti vanno fatte nei porti del Baltico».

 

Cosa cambia?

Enrico Credendino.

«Per quasi trent’anni dopo la fine della Guerra fredda ci eravamo abituati a pensare nei termini delle missioni di pace nel mondo. L’idea di base era comunque che l’Europa fosse al sicuro: ora non più, abbiamo la guerra in casa».

 

Ma avete notato una nuova ostilità da parte russa?

«Apertamente ostili no. Però adesso con tante navi da guerra in un bacino così ristretto e trafficato come il Mediterraneo l’incidente è sempre possibile. Quasi sempre le nostre navi al largo della Libia sono seguite da una nave spia russa, spesso camuffata da peschereccio, ma in realtà carica di sensori e antenne. Diverso è nel Baltico, dove i russi sono presenti in forze. Non dimentichiamo che il Mediterraneo è dominato dalle flotte Nato e tra le flotte regionali quella turca è la più potente».

 

[...]

 

È cambiato qualche cosa con Trump?

navi russe nel mar baltico

«Nessun mutamento. Aggiungo che nel Mar Rosso siamo in una situazione di guerra. Le nostre navi in tutto hanno abbattuto 8 droni Houthi: 3 con le artiglierie di bordo e 5 con i missili».

 

I droni ucraini hanno sconfitto la flotta russa del Mar Nero, non crede che nel futuro ci saranno meno navi da battaglia?

«Le navi russe affondate erano antiquate, impreparate alle sfide tecnologiche poste dai droni. Comunque, nella Nato siamo rimasti tutti sorpresi dalle capacità dei nuovi droni. Ci siamo trovati a utilizzare missili da milioni di euro per abbattere oggetti che costano meno di 50.000 euro: insostenibile.

 

Nelle flotte Nato stiamo studiando il tema. Noi usiamo bene i cannoni con modalità antiaerea con i sistemi d’intercettazione settati. I nostri cannoni della Oto Melara integrati con i radar di controllo Leonardo sono efficienti».

 

I nostri droni marini?

operazione americana contro gli houthi in yemen

«Abbiamo creato un polo a La Spezia per organizzare la guerra sottomarina. Fa da guida il Portogallo, che da due decenni investe nel campo: droni-barchini, aerei e sommergibili. Anche noi stiamo coinvolgendo le industrie nazionali. Lavoriamo su droni d’attacco e per la difesa da quelli nemici.

 

Si sviluppano droni filoguidati con fibre ottiche contro il jamming e droni che volano a sciami per creare coni di cielo protetti. Si studia un sistema di cavi digitali dove transitano le informazioni sensibili anche per intercettare chi naviga nelle vicinanze. I recenti attacchi contro il North Stream nel Baltico e i danni ai cavi sottomarini ci hanno messo in allarme».

 

[...]

 

RIBELLI HOUTHI

Il governo ha concesso la luce verde per far lievitare il budget della Difesa dall’1,4 al 2 per cento del Pil in ottemperanza gli obblighi della Nato. In questo contesto, la Marina vorrebbe passare dagli attuali 28.700 effettivi a 39.000, crede sarà possibile?

«Il mio sogno è avere più personale. Ma sono temi che competono al ministro della Difesa. Io mi limito a ricordare che marine simili alla nostra, quali sono quelle di Francia e Gran Bretagna, contano circa 40.000 effettivi. [...]».

HOUTHI ATTACCANO PETROLIERA GRECA