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Maurizio Stefanini per “Libero quotidiano”
Sembrava la botta di un matto, ma l'uccisione di Shinzo Abe da parte di un uomo furioso per i suoi legami con quella Chiesa dell'Unificazione che avrebbe prosciugato i risparmi della madre sta avendo in Giappone un'onda lunga di cui sono ora effetto le dimissioni del capo della Polizia e una grave crisi di popolarità per il primo ministro e il partito al governo.
Itaru Nakamura ha infatti annunciato in conferenza stampa che si dimetterà da commissario generale dell'Agenzia nazionale di polizia del Giappone, riconoscendo la sua responsabilità per il clamoroso flop della sicurezza durante l'attentato in cui lo scorso 8 luglio è stato ucciso l'ex primo ministro Shinzo Abe.
«Ci sono state falle sia nei piani di sicurezza che nelle valutazioni dei rischi su cui questi erano basati», «la risposta delle forze dell'ordine durante l'attentato è stata insufficiente», ha ammesso. In realtà, non ha ancora specificato quando le dimissioni saranno effettive. Ma riconosce che l'attuale sistema di sicurezza della polizia ha grossi limiti e che l'organizzazione ha bisogno di «un nuovo inizio».
Abe fu ucciso dopo essere stato ferito con due colpi di una bizzarra arma da fuoco fatta in casa mentre stava tenendo un discorso pubblico a Nara, vicino a Kyoto. L'uomo che gli aveva sparato, Tetsuya Yamagami, era stato subito arrestato. I media hanno subito riferito che nel corso degli interrogatori Yamagami aveva detto alla polizia di aver ucciso Abe per via delle sue relazioni con un un gruppo religioso molto influente che a suo dire aveva impoverito la sua famiglia, convincendo sua madre a dare loro tutti i loro risparmi.
Solo dopo un po' fu riferito che si riferiva alla Chiesa dell'unificazione del Reverendo Moon. Ma tutti i commentatori riferivano che era chiara follia, perché la cosa non risultava. Invece il Partito Comunista, all'opposizione, ha poco dopo reso nota una sua indagine da cui tali legami risultavano: non solo con Abe, ma anche con altri esponenti del suo Partito Liberale Democratico.
Il primo ministro Fumio Kishima, che pure ha criticato duramente Nakamura, prima ha detto che legami «organizzativi» tra partito e chiesa non ci sono; poi li ha in pratica ammessi, esortando i membri specie più anziani del partito a troncare i loro legami con i Moonies «in futuro»; ha però negato che l'organizzazione avesse influenzato la politica del governo; poi il 10 agosto ha fatto un rimpasto di governo, rimuovendo ministri considerati legati ai Moonies.
Sull'onda dell'emozione per il delitto il Partito Liberale Democratico aveva avuto un grande successo nelle elezioni che si erano tenute subito dopo, ma con le rivelazioni in molti si sono anche messi a criticare l'impiego di denaro pubblico per il funerale di Stato di Abe, e la popolarità dello stesso Kishida è crollata di 16 punti in appena tre settimane, dal 52% al 36. Il livello più basso da quando l'anno scorso si è insediato nella carica.
Secondo i sondaggi, l'87% degli intervistati ritiene che il rapporto tra l'Ldp e la chiesa sia «estremamente» o «piuttosto» problematico. Il segretario capo del gabinetto, Hirokazu Matsuno, ha detto ai giornalisti: «dovremmo prestare sufficiente attenzione alle relazioni con le organizzazioni che sono state oggetto di critiche nella società e affrontare le preoccupazioni delle persone».
Il segretario generale del partito Toshimitsu Motegi ha suggerito che un nuovo codice di condotta richiederebbe ai membri di porre fine alla loro relazione con i Moonies. «Sembra però che almeno cinque membri dell'attuale gabinetto abbiano legami con l'organizzazione, compresi i ministri della salute e degli affari interni, insieme a dozzine di altri alti funzionari.
L'agenzia di stampa Kyodo ha rivelato che 106 dei 712 legislatori giapponesi hanno avuto qualche legame con il gruppo. Quasi l'80% appartiene al Partito Liberale Democratico.
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