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Pa.Ru. per "la Stampa"
I No Vax non facciano finta di non capire: la nuova pillola antivirale dell'americana Merck, che da ieri ha imboccato all'Ema la corsia preferenziale dell'approvazione tramite rolling review, non è e non sarà mai un'alternativa al vaccino, che resta l'unica vera arma di contrasto al Covid. Il farmaco è piuttosto uno strumento in più per fronteggiare la malattia nei pazienti particolarmente a rischio, riducendo del 50% il rischio di ospedalizzazione o morte.
Senza dover correre in ospedale sperando in una flebo di monoclonali. Il farmaco va infatti assunto a casa, alla comparsa dei primi sintomi di Covid, per cinque giorni due volte al giorno. Con dieci pillole in totale si è mostrato altamente efficace nel ridurre i rischi di ricovero e di morte, e sembra funzionare anche contro le varianti gamma, delta e mu.
Secondo l'immunologo Usa Anthony Fauci, che ha visto i dati sottopostigli dall'azienda, i risultati «sono impressionanti, ma la cosa migliore resta non contagiarsi». Anche perché, come già accade per le terapie monoclonali, non è facile rispettare le modalità di somministrazione che garantiscono l'efficacia della pillola, ossia individuare tempestivamente i primi sintomi, sperando che questi non siano da subito espressione di una forma già grave di malattia. Come a volte accade proprio nelle persone più fragili, alle quali è rivolto il «molnupiravir», l'antivirale prodotto dalla multinazionale Merck in collaborazione con la Ridgeback Biotherapeutics.
Per combattere il Covid il farmaco imita due elementi dell'Rna, la citosina o l'uracile, che inducono delle mutazioni nel genoma virale e ne interrompono la replicazione, uccidendo il virus. L'antivirale agisce in modo mirato, ingannando il virus ma non le cellule umane, che quindi non vengono intaccate dal trattamento. Con l'avvio della rolling review, che consente di valutare i dati delle sperimentazioni mano a mano che vengono prodotti senza attendere la chiusura del dossier, se non ci saranno intoppi l'ok dell'Ema potrebbe arrivare nell'arco di due, massimo tre mesi.
La Merck si sente sicura di portare a casa l'approvazione, tanto che ha già avviato a proprio rischio la produzione di 10 milioni di trattamenti completi entro fine anno e altrettanti nel 2022. L'azienda ha però già annunciato la stipula di accordi di licenza volontaria con produttori di farmaci generici indiani per accelerare la disponibilità di «molnupiravir» in più di 100 Paesi a basso e medio reddito.
Il costo pieno dell'antivirale non è cosa da poco, 700 dollari per un trattamento completo, ma sempre molto meno dei 2.100 che servono per i monoclonali o dei 3.100 del remdesivir. Gli Usa intanto si sono prenotati qualcosa come 1,7 miliardi di dosi al prezzo di 1,2 miliardi di euro.
L'Ue dal canto suo «sta valutando se ci sia bisogno di concludere un contratto di acquisto congiunto, prendendo in considerazione tutta una serie di elementi, come la situazione epidemiologica», ha rivelato il portavoce della commissione per la salute, Stefan de Keersmaecker. Un'operazione fac simile a quella che ha già portato all'acquisto e distribuzione in quota parte dei vaccini anti-Covid a prezzi calmierati.
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