morte di nasrallah

CHI PRENDERA’ IL POSTO DELL’“IMPRENDIBILE” NASRALLAH? – IL CAPO DEL “PARTITO DI DIO” DAL 2006 VIVEVA IN UN BUNKER, GUARDATO A VISTA DA UNA GUARDIA FORMATA DA FEDELISSIMI, INSEGUITO DA UN DESTINO DI “MARTIRIO” – QUIRICO: “HA TRASFORMATO HEZBOLLAH DA MILIZIA IN PARTITO, ENTRATO NEL LABIRINTO DELLA POLITICA DI BEIRUT HA RIBADITO DI NON VOLERE UNO STATO TEOCRATICO COME L’IRAN” – E ORA CHI PRENDERÀ IL POTERE NEL MOVIMENTO FINANZIATO DA TEHERAN? “IL FOGLIO”: “NASRALLAH GESTIVA LA GUERRA CONTRO ISRAELE CON UN NUMERO RISTRETTO DI PERSONE. LA STRUTTURA DEL GRUPPO SCIITA È RIGIDA, PIRAMIDALE. HEZBOLLAH HA UN VERTICE FORTE, SE VIENE ELIMINATO UN SUO COMANDANTE, LA STRUTTURA DI COMANDO FA FATICA A RIPARTIRE…

1. LE SETTE VITE DI HASSAN NASRALLAH

Estratto dell’articolo di Domenico Quirico per “La Stampa”

 

MANIFESTAZIONI PER NASRALLAH IN LIBANO

[…] . Nasrallah è il nostro tempo: tabula rasa, bombe umane, il bazar impazzito delle identità, gli spettri di un futuro abolito, odore di apocalisse. I miei carcerieri in Siria, jihadisti sunniti, quando appariva alla televisione, lui l’alleato micidiale di Bashar, esplodevano in maledizioni furibonde, sputavano verso lo schermo in segno di odio: ma era l’unico di cui avevano davvero profondamente paura.

 

Nel bunker di Beirut, ieri, mentre la terra sembrava gonfiarsi sotto le esplosioni e la morte mai gli era stata così vicina («Io e Israele abbiamo una lunga storia di vendette... ») deve aver riavvolto quel filo e ripensato a quell’incontro, a Najaf, la città dei santi sciiti. Aveva allora diciotto anni; lo presentarono a un uomo anziano avvolto da spessi panni neri, era un esule braccato da un re potente che disponeva di eserciti polizia petrolio, ma era davanti ai suoi occhi terribili che si inchinavano tremando milioni di sciiti: il santo di Qom mormoravano.

 

post dell esercito israeliano sulla morte di nasrallah

Nasrallah era uno studente di un collegio islamico, lo frequentava perché un famoso teologo libanese era rimasto affascinato dal fervore con cui un ragazzino malvestito figlio di un fornaio povero della bidonville di Beirut leggeva i ponderosi libri della fede. Quell’uomo era Khomeini. [...] Il ragazzo libanese non avrebbe più dimenticato quegli attimi, la sua vita era stata assorbita da quello sguardo: «Con lui il tempo e lo spazio diventavano immateriali».

 

Adesso nel bunker dove la leggenda dell’imprendibile e la caccia di Israele sembravano scrivere l’ultimo capitolo, capiva che le sconfitte quando la sorte muta sono come il fulmine incominciano con l’accecare e ci vuole un po’ di tempo prima di rendersene conto. Che valore aveva allora il rimpianto per non essere diventato come l’ayatollah Khomeini, o ancor di più, come non aveva neppure osato confessarlo, “mayaa” guida suprema per milioni di credenti. Come un altro dei grandi incontrati a Najaf, al Sistani.

 

ali khamenei hassan nasrallah

Era rimasto “sua eminenza” Nasrallah, l’aristocrazia religiosa non l’aveva mai adottato. Ma chi era il vero signore del Libano, senza aver mai ricoperto neppure una carica ufficiale? Lui, il capo guida padrone del partito di dio e di un esercito che poteva sconfiggere Israele.

 

Che fosse costretto a vivere da decenni nascosto, guardato a vista da una guardia formata da fedelissimi con divise nere e grigie, che le sue apparizioni fossero improvvise e parlasse dietro un vetro antiproiettile, che la stessa vita da recluso fosse il peso imposto anche ai suoi otto fratelli alla moglie e ai figli di cui non si conosceva nemmeno il volto, beh questo era il peso del potere e della lotta.

hassan nasrallah piange 4

 

E poi c’era un’altra data, anno 1997, un luogo a Sud vicino alla frontiera con Israele, un ragazzo di diciotto anni, una imboscata che finisce male, i soldati reagiscono, quel ragazzo che si chiamava Hadi resta a terra, la sabbia assorbe lenta e pietosa il suo sangue. Era il figlio che più amava. Quel giorno non cancellò neppure uno degli impegni che aveva in programma: «Sono fiero di essere anche io il padre di un martire... ». [...]

 

E poi gli anni della guerra civile dall’82 all’85, strage quotidiana di innocenti divenuti bersagli di una guerra insensata. E gli attentati memorabili, i 58 soldati francesi e i 240 marines americani fatti saltare in aria. «Un debito di sangue che hezbollah dovrà prima o poi pagare» giurarono gli americani.

 

[...]

 

HASSAN NASRALLAH

Senza l’Iran sarebbe rimasto il capo di un piccolo gruppo terroristico, sono i milioni di dollari le armi i Guardiani della rivoluzione mandati da Teheran che sogna la mezzaluna sciita dal Mediterraneo al Golfo persico che l’hanno reso il capo di un esercito che nel 2000 costringe Israele a ritirarsi dopo ventidue anni di occupazione del Sud portandosi dietro novecento morti. Il “liberatore del Libano” parla a un milione di libanesi in delirio. E poi nel 2004 lo scambio che sembra impossibile: tre soldati israeliani morti e un colonnello scambiati con trenta libanesi e quattrocento prigionieri palestinesi.

 

Nasrallah trasforma Hezbollah da milizia in partito, entra nel labirinto della politica di Beirut da protagonista ma ribadisce che non vuole uno Stato teocratico come l’Iran: non ci sono le condizioni. Il 7 ottobre lo costringe a venire allo scoperto. Deve applicare la strategia di Teheran, subire gli attacchi, non imbastire vendette clamorose che offrano a Netanyahu la motivazione per invadere, e reagire usurando Israele con la pioggia di razzi che trasformano la Galilea in un deserto vuoto e centomila israeliani in profughi: la attesa è già la punizione…

 

2. MORTO UN LEADER DI HEZBOLLAH NON SE NE FA UN ALTRO

Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “Il Foglio” del 24 settembre 2024

    

MANIFESTAZIONI PER NASRALLAH IN LIBANO

Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, gestisce la guerra contro Israele con un numero ristretto di persone. La struttura del gruppo sciita è rigida, piramidale. Nasrallah, per quanto viva in un bunker dal 2006 per paura di essere rintracciato ed eliminato dall’intelligence israeliana, è l’unico capo del gruppo armato dall’Iran, e non ne ammette altri. Ha però dei collaboratori molto stretti, che conoscono i suoi piani, sanno come muoversi, hanno un’idea anche sul come realizzarli.

 

Non si circonda di molte persone, anche perché vuole che il suo nascondiglio rimanga segreto e gestisce Hezbollah come se fosse un’agenzia di intelligence. Lui è il leader, e sotto di lui c’è un consiglio di stato maggiore che prende il nome di Consiglio del jihad. Finora gli attacchi di Israele contro i funzionari di Hezbollah sono stati mirati a restringere la cerchia di persone che sa come fare la guerra.

 

HASSAN NASRALLAH

Si tratta dei consiglieri di Nasrallah, i suoi confidenti e strateghi, gli addestratori migliori, i conoscitori di tutte le mosse di Hezbollah, degli spostamenti delle armi e delle missioni delle sue unità di élite chiamate Radwan, costituite con l’intento di penetrare nel territorio dello stato ebraico. [...]

 

La catena delle eliminazioni dei ranghi di Hezbollah era iniziata dopo i primi attacchi contro Israele, ma la prima uccisione di peso è stata quella di Fuad Shukr, consigliere militare, responsabile dei trasferimenti di armi, ucciso il giorno prima  che Israele, senza ammetterne la responsabilità, uccidesse a Teheran anche uno dei leader di Hamas, Ismail Haniyeh. [...]

 

MANIFESTAZIONI PER NASRALLAH IN LIBANO

Secondo le valutazioni di intelligence, non sono molti gli uomini dello stato maggiore che rimangono in vita: Mohammed Haidar, responsabile del coordinamento con le milizie sciite in Iraq e in Siria e con gli houthi nello Yemen; Talal Hamia, capo dell’Unità 910 che si occupa delle operazioni di Hezbollah all’estero e Hashem Safi al Din, che del Consiglio del jihad è il capo e sarebbe stato designato da Nasrallah come suo successore.

 

La struttura di Hezbollah è molto diversa da quella di Hamas, il gruppo della Striscia di Gaza ha vari leader, spesso in conflitto tra loro, ha un’organizzazione meno verticale che prende le decisioni in base al consenso, ha un modo di condividere informazioni spesso meno segreto, per questo eliminare un suo leader ha un impatto simbolico, ma è meno potente dal punto di vista organizzativo del gruppo.

 

HASSAN NASRALLAH

Hezbollah ha un vertice forte, se viene eliminato un suo comandante, la struttura di comando fa fatica a ripartire: non è una coda di lucertola, come Hamas, non si ricostituisce in fretta.

HASSAN NASRALLAH