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Mario Bernardi Guardi per "Libero quotidiano"
virginia verasis, contessa di castiglione
«Io sono io» amava dire Virginia Verasis, contessa di Castiglione. Bella, anzi bellissima. Ma tutt' altro che impossibile, visto che ebbe una cinquantina di amanti. Tra cui un re, Vittorio Emanuele II di Savoia, un imperatore, Napoleone III Bonaparte, il bel diplomatico Costantino Nigra, ministri, banchieri, giornalisti. Tutti affascinati da quella "seduttrice seriale" (così la definisce Benedetta Craveri nella bella biografia La contessa. Virginia Verasis di Castiglione, Adelphi, pp. 452, euro 24).
la contessa. virginia verasis di castiglione benedetta craveri
Disposta a tutto per raggiungere i suoi scopi, infrangeva i cuori e incendiava i sensi. Altera ed algida, per decenni signoreggiò di corte in corte, spesso ostentando un sovrano disdegno per quelli che spasimavano per lei. Fino a un vero e proprio delirio di onnipotenza che diventò cupa depressione quando la sua immagine cominciò a incrinarsi e prese il via una inarrestabile decadenza.
ANTESIGNANA Ma prima di allora la buona stella aveva sfolgorato alla grande e più che mai brillò quando il cugino Camillo Benso di Cavour la convinse, senza far troppa fatica, a portarsi a letto l'Imperatore Napoleone III. Per una buona causa, è ovvio: quella col contrassegno sabaudo, che prevedeva la lotta all'Austria e l'indipendenza della Lombardia e del Veneto. Anche l'Unità d'Italia? Bè, il Porco Re (così Virginia chiamava il Savoia, visti i suoi irrefrenabili appetiti sessuali) e il conte di Cavour non ci pensavano ancora: ma forse lei, sì, perché era una buona patriota e ci teneva ad essere ammirata anche per la sua intelligenza politica.
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Del resto, ne darà prova anche in seguito, nel 1870, quando, dopo la "breccia di Porta Pia", attiverà amicizie e arti diplomatiche per evitare che il Papa Pio IX, sdegnato dell'affronto sabaudo, abbandonasse Roma. Difficile, di fronte a una personalità del genere, bilanciare luci ed ombre. Meglio, come ha fatto Benedetta Craveri, disegnare il profilo di una donna che, a metà Ottocento, «prefigurò le celebrità da rotocalco ..., interpretando tutti i ruoli del repertorio teatrale (...) e dosando con sapienza le sue performance».
Una Diva, in anticipo sui tempi, che, tra l'altro, intuì la potenza espressiva della fotografia, affidando la propria bellezza a un gran numero di ritratti. Mentre, come segnala la Craveri, svariati documenti inediti conservati in archivi italiani e francesi, consentono di ricostruire la sua personalità e la sua vita. Insieme alla ricca corrispondenza, che, all'insegna della più spregiudicata schiettezza, ebbe con un vecchio amico di famiglia, il principe Giuseppe Poniatovski, uomo politico del Secondo Impero. E anche a lui - pur chiamandolo "il Vecio"non avrebbe negato i suoi favori. Ma, come si è detto, li concesse a tanti, da sapiente ammaliatrice che irretiva con la sua sensualità ma restava sempre padrona di sé.
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I GENITORI Nata nella Firenze granducale, "la città più gaia d'Italia", il 22 marzo 1837, Virginia era figlia di Filippo Oldoini, spezzino, diplomatico sabaudo, e di Isabella Lamporecchi, di agiata e onorata famiglia. Dunque, educazione e frequentazioni di ottimo livello. Ma mentre al babbo Virginia vuole un gran bene (in seguito, quando stringerà legami con politici e governanti, cercherà in ogni modo di favorire la sua carriera), lo stesso non può dirsi per mamma. Isabella ha "voglia di tenerezza", ma la figlia con lei non si confida punto, o molto poco.
E sarà così anche in seguito quando il matrimonio di Virginia, andata sposa a diciassette anni, naufragherà miseramente. E sì che suo marito, il conte torinese Francesco Verasis di Castiglione, diplomatico sabaudo, aveva e avrà sempre per lei una vera e propria devozione, e si ingegnerà in ogni modo per salvare il decoro familiare. Niente da fare. Virginia che, già nel 1855, tre mesi dopo avergli dato un figlio, Giorgio, gli ha messo le corna, lo umilia con la sua indifferenza e quando la coppia si trasferisce a Torino lei fa quel che le pare.
Non ha nessuna voglia di essere una sposa e una madre "esemplare". Del resto, il povero conte, non si avvede delle corna o finge di non vederle. E i genitori non hanno voce in capitolo di fronte a quella figlia che sfugge a ogni controllo. E che dunque accetterà di buon grado il ruolo di seduttrice dell'Imperatore Napoleone III, l'unico che può favorire le ambizioni "italiane" del "Porco Re" e di Camillo di Cavour. Una volta in Francia, su "mandato" istituzionale, Virginia, un ballo a corte dopo l'altro, sfolgora per la sua bellezza.
Così, lo sciupafemmine Napoleone, ammaliato, e ovviamente facendo il calcolo dei propri interessi "europei", un passo dopo l'altro si consacra alla causa risorgimentale. Per la scostumata Virginia ci saranno alti e bassi, tonfi e trionfi. In ogni caso, avrà il suo bel posto nella Storia e nell'"immaginario" tricolore.
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