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Danilo Taino per il “Corriere della Sera”
Come c’era da aspettarsi, sulla vicenda dei due marò l’India accetta la sfida italiana dell’arbitrato e conferma che combatterà. La notizia di ieri è che partirà da lontano e utilizzerà tutti gli strumenti a disposizione per mantenere la giurisdizione sul caso, cioè per processare Salvatore Girone e Massimiliano Latorre a Delhi. Il quotidiano Economic Times ha diffuso la notizia secondo la quale il ministero degli Interni indiano ha chiesto a quello degli Esteri di impugnare la richiesta di arbitrato presentata da Roma alla Corte permanente dell’Aia.
L’Italia — secondo Delhi — avrebbe «abusato del processo legale» in corso davanti alla Corte Suprema, si sarebbe rivolta all’Aia senza avere prima esaurito i procedimenti legali disponibili in India. L’obiettivo indiano è che l’arbitrato venga escluso sulla base delle procedure preliminari della Convenzione sulla legge del mare delle Nazioni Unite (Unclos). Chiede cioè che non venga preso in considerazione, che la richiesta italiana sia respinta.
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Il passo sembra poco consistente, nel merito. Il caso è aperto dal febbraio 2012 e, dopo quasi tre anni e mezzo, in India non sono nemmeno stati formulati i capi di accusa. Si è passati di rinvio in rinvio. Inoltre, Roma ha avanzato una proposta di soluzione diplomatica alla quale Delhi non ha dato risposta. Elementi che fanno pensare a una buona solidità della posizione italiana in questo passaggio.
È però evidente che il governo guidato da Narendra Modi — con il quale nei mesi scorsi l’esecutivo italiano ha cercato, senza successo, un accordo per la via dei servizi di intelligence — intende dare battaglia. Ieri, ha anche fatto sapere di avere già pronta la linea da tenere nel caso che l’arbitrato venga ammesso dalla Corte dell’Aia.
Il contenzioso è dunque aperto. Se a un certo punto le diplomazie dei due Paesi possano entrare ancora in campo per cercare un accordo sarà da vedere. Di certo, potrebbero esserci all’orizzonte scontri forti: qualsiasi cosa succeda a Delhi, l’Italia dovrà tenere i nervi saldi. Può stare certa che l’India lo farà.
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