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Niccolò Zancan per "la Stampa"
Sette giorni dopo il massacro, Abdeslam Salah è ancora in fuga. Ieri mattina l' hanno segnalato davanti all' università di Anderlecht, a cinque chilometri da Bruxelles. Poi sembrava ricomparso in Francia, mentre faceva la spesa all' Auchan di Nancy.
Decine di segnalazioni a un numero verde istituito apposta, la foto segnaletica distribuita ovunque, un mandato di cattura internazionale, procure, polizie e servizi segreti al lavoro, ma non si trova.
Eppure, gli investigatori francesi dicono che la fuga dell' ottavo terrorista entrato in azione il 13 novembre 2015 non era nei piani. Non è una fuga organizzata. Nulla lo fa pensare.
«Forse Abdeslam Salah si è fatto prendere dal panico, disgustato da quello in cui era stato coinvolto. Forse non ha funzionato la cintura esplosiva, quando ha cercato di azionarla». Il risultato è che una fonte investigativa citata dal quotidiano britannico «The Independent» sostiene che adesso sarebbe ricercato anche dall' Isis. Ricercato per vigliaccheria. Perché lui, a differenza del fratello Ibrahim, non è si è fatto saltare in aria.
«Venitemi a prendere»
I fratelli Abdeslam erano nel commando dei locali. Non allo stadio, non al Bataclan. Erano quelli armati di mitra in Boulevard Voltaire. Alle 21,36 sparavano per strada e sulla gente seduta nei dehors dei café, fra i tavolini del ristorante La belle Équipe: ventinove vittime.
Dell' uomo più ricercato del mondo, si sanno alcune cose con certezza. È intestato a suo nome il contratto di noleggio della Seat Leon con targa belga ritrovata a Montreuil, con tre kalashnikov sui sedili. È a suo nome il contratto di un appartamento affittato per una settimana a Bobigny, così come quello di due stanze del residence Apart City Paris di Altfortville: i due covi serviti per preparare la strage.
Si sa che nella notte del 13 novembre, vagando non lontano dalla zona del massacro, ha telefonato in Belgio per farsi venire a prendere: «Sono in difficoltà. Pago benzina e viaggio». Sono arrivati in due a bordo di una Golf nera. Quell' auto viene fermata alla frontiera francese in direzione Bruxelles. Anche il nome di Abdeslam Salah viene controllato al terminale, ma dopo un consulto di dieci minuti, gli viene restituito il documento.
Gli agenti lo fanno passare. Peggio di così non poteva andare. Difficile immaginare una situazione tanto imbarazzante e pericolosa. Anche perché, secondo diversi testimoni, il commando dei locali era composto da tre persone. E dunque, i fuggitivi potrebbero essere due. E di quest' ultimo non si conosce nemmeno il nome.
Abdeslam Salah è cresciuto a Molenbeek, il quartiere alla periferia di Bruxelles al centro di moltissime inchieste dell' antiterrorismo. La sua famiglia è di origini marocchine. Il padre gestiva un negozio di abbigliamento, ceduto alcuni anni fa.
la polizia francese e sulle tracce di salah abdeslam
Quanto a lui, ha lavorato brevemente come meccanico degli autobus comunali. Poi ha aiutato il fratello Brahim dietro un bancone di un bar che si chiama «Les Beguines Caffè», proprio a Molenbeek.
Il fratello Brahim era noto per la sua radicalizzazione, contrassegnato dalla polizia con la lettera «S» dei fondamentalisti potenzialmente pericolosi. Lui, invece, era ritenuto un balordo con problemi di droga. Nessuno lo sta trovando. Nella famiglia Salah c' è un terzo fratello, è un impiegato comunale e si chiama Mohamed: «Voglio dire a Salah di arrendersi, in modo che la polizia possa ricostruire tutto quello che è successo».
Kamikaze entrati in Grecia
Finora queste parole non hanno sortito effetto. Secondo il quotidiano «El Mundo», Abdeslam Salah adesso si nasconderebbe sotto falso nome: Yassine Baghli. Anche il look sarebbe stravolto, occhiali da nerd e parrucca.
E mentre tutti gli danno la caccia, arrivano segnalazioni dei suoi passaggi in Europa nei mesi scorsi. Era con un amico al porto di Bari il 5 luglio, dove si è imbarcato su un traghetto per la Grecia. Forse è stato visto a Padova alcuni giorni più tardi.
Ad ottobre ha frequentato alcuni locali gay di Bruxelles, probabilmente per cercare di rubare delle carte di identità. E poi, l' ultima novità: due settimane fa è stato fermato in Catalogna, a Figueras, ubriaco fradicio alla guida.
Ora gli investigatori spagnoli stanno cercando di capire se il suo passaggio sia da collegare all' arresto di un ragazzo di 19 anni, sospettato di terrorismo internazionale. Insomma, il quadro è desolante.
Una settimana dopo l' attacco al cuore dell' Europa, restano molte domande. Ieri è stato identificato il secondo kamikaze dello Stade De France. Le sue impronte erano state controllate in Grecia il 3 ottobre. Non era un profugo. Non era un siriano. Ma è la terza persona coinvolta nel massacro che ha usato la rotta dei rifugiati per entrare in Europa.
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