hacker cinese xu zewei arrestato a malpensa

L’ITALIA È FINITA IN MEZZO ALLA GUERRA DELLE SPIE TRA CINA E USA – GLI AVVOCATI DELL’HACKER CINESE XU ZEWEI, ARRESTATO IL 3 LUGLIO A MALPENSA SU MANDATO AMERICANO, SI OPPONGONO ALLA RICHIESTA DI ESTRADIZIONE NEGLI STATI UNITI PERCHÉ “È EVIDENTE CHE LA SOSTANZA DELLA CONTESTAZIONE SIA SPIONAGGIO INTERNAZIONALE, REATO DI NATURA POLITICA”. E LA LEGGE ITALIANA STABILISCE CHE “NON PUÒ ESSERE CONCESSA L’ESTRADIZIONE PER UN REATO POLITICO”. ORA I GIUDICI DI MILANO I DOVRANNO DECIDERE COSA FARE – ZEWEI È FORMALMENTE ACCUSATO DAGLI USA DI “REATI COMUNI”: ASSOCIAZIONE A DELINQUERE, ACCESSO ABUSIVO A SISTEMA INFORMATICO…

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Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”

 

Zewei Xu

Prima di, e per poter decidere se accettare o meno la domanda degli Stati Uniti di estradare il 33enne cittadino cinese Xu Zewei arrestato il 3 luglio a Malpensa su mandato americano, stamattina i giudici milanesi dovranno prima sciogliere una questione diplomaticamente non poco sdrucciolevole: e cioè se la sua difesa abbia ragione o ha torto nel sostenere che gli Usa stiano ammantando un reato politico delle vesti di reati comuni quali associazione a delinquere, accesso abusivo a sistema informatico, furto di identità.

 

hacker cinesi cina

L’articolo 698 del codice di procedura stabilisce che «non può essere concessa l’estradizione per un reato politico», nozione in cui in teoria rientra pure un reato che, pur conservando la propria veste comune, sia stato determinato, anche solo in parte, da finalità politiche o si collochi in un contesto di conflitto politico o internazionale.

 

Il cinese Xu è accusato dagli Usa di aver nel 2020–2021 partecipato a ripetute attività di intrusione informatica, su incarico del ministero della Sicurezza cinese attraverso il servizio segreto Shanghai State Security Bureau, per carpire da università, studi legali e istituti di ricerca americani dati su vaccini e terapie per il Covid. Le imputazioni sono quindi reati comuni.

 

Zewei Xu

Ma i difensori di Xu [...] propugnano la matrice politica del «tono marcatamente epico» con cui «descriveva l’arresto come risultato di anni di paziente attesa da parte degli Stati Uniti per stanare agenti segreti cinesi tra cui Xu, le cui condotte sarebbero un attacco diretto alla sicurezza nazionale».

 

Per la difesa, insomma, «è evidente che la sostanza della contestazione sia spionaggio internazionale, reato di natura eminentemente politica»; ma «è altrettanto evidente che le autorità Usa evitano di contestarlo soltanto perché il nostro ordinamento e il trattato bilaterale Usa-Italia vietano in modo assoluto l’estradizione per reati politici» [...]

 

Il cinese, peraltro, documenta che nel 2020–2021 non lavorava più già da tempo nella società dai cui computer avrebbe lanciato gli hackeraggi imputatigli: «Non si comprende come si sia arrivati alla sua identificazione in assenza di dati sull’effettivo utilizzatore di account di posta elettronica, username, Ip, verbali di perquisizione, atti del provider.

 

spionaggio cinese

E appare francamente poco plausibile che una “spia internazionale” abbia fatto cyber-spionaggio utilizzando un account personale con tanto di nome proprio».

 

Valuterà da oggi la V sezione della Corte d’Appello, dove la difesa premette la doglianza sulla mancata traduzione in cinese almeno degli atti principali inviati dagli americani a sostegno dell’estradizione, tutti solo in inglese o italiano, «incomprensibili per Xu che parla appena un inglese elementare».

 

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