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James Hansen per “Italia Oggi”
Per quanto l'onda d'urto del fenomeno sembri scemata rispetto a qualche anno fa, secondo la stampa del settore l'Italia resta il paese più tatuato del mondo, con il 48% della popolazione «marchiato». La Penisola è seguita nell'ordine dalla Svezia (47%) e dagli Stati Uniti (46%).
C'è però un interessante distinguo: mentre gli italiani per lo più portano un unico disegno, gli svedesi e gli americani preferiscono abbondare. Non solo la maggioranza dei tatuati nei due paesi ha più di un disegno tracciato sulla pelle, la media è addirittura di quattro tatuaggi.
È probabile che il fenomeno sia in qualche modo «auto-limitante». Se da una parte il tatuaggio è un segnale di appartenenza - in genere a un gruppo d'età o a un'identità culturale - dall'altra è sempre più importante che il tatuaggio si distingua per l'unicità.
Sono lontani i giorni in cui era possibile cavarsela con una semplice farfalla o un delfino. Le mode intercorse - i cosiddetti «tribal», i teschi, i braccialetti, gli arcobaleni, i personaggi Disney e così via - restano sulla pelle e diventano, col passare degli anni, reperti di una sorta di archeologia personale. Gli anziani sono restii a tatuarsi non soltanto perché quando loro erano giovani solo i balordi si tatuavano, ma anche perché hanno vissuto abbastanza a lungo per sapere che col tempo le circostanze della vita cambiano.
L'unica difesa rispetto all'invecchiamento del tatuaggio è l'originalità, ma qui subentra la legge dei grandi numeri. Il 48% della popolazione italiana equivale a quasi 29 milioni di persone. In pratica, le idee «buone» sono già state sfruttate. Gli spazi del corpo sono quelli che sono, i simboli più accattivanti anche. Si è perfino arrivati a tatuare la pianta del piede - un procedimento particolarmente doloroso - e pure la parte sottostante dell'alluce. Interessante, originale, ma nella maggior parte dei casi non visibile…
Ora è possibile che la scienza possa fornire una soluzione, o almeno allargare la rosa delle possibilità. Un'équipe di ricercatori dell'Istituto italiano di Tecnologia di Genova e dell'University College di Londra ha annunciato lo sviluppo di una sorta di tatuaggio luminoso che brilla di luce propria sulla pelle e che dovrebbe essere anche programmabile.
Si tratta di piccoli e sottilissimi schermi Oled che vengono fabbricati su carta per tatuaggi temporanei per essere poi trasferiti su una nuova superficie premendoci sopra e tamponandoli con l'acqua. Certo, resta il problema di dove tenere la pila, ma è sicuramente un passo avanti…
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