federica pellegrini valentino rossi

L’ONTA LUNGA DEL COVID - GRAMELLINI: “ABBIAMO RACCONTATO IL COVID COME UN GIUDIZIO DIVINO, CHE, ALMENO TRA I FAMOSI, COLPIVA IN PREVALENZA GLI SBRUFFONI, PER CUI CHIUNQUE LO PRENDE SI SENTE IN DOVERE DI PROTESTARE LA PROPRIA INNOCENZA. IL MALATO TEME DI PASSARE PER TRADITORE E PER POTENZIALE UNTORE, E MENTRE IN QUALUNQUE ALTRA MALATTIA STAREBBE IN PENA IN SÉ, IN QUESTA FINISCE PER ESSERE QUASI PIÙ PREOCCUPATO DA QUELLO CHE PENSERANNO GLI ALTRI…”

Massimo Gramellini per il "Corriere della Sera"

 

federica pellegrini

Federica Pellegrini non riesce a capacitarsi che le sia toccato proprio adesso, Mariastella Gelmini giura di essere stata «superattenta», Valentino Rossi ci tiene a far sapere di avere fatto del suo meglio per rispettare le precauzioni. Non si era mai visto un paziente giustificarsi e chiedere quasi scusa per essersi ammalato, ma il Covid non è una malattia come le altre.

 

Lo abbiamo raccontato come un giudizio divino, che, almeno tra i famosi, colpiva in prevalenza gli sbruffoni, per cui chiunque lo prende si sente in dovere di protestare la propria innocenza. Il malato teme di passare per traditore e per potenziale untore, e mentre in qualunque altra malattia starebbe in pena in sé, in questa finisce per essere quasi più preoccupato da quello che penseranno gli altri. I vip della politica e dello spettacolo hanno paura di apparire disattenti e strafottenti, gli sportivi si sentono offesi in quella che è la loro attrezzatura di lavoro, il corpo.

federica pellegrini valentino rossi

 

Ma su tutti, famosi e non, sportivi e non, aleggia la sensazione di una punizione divina e di un giudizio sociale che non hanno ragione di esistere, se non nelle ossessioni dei terrorizzati, che ai miei occhi hanno la stessa credibilità dei loro contraltari negazionisti. Il Covid non è la peste né un castigo biblico, ma un virus molto contagioso da cui dobbiamo proteggerci meglio che si può e per quanto si può. Sapendo, però, che risultare positivi al tampone non solo non è una sentenza di morte. Non è nemmeno una nota di biasimo.

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