von der leyen zelensky

L'UCRAINA NELL'UE? LA COMMISSIONE EUROPEA HA DETTO SÌ A KIEV MA HA FISSATO 7 CONDIZIONI: ECCO QUALI - ADESSO IL DIBATTITO SI SPOSTA AL CONSIGLIO EUROPEO: LA FORMULA ADOTTATA E' ABBASTANZA AMBIGUA DA LASCIARE AI LEADER LO SPAZIO PER TROVARE UN ACCORDO - VON DER LEYEN: "GLI UCRAINI SONO PRONTI A MORIRE PER LA PROSPETTIVA EUROPEA" - ANCHE GLI STATI INIZIALMENTE PIU' SCETTICI SEMBRANO ORA CONVINTI - MA SULLO SFONDO C'E' L'INCOGNITA ORBAN CHE... - VIDEO

 

 
Marco Bresolin per "La Stampa"
 

URSULA VON DER LEYEN VOLODYMYR ZELENSKY

C'è lo status di Paese candidato, ma ci sono anche le condizioni: sette riforme da portare a termine. La Commissione europea ha messo a punto la formula per mandare un segnale positivo all'Ucraina di Volodymyr Zelensky - che ha subito accolto con sollievo e gratitudine la decisione -, cercando al tempo stesso di andare incontro alle posizioni di tutti gli Stati membri: quelli super-favorevoli al percorso di adesione di Kiev all'Unione europea e quelli che invece hanno qualche dubbio in più.
 
Ma è sul rapporto tra lo status di Paese candidato e le condizionalità elencate che si consumerà il dibattito al Consiglio europeo della prossima settimana, visto che spetterà ai leader tradurre in una decisione formale la proposta della Commissione.
 

URSULA VON DER LEYEN VOLODYMYR ZELENSKY

Il rispetto delle condizioni è uno step indispensabile per ottenere lo status oppure servirà soltanto per passare alle fasi successive, come per esempio l'avvio dei negoziati di adesione? Toccherà al Consiglio europeo dare una chiara risposta a queste domande.
 
Ursula von der Leyen, interpellata più volte sulla questione, ha mantenuto un elevato discreto di ambiguità, insistendo sul concetto di «prospettiva europea» che per la prima volta è stata concessa all'Ucraina. «Gli ucraini sono pronti a morire per la prospettiva europea - ha detto la presidente della Commissione -. Vogliamo che vivano insieme a noi il sogno europeo».
 

IOANNIS - DRAGHI - ZELENSKY - MACRON - SCHOLZ

Nel documento adottato ieri, l'esecutivo Ue raccomanda la concessione dello status di Paese candidato, «fermo restando che è necessario prendere alcune misure in una serie di settori». La frase contiene una certa flessibilità interpretativa proprio per lasciare ai leader lo spazio per trovare un accordo, ma un funzionario Ue spiega che - presa alla lettera - la formulazione non sta a indicare pre-condizioni per la concessione dello status.
 
Ma nemmeno per l'avvio dei negoziati, che sono ancora molto lontani, tanto che non vengono nemmeno citati nel parere: «Il percorso per l'ingresso nell'Ue sarà lungo e doloroso». In sostanza quelle elencate sarebbero condizioni "confermative": con il via libera del Consiglio europeo, l'Ucraina otterrebbe lo status di Paese candidato, ma potenzialmente potrebbe perderlo qualora non portasse a termine le riforme elencate.
 

ZELENSKY E MACRON

Entro fine anno, infatti, la Commissione dovrà produrre un report con una "valutazione dettagliata" dei passi compiuti dall'Ucraina. La stessa formulazione è stata adottata anche per la Moldavia («Ha ancora molta strada da fare - ha sottolineato von der Leyen - ma crediamo che abbia il potenziale per essere all'altezza dei criteri»), mentre per la Georgia c'è la prospettiva europea, ma non lo status di Paese candidato: «Prima dovremo valutare il rispetto di alcune condizioni e poi torneremo sulla questione», ha sottolineato la presidente della Commissione.
 

LA STRETTA DI MANO TRA DRAGHI E ZELENSKY

Per quanto riguarda l'Ucraina, Bruxelles ha fissato sette paletti da rispettare. Kiev dovrà: emanare e attuare una legislazione sulla procedura di selezione dei giudici della Corte costituzionale; finalizzare la verifica dell'integrità dei candidati al Consiglio superiore della magistratura da parte del Consiglio etico; rafforzare ulteriormente la lotta alla corruzione, anche nominando un nuovo responsabile della procura anti-corruzione e un nuovo direttore per l'ufficio anti-corruzione; assicurare che la normativa anti-riciclaggio sia in linea con i parametri della task force per l'azione finanziaria; implementare la legge anti-oligarchi per limitare la loro influenza nell'economia, nella politica e nella vita pubblica; contrastare l'influenza dei "poteri forti" attraverso l'adozione di una legge sui media per allineare l'Ucraina alle direttive Ue; completare la riforma per la tutela delle minoranze nazionali.
 

ZELENSKY - DRAGHI - SCHOLZ - MACRON

«È il primo passo nel percorso di adesione all'Ue che sicuramente avvicinerà la nostra vittoria - ha subito reagito il presidente Volodymyr Zelensky -. Sono grato a Ursula von der Leyen e a ogni singolo commissario per questa decisione storica. Mi aspetto un risultato positivo anche dal Consiglio europeo della prossima settimana». A Bruxelles c'è ottimismo sul possibile sostegno dei leader Ue. Anche gli Stati inizialmente più scettici sembrano infatti d'accordo con la formula delle condizioni "confermative".
 

volodymyr zelensky emmanuel macron 1

È il caso dei Paesi Bassi, per esempio, che ieri si sono detti pronti a sostenere la proposta della Commissione: «Lo facciamo per il bene dell'unità europea», ha annunciato il ministro degli Esteri Wopke Hoekstra. Fonti diplomatiche spiegano che la spinta data dalla missione a Kiev di Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz ha contribuito a indebolire la posizione dei governi che fino a due giorni fa erano nettamente contrari alla concessione dello status di Paese candidato. Sullo sfondo, però, resta sempre l'incognita Viktor Orban, che di recente è rimasto piuttosto silente sulla questione.