GUERRA IN LIBIA E A CIASCUNO I SUOI PROFUGHI - L’UE PROPONE DI REDISTRIBUIRE TRA GLI STATI MEMBRI I RIFUGIATI ORA IN ITALIA, GRECIA E MALTA - PREPARIAMOCI A PIANGERE I MORTI: IL PIANO DI INTERVENTO IN LIBIA SIGNIFICA COMBATTIMENTI CON LE MILIZIE LOCALI E “DANNI COLLATERALI”

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1 - PROFUGHI, L’UE DA’ IL VIA LIBERA ALLE QUOTE

Andrea Bonanni per “la Repubblica”

 

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Con una decisione storica l’Europa ha finalmente accettato di farsi carico collettivamente della questione dei flussi migratori. La Commissione ha approvato ieri “l’Agenda europea sulla migrazione”: una serie di proposte che finiranno ora all’esame dei governi. Il documento prevede una lunga lista di misure, alcune volte a far fronte all’emergenza, altre destinate ad affrontare gli aspetti strutturali del fenomeno migratorio.

 

Nell’immediato, Bruxelles propone di ridistribuire tra tutti gli stati membri un contingente di rifugiati ora ospitati in Italia, Grecia e Malta sulla base di una chiave di ripartizione vincolante che terrà conto della popolazione, del prodotto interno lordo, del numero di rifugiati già ospitati e del tasso di disoccupazione. L’entità di questo contingente (si parla di una cifra tra dieci e ventimila persone) non è stata ancora decisa, ma sarà resa nota entro fine mese. Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca, in base ai trattati, potranno non partecipare alla condivisione. Quanto all’Italia, che dovrebbe accogliere una quota del 12 per cento del contingente, sarà esentata dal farlo avendo già ampiamente superato quella soglia.

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Un altro contingente di ventimila profughi, prevalentemente siriani, attualmente ospitati nei campi in Turchia e Giordania, verrà accolto nella Ue, sulla base di una raccomandazione della Commissione che applica la medesima chiave di ripartizione. A fine anno, la Commissione si riserva di proporre l’estensione di questo sistema di redistribuzione dei rifugiati, che verrebbe dunque applicato in modo permanente. Ma su questo punto molti governi hanno già fatto sapere la loro contrarietà.

 

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Sempre sul fronte dell’emergenza, già lunedì i ministri degli Esteri e della Difesa saranno chiamati ad approvare il piano messo a punto dall’Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Federica Mogherini, per la distruzione delle barche usate dai trafficanti di esseri umani. Ieri il quotidiano britannico Guardian , anticipando il documento, ha scritto che la missione potrebbe contemplare anche operazioni a terra sul suolo libico. Ma Mogherini ha seccamente smentito questa ipotesi.

 

«Pianifichiamo un’operazione navale, speriamo in collaborazione con le autorità libiche, per smantellare il modello di business dei trafficanti. Questo chiaramente non comporta un intervento di terra in Libia». Una decina di paesi europei dovrebbero partecipare alla missione, che è ancora in attesa dell’autorizzazione delle Nazioni Unite sotto forma di una risoluzione che autorizzi l’intervento nelle acque territoriali della Libia. Lunedì i ministri dovrebbero comunque affidare il comando dell’operazione all’Italia, che ospiterà anche il quartier generale operativo.

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Oltre alla redistribuzione almeno parziale dei profughi e al rafforzamento delle operazioni di soccorso in mare, l’Agenda prevede anche un potenziamento sia della schedatura dei migranti che sbarcano sulle nostre coste, sia delle operazioni di rimpatrio per coloro che non avessero i titoli per ottenere l’asilo politico. «Oggi le regole in questo campo non sono applicate correttamente e questo ha contribuito a creare risentimenti sulla questione dell’immigrazione», ha spiegato il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, che con Mogherini è uno degli autori della proposta.

 

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Il governo italiano ha espresso grande soddisfazione per la decisione di Bruxelles. «L’Europa compie una svolta politica senza precedenti sul tema dell’immigrazione e dei richiedenti asilo, dopo l’inversione di rotta già avvenuta in materia di scelte economiche. Finalmente in modo concreto e operativo l’Ue si assume pienamente le sue responsabilità», ha commentato il sottosegretario agli affari europei Sandro Gozi.

 

2 - MA IL RISCHIO DANNI COLLATERALI SARA’ MOLTO ALTO

Fabio Mini per “la Repubblica”

 

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PIANO antimigrazione approntato da Bruxelles e intercettato dal quotidiano Guardian è prettamente militare e quindi chiaro in ogni sua riga e intenzione dell’azione militare da avviare su mandato Onu. Meno chiara è la smentita dell’Alto rappresentante Mogherini riguardo all’intervento militare europeo in territorio libico che pare un infelice connubio tra la titubanza, la superficialità e l’aggressività che oggi dominano a Bruxelles e Roma.

 

La pianificazione parla di operazioni aeronavali, d’intelligence, interdizione e attacco da condurre nel Mediterraneo, nelle acque, coste e terre libiche contro mezzi e flussi dei trafficanti di persone. Si prevede l’intervento di forze di terra, quindi sì: “anfibi sul terreno” a meno che si mandino soldati in mocassini firmati.

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L’intervento contro i trafficanti e le imbarcazioni comporta sicuramente combattimenti con le milizie locali e “danni collaterali”, ossia migranti innocenti, magari usati come scudi umani, che ci rimettono la pelle. L’ipocrisia di chiamarli danni collaterali può essere tradotta dal militarese (da un militare) in termini ancora più chiari: questi “danni” sono perdite previste e deliberate. Nel momento in cui si fa saltare un barcone sulla spiaggia con il dubbio che sia occupato da innocenti si decide di sacrificarli. Se si mandano truppe contro uomini armati qualcuno muore.

 

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Non è niente di casuale e non è collaterale, ma diretto. Il piano è pura tattica, prevede l’intervento in un solo tratto del Mediterraneo e in Libia che, a torto, si considera terra di nessuno. Non prevede di spingere l’intervento armato in profondità, nei luoghi di afflusso e smistamento tra i mercanti di schiavi. Non è disegnato per disciplinare il flusso proteggendo i migranti, semmai per dirottarlo altrove.

 

Si pensa di punire chi si occupa dell’ultimo tratto del viaggio e non i governanti degli stati che alimentano la violenza, la corruzione e la guerra creando le condizioni dalle quali vogliono fuggire i migranti. Eppure dall’Europa e dall’Onu ci si aspetterebbe qualcosa di veramente politico e risolutivo. Tant’è. Avanti coi carri!

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