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(ANSA) - C'è un colpo di scena nella vicenda dei preziosi gioielli antichi sottratti dai depositi del British Museum nell'arco di diversi anni. Secondo infatti i media del Regno Unito il dipendente dell'istituzione culturale nota in tutto il mondo licenziato dopo la scoperta dei ripetuti furti è Peter John Higgs, 56enne curatore delle collezioni sulla Grecia antica, con alle spalle un dottorato in archeologia e oltre trent'anni al servizio del museo londinese.
Gli oggetti scomparsi, in oro e gemme di pietre semipreziose e risalenti a un periodo compreso tra il XV secolo a.C. e il XIX secolo, non erano stati di recente esposti al pubblico ma stando agli esperti hanno un valore inestimabile, sebbene sul mercato nero possano fruttare milioni di sterline.
Era stato lo stesso museo a denunciare l'accaduto, limitandosi però a dire che un membro dello staff era stato licenziato e che era stata avviata una indagine di polizia, oltre a una inchiesta interna per rafforzare la sicurezza ed evitare il ripetersi di un caso del genere. I media intanto cercavano il nome del dipendente al centro dello scandalo e non ci hanno messo molto per individuarlo.
peter john higgs indossa un antica maschera greca in un post su facebook
Per Higgs ha parlato il figlio 21enne, Greg, cercando di difenderlo: "Non ha fatto niente. La notizia del licenziamento è stata per lui uno shock. Ha lavorato lì per 35 anni senza avere problemi". Higgs, che vive ad Hastings sulla costa meridionale dell'Inghilterra, di recente aveva curato la mostra dal titolo 'Ancient Greeks: athletes, warriors and heroes' esposta in diversi Paesi, e nel 2019 aveva scritto un libro sulla Sicilia e il suo patrimonio archeologico.
La scomparsa dei manufatti ha portato a un'indagine della polizia da parte dell'Economic Crime Command di Scotland Yard oltre a una azione legale avviata dal museo contro l'ex dipendente, ma al momento non è stato effettuato alcun arresto. Secondo il Daily Telegraph, in quella che emerge come una presunta attività criminale compiuta dall'interno del British Museum sin dal 2019, è stato sfruttato anche il lungo periodo di chiusura, ben 163 giorni, durante la pandemia da Covid.
Il museo non ha reso pubblica una descrizione precisa degli oggetti sottratti e non si è espresso nemmeno sul numero dei reperti o sul loro valore, sebbene abbia contestato una stima circolata di 80 milioni di sterline. Ma soprattutto si teme che le opere, fra l'altro non assicurate, non verranno mai recuperate in quanto già fuse, tagliate o vendute nel mercato nero internazionale degli oggetti antichi.
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