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Si aggrava la conta delle vittime del passaggio dell'uragano Matthewnei Caraibi, il più violento degli ultimi dieci anni, che ora si sta dirigendo verso le coste americane: sarebbero almeno 343 i morti, principalmente ad Haiti.
Sull'isola sono state almeno 339 le persone che hanno perso la vita secondo l'ultimo bilancio reso pubblico dalle autorità locali, e migliaia quelle evacuate. Il vento e la pioggia hanno distrutto abitazioni, scoperchiato tetti e inondato interi quartieri. Nella Repubblica Dominicana si sono contate le altre 4 vittime.
Dopo aver devastato Haiti, l'uragano si sta dirigendo verso le coste orientali statunitensi, con venti a 215 km/h, (in leggero calo rispetto ai 220 km/h registrati in precedenza) e un'intensità 4 (sulla scala Saffir-Simpson che ne conta 5), secondo quanto riferito dal Centro nazionale degli uragani (Nhc) americano. Dopo la Florida, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dichiarato lo stato di emergenza anche in Georgia e Sud Carolina, dove è previsto l'arrivo questa sera.
Dopo aver evocato un "impatto potenzialmente disastroso", l'Nhc prevede per le prossime 48 ore un progressivo indebolimento dell'uragano. Al momento, l'uragano si trova a circa 200 km al largo di Cap Canaveral, nel sud est della Florida, sede della più importante base di lancio spaziale statunitense.
2. L’URAGANO MATTHEW ARRIVA IN FLORIDA, EVACUATE OLTRE DUE MILIONI DI PERSONE
Paolo Mastrolilli per La Stampa
«Questa tempesta vi ucciderà. Non c’è più tempo da perdere. Evacuate, evacuate, evacuate!». Non poteva essere più drammatico, il governatore della Florida Rick Scott, quando ieri mattina ha ordinato a un milione e mezzo di persone di scappare dall’uragano Matthew, atteso in serata sulla costa vicino a West Palm Beach. E Obama ha rinforzato l’allarme, proclamando lo stato d’emergenza federale nella regione.
Matthew è un uragano di categoria 4, che si è formato nei Caraibi e ha già ucciso 150 persone. La maggior parte, oltre 135, ad Haiti, e un numero più ridotto a Cuba e nelle altre isole colpite dalla sua furia.
Ieri sera stava risalendo dalle Bahamas verso la Florida, con venti oltre le 140 miglia orarie. Dopo aver toccato terra nella zona di West Palm Beach, i meteorologi prevedono che l’occhio del ciclone passerà sopra Cape Canaveral, cioè la sede della Nasa, alle otto di questa mattina, ora americana. Poi dovrebbe procedere verso la Georgia e la South Carolina, e perdere forza nella mattinata di domenica sull’Atlantico. Erano dieci anni, cioè da quando Wilma aveva colpito nel 2005, che la Florida non veniva raggiunta da una tempesta così forte.
Gli effetti di Matthew, e i preparativi per evitare altri danni, sono enormi. Ieri le linee aeree hanno cancellato 1.400 voli tra Miami e Orlando, e altri 1.200 saranno bloccati oggi. Anche Disney World ha chiuso ieri sera alle cinque, e tornerà ad aprire solo quando l’uragano si sarà spento sull’oceano.
Il governo di Washington è pronto ad attivare l’agenzia per la protezione civile e tutte le risorse dello Stato. Il governatore Scott ha mobilitato 2.000 soldati della Guardia nazionale, per aiutare prima l’evacuazione, e poi gli eventuali soccorsi. In totale, tra Florida, Georgia e South Carolina, le persone che hanno ricevuto l’ordine di evacuare sono due milioni e mezzo.
La fuga è cominciata ieri mattina, dopo le parole del governatore, che ha aperto tutti i caselli autostradali per facilitare il traffico. In serata però i ponti sono stati chiusi, obbligando chi non era ancora scappato a cercare rifugio. Decine di negozi hanno messo le tavole alle finestre, per sostenere l’impatto.
Matthew sta avendo un effetto anche sulla campagna presidenziale: la Florida è uno degli Stati più ambiti. La Clinton ha cancellato un comizio congiunto con Obama, ma ha comprato spazi pubblicitari sul canale del meteo, che in questi casi ha sempre un aumento di ascolti. La zona presa di mira dall’uragano non è Miami, ma soprattutto Orlando, dove vivono le minoranze ispaniche non cubane che votano democratico. I candidati dovranno evitare l’impressione di sfruttare il ciclone a scopi elettorali. Ci sarà tempo per le polemiche sugli effetti del riscaldamento globale.
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