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Francesco Semprini per “la Stampa”
In nome di un insindacabile diritto alla vita un medico può anche mentire ai genitori di un nascituro in caso il feto sia affetto da patologie e malformazioni. Il tutto per evitare che possa anche essere presa in considerazione l' ipotesi di una interruzione di gravidanza. Quanto detto è legge, o almeno lo è per il Texas protagonista di una nuova offensiva anti-aborto in funzione della quale il Senato statale ha approvato a larga maggioranza il "Bill 25".
Nello specifico il provvedimento impedisce di fare causa ai medici che ometteranno di dare alle donne in gravidanza informazioni necessarie come quelle che riguardano la possibile disabilità del nascituro. In sostanza viene conferita ai dottori ampia discrezionalità e finanche «licenza di mentire».
Il provvedimento, passato con 25 voti a favore e nove contrari, fa parte di un pacchetto che comprende una seconda legge che obbliga i medici ad assicurarsi della morte del feto prima di rimuoverlo e che quindi crea un ulteriore complicazione alla scelta dell' interruzione di gravidanza.
I due testi sono stati elaborati e presentati dai repubblicani e il loro passaggio ha scatenato, non solo in Texas ma in tutti gli Stati Uniti, le proteste da parte delle associazioni per i diritti delle donne. Si tratta pertanto di un provvedimento assai controverso ed è destinato a sollevare critiche da parte delle associazioni "pro-choice", ovvero quelle che difendono il diritto alla scelta se tenere o meno un figlio già concepito.
Il timore è che possa essere preso come modello in altri Stati a maggioranza conservatrice. Anche sulla spinta della linea sostanzialmente antiabortista fin qui sposata dall' amministrazione Trump.
Di fatto il "Bill 25" è una legge senza precedente perché anziché uno strumento volto a convincere una madre e un padre a tenere il bambino attraverso incentivi, assistenza e aiuti, «è una sorta di disincentivo coatto che si poggia sulla menzogna», denunciano diverse associazioni per i diritti delle donne secondo cui si crea un precedente ad alto rischio che potrebbe sfociare in una specie di «golpe in tema di valori». Chi invece la legge l' ha ideata, come il senatore Brandon Creighton definisce «inaccettabile che i dottori siano penalizzati e corrano il rischio di essere portati in tribunale per aver difeso il sacrosanto diritto alla vita».
E se il Texas chiama Washington risponde e anche di buon grado, a partire dal ministro della Giustizia, Jeff Sessions, che pochi giorni prima dell' insediamento dell' amministrazione Trump aveva affermato come la storica sentenza della Corte Suprema "Roe contro Wade" "viola la costituzione".
Così dal Texas la battaglia per l' aborto potrebbe spostarsi su scala nazionale, una battaglia per cui Trump ha reclutato come nono giudice della Corte suprema Neil Gorsuch, il quale proprio ieri ha testimoniato in Congresso per una serie di audizioni che potrebbero portarlo presto a diventare ago della bilancia (dalla parte dei conservatori) del massimo organo giudiziario degli Stati Uniti.
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