DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Enzo Verrengia per "La Verità"
Negro e indiano: parole proibite nel mondo orwelliano del politicamente corretto, dove la comunicazione si carica di retaggi scaduti per i normali cicli della Storia. Così la mannaia della nuova censura si abbatte su Agatha Christie. Ad opera dei francesi, stavolta, che trasformano il titolo transalpino del suo capolavoro, Dieci piccoli negri, in Erano in dieci. Come se non fosse bastato, a suo tempo, l'intervento inquisitorio degli americani, che lo cambiarono in Alla fine non rimase nessuno fin dalla prima uscita del romanzo, nel 1938.
dieci piccoli negri in francia
Dame Agatha, nella sua vena intoccata da considerazioni di opportunità, aveva usato per il libro e l'impianto della trama la filastrocca «Dieci piccoli indiani», popolarissima nei Paesi di lingua anglosassone. Peccato che al di là dell'Atlantico fervessero sensi di colpa per il trattamento riservato ai nativi e lo schiavismo. Non valevano due considerazioni. Le tribù indiane erano in guerra tra di loro e, come gli Aztechi di Apocalypto, scivolavano verso l'autoestinzione, soltanto accelerata dalle armi da fuoco.
Quanto allo schiavismo, gli africani imbarcati sulle navi dei negrieri venivano catturati e venduti dai loro conterranei. Il «buon selvaggio» esisteva solo nella mitologia illuminista, da cui scaturirono la Rivoluzione francese, il Terrore, la ghigliottina e le tricoteuse, le terribili spettatrici delle esecuzioni, cui assistevano sferruzzando, tra un sogghigno e l'altro. Agatha Christie non era oppressa da rimorsi epocali.
In Inghilterra lo schiavismo era stato abolito senza una guerra civile e le popolazioni di colore del Commonwealth, specialmente delle Antille, concorrevano a formare una versione moderna dell'impero romano.
schiavitu' negli stati uniti 2
Dieci piccoli indiani rimane un esempio perfetto di intrigo ad alta tensione, che ripropone le unità aristoteliche di luogo, tempo e azione. Sull'«Isola del Negro», ora divenuta in Francia l'«Isola del Soldato», i dieci condannati a essere uccisi uno dopo l'altro per scontare peccati trascorsi e dimenticati, danno prova del fatto che la civiltà avanzata dell'occidente, quella del diritto e della giustizia, non assolve mai se stessa.
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Tanto meno lavandosi la coscienza con correzioni formali del lessico. Eppure, a voler modificare il titolo della scrittrice è stato un suo diretto discendente, il pronipote James Prichard, dichiarando: «Ritengo che Agatha Christie voleva innanzitutto divertire e non le sarebbe piaciuta l'idea che qualcuno fosse ferito da una sua frase». Verrebbe da pensare all'espressione latina excusatio non petita, accusatio manifesta.
Se non fosse che la Christie faceva narrativa allo stato di massima eccellenza, con un meccanismo ad orologeria inimitabile. Ma tant' è: la parola «negro» ricorre 74 volte nel testo originale e viene del tutto epurata in quello rivisto, e nella copertina della nuova edizione francese si legge Erano in dieci. Tutti contenti? Nessuno si sente ferito? O è il contrario, per quanti temono il ritorno dell'Inquisizione?
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