luca sacchi anastasiya

LUCA SACCHI CONOSCEVA I KILLER ALMENO 6 GIORNI PRIMA CHE L'UCCIDESSERO, LI AVEVA INCONTRATI A CASAL MONASTERO: SAPEVA DELLO SCAMBIO DI DROGA – DEPOSITATA UNA NUOVA INFORMATIVA - GLI SMS CON ANASTASIA: "AMORE, ATTIENITI AI PIANI STABILITI" – LA VITTIMA SAPEVA DI PRINCI: “LUI È UNO SPACCIATORE DI DISCRETO LIVELLO” – TENSIONE IN AULA TRA IL FRATELLO DELLA VITTIMA E ANASTASIA...

Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”

 

anastasiya kylemnyk. luca sacchi

Cala un'ombra sul ruolo di Luca Sacchi, 24 anni. Il personal trainer freddato con un colpo di pistola alla nuca la notte del 23 ottobre fuori dal pub John Cabot nel quartiere Appio Latino. Innamorato della sua Anastasia Kylemnyk, 25 anni, fino a difenderla dalla rapina a costo della propria vita e forse, anche, di una porzione di capitale investito. Evidentemente, Sacchi, comprendeva fino in fondo le origini di quella aggressione.

 

Sapeva bene che la sua ragazza, con l'amico Giovanni Princi, stava cercando di acquistare una partita di marijuana pagandola 70mila euro. E dentro quell'affare era coinvolto molto più di quanto si pensasse sino ad oggi. Sacchi conosceva i grossisti della droga Valerio Del Grosso e Paolo Pirino che, a bordo di una smart, stavano andando a consegnare il pacco. Salvo poi cambiare idea, decidere di tenersi la roba e tentare di rubare i soldi. Sacchi li conosceva e, almeno 6 giorni prima che l'uccidessero, li aveva perfino incontrati dalle parti di casa loro, a Casal Monastero.

 

 

luca sacchi anastasiya

L'informativa depositata ieri a processo, dal nucleo investigativo dei carabinieri, restituisce una fotografia più ampia di quella terribile notte. Ad iniziare dai giorni precedenti: dagli incontri tra Sacchi e Kylemnyk da una parte e i pusher Del Grosso e Pirino dall'altra. I cellulari dei 4 ragazzi si agganciano nella stessa cella telefonica di via Acuto a Casal Monastero, alla stessa ora, tra le 15.30 e le 16.00, dello stesso giorno il 18 ottobre scorso: «a dimostrazione che l'incontro tra i due gruppi - annotano i militari dell'Arma - è verosimilmente avvenuto».

anastasiya kylemnyk

 

Ma c'è di più. Tre ore dopo l'incontro con gli spacciatori il personal trainer e la ragazza scambiano dei messaggi. Il contenuto è di interesse investigativo, sembra rimandare all'organizzazione di un progetto. Probabilmente quello che andrà in porto pochi giorni dopo, in cui Sacchi perderà la vita. «Amo novità? Ti attieni ai piani? », scrive lui. «Sì ci vediamo dopo» la risposta. «Spero tu faccia come mi hai detto - ribatte il 24enne - se scopro che hai fatto le cose a c...., senza me».

 

Ma oltre a questo i carabinieri hanno riversato nell'informativa anche altre conversazioni. Quella datata sei settembre è molto chiara. I messaggi che spedisce il 24enne confermano la sua consapevolezza in merito al nuovo business intrapreso. Lui e Anastasia sarebbero dovuti andare a vivere, in un unico appartamento, con Princi e la fidanzata. Il progetto al personal trainer non piace più, però vorrebbe continuare a fare affari assieme all'amico di cui conosce bene la reale professione. Lo spiega così alla Kylemnyk: «Loro sono più randagi rispetto a noi, noi possiamo avere una vita più tranquilla per le carte che abbiamo. Lavorarci sì, ma viverci insieme come una piccola famiglia no. Lui (Princi) è uno spacciatore di discreto livello e la polizia è il problema minore».

luca sacchi anastasia

 

LA PRIMA UDIENZA

Scende il silenzio quando Anastasia varca l'ingresso dell'aula della prima Corte D'Assise. È un attimo. La porta blu in acciaio si chiude dietro le sue spalle. Due carabinieri controllano che nessuno entri. All'interno, oltre ai giudici, sono ammessi gli imputati, i difensori, il pm Nadia Plastina e le parti civili con i genitori e il fratello di Luca Sacchi. Alfonso Sacchi si gira verso l'ingresso quando l'ex ragazza del figlio varca la soglia. Cerca di fissarla. Vorrebbe una spiegazione a quella domanda che da sette mesi non riceve risposta. «Raccontaci la verità». Ma la baby sitter, accusata di spaccio, tira dritta. Ufficialmente, per la Kylemnyk, esiste una sola versione: «Sono stata rapinata». Si è sempre dimentica di dire che la rapina era il frutto di una compravendita, andata male, di stupefacenti, di cui lei sarebbe stata l'acquirente assieme a Princi. E forse anche a Luca.

 

anastasiya kylemnyk

2 - ANASTASIYA RIVEDE I GENITORI DI LUCA

 

Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”

La distanza tra Anastasiya Kylemnyk e la famiglia Sacchi è ben più ampia dei 32 passi che si frappongono tra loro nell' attesa dell' udienza per l' omicidio di Luca, la prima volta in cui sono a contatto dopo il delitto dell' ottobre scorso. Lei seduta vicino all' ingresso dell' aula dove si celebra il processo, loro all' inizio del lungo corridoio al terzo piano della corte d' Appello (scelta per motivi logistici).

 

la mamma e il fratello di luca sacchi

Non uno sguardo, non un cenno di saluto neanche quando, per problemi di collegamento video con gli imputati detenuti a Rebibbia, bisogna spostarsi nell' aula propria della corte d' Assise (minori spazi ma linea efficiente) e il corteo di imputati, avvocati, magistrati cammina assieme verso l' altra palazzina della cittadella giudiziaria.

 

Non è più il tempo della comprensione, tanto meno dell' impossibile perdono viste le bugie emerse e le parole, anche offensive, svelate dalle intercettazioni dei carabinieri. Dopo aver condiviso un pezzo di vita, l' amore per Luca e il lutto per la sua morte, la 25enne ucraina e la famiglia del personal trainer sono ora, anche ufficialmente, su sponde opposte: lei imputata, anche se non dell' omicidio, loro - il papà Alfonso, la mamma Tina e il fratello Federico - parte lesa. Anastasiya, camicetta chiara a fiorellini in tono con colletto bianco, pantalone e golfino nero, capelli biondi legati con una treccia che incorona la parte alta della nuca, è ferma e silente per tutto il tempo in cui è possibile vederla, prima di entrare nell' udienza a porte chiuse. Il suo avvocato respinge ogni domanda, un carabiniere vigila che nessuno le si avvicini. Padre madre e fratello di Luca, tutti in nero, parlano tra loro, lo sguardo basso.

 

Giovanni Princi con due amici la sera in cui fu ucciso Luca Sacchi

Poi, quando l' udienza sta per finire con un nulla di fatto per il tempo concesso alle parti di prendere visione delle nuove carte depositate dalla Procura (rinvio al 9 giugno), la signora Tina esce dall' aula e con un gesto quasi di rabbia lancia una carta nel cestino. Marito e figlio la seguono, si confidano e lei si lascia andare a uno sfogo a bassa voce e occhi lucidi: «In aula quella ragazza ci guardava quasi come una sfida, senza abbassare lo sguardo. Se penso che l' abbiamo accolta e le abbiamo dato nostro figlio, mi vengono i brividi. Non credo che abbia mai amato Luca, né che abbia sofferto per la sua morte».

 

Alfonso Sacchi aggiunge: «Per noi è stato un impatto emotivo forte, lei invece è fredda come il marmo. Sembra avere dei tic nervosi ma non mostra emozioni. Bastava un saluto, una parola, sembrava un' estranea. Poteva scriverci in questi mesi e invece niente».

luca sacchi anastasiya munoz

Dall' ultima informativa fornita dai carabinieri del Nucleo investigativo al pm Nada Plastina emerge una piena consapevolezza di Luca sugli affari che Anastasiya conduceva con Giovanni Princi: «È uno spacciatore di discreto livello, la polizia è il problema minore», scriveva la vittima alla fidanzata per convincerla ad allontanarsi da lui e per dissuaderla dal progetto di prendere una casa con lo stesso Princi e la sua fidanzata: «Lavorarci sì, ma viverci assieme come una famigliola, no».

anastasiya

 

Lo stesso Sacchi inoltre, in base all' analisi delle celle telefoniche, risulta essersi recato, cinque giorni prima del delitto, a Casal Monastero, il quartiere periferico da dove provengono Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, i due autori materiali del delitto durante la rapina dello zaino nel quale Anastasiya custodiva, secondo l' accusa, 70 mila euro che dovevano servire all' acquisto di 15 chili di marijuana. «Amò, novità? - scriveva Luca lo stesso giorno - Amò, attieniti ai piani.

 

Spero tu faccia come mi hai detto se no ti meno, se scopro che hai fatto le cose a ca... senza di me...».

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