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AI MACELLAI DI HAMAS NON RESTANO CHE "LE IMBOSCATE" – DOPO CHE ISRAELE HA LANCIATO L’ASSALTO SU GAZA, IL GRUPPO TERRORISTA PROVA UNA ESTREMA RESISTENZA CON RAZZI ARTIGIANAL, MINE, ORDIGNI RUDIMENTALI E BOMBE RUBATE. HAMAS ORA È ORGANIZZATO IN PICCOLE CELLULE. SEMPRE PIÙ DIFFICILI I CONTATTI TRA L'ALA MILITARE NELLA STRISCIA E GLI ESPONENTI IN ESILIO - NETANYAHU HA AUTORIZZATO L’ATTACCO A DOHA PER IMPALLINARE IL NEGOZIATO MA ANCHE PER ELIMINARE UNA COMPONENTE RILEVANTE ALLA VIGILIA DELLA NUOVA SPALLATA A GAZA - FONTI LOCALI SOSTENGONO CHE, DOPO L’ELIMINAZIONE DEI FRATELLI SINWAR, LA RESISTENZA È GUIDATA DA QUATTRO DIRIGENTI: ECCO CHI SONO
Guido Olimpio per corriere.it - Estratti
Israele ha lanciato l’assalto su Gaza City. Bombardamenti massicci, i palazzi più alti livellati fino alle fondamenta, gli edifici polverizzati da blindati riempiti d’esplosivo e guidati da remoto.
Migliaia di persone in fuga verso sud ma ancora tanti chiusi nella trappola. Molti non sanno dove andare. E così si allunga l’elenco delle vittime, civili e combattenti. A rischio gli ostaggi, le prede del 7 ottobre.
Hamas deve aspettare l’onda e provare a creare perdite con le «imboscate». C’è stato un ordine preciso impartito dai vertici, un appello che unisce un messaggio di propaganda a istruzioni per i mujaheddin. Fonti locali sostengono che, dopo l’eliminazione dei fratelli Sinwar, la resistenza è guidata da quattro dirigenti: Ezzedine al Haddad, attuale numero uno, ritenuto più pragmatico rispetto ai suoi predecessori; Raed Saad, già responsabile degli armamenti e dell’area operativa; Mohammed Odeh, l’uomo dell’intelligence; Mohand Rajab, comandante dei reparti a Gaza City.
Sotto questo «centro di gravità» singole unità, autonome, con il compito di «aspettare» il nemico per colpirlo con quello che hanno. Mine, granate magnetiche, lanciarazzi a doppia carica prodotti localmente, ordigni rudimentali e poi i tunnel. I mesi di guerra hanno raccontato molto in termine di tecniche. Quando l’Idf ha mantenuto una certa mobilità è stato complicato per i mujaheddin operare. Ma ogni volta che i reparti hanno presidiato postazioni fisse i guerriglieri sono riemersi riuscendo a infliggere danni. Anche pochi giorni fa.
Lo stato maggiore israeliano ritiene che le Brigate Ezzedine al Qassam abbiano perso oltre la gran parte dei battaglioni.
L’ala militare non agisce più come una organizzazione strutturata ma deve affidarsi a nuclei ridotti, capaci di ricavare bombe da quelle inesplose lanciate dall’avversario.
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Netanyahu ha autorizzato lo strike a Doha per impallinare il negoziato ma anche nel tentativo di eliminare una componente rilevante alla vigilia della nuova spallata a Gaza. Gli esponenti in esilio hanno difficoltà nel mantenere i legami con il braccio militare, esistono divisioni e sfilacciamenti. Tuttavia, questi rappresentanti hanno una funzione diplomatica, costituiscono una voce sulla scena internazionale, hanno accesso ad attori rilevanti, come Qatar, Egitto e Turchia. Alcuni poi appartengono alla vecchia guardia, hanno esperienza e non sono dei rimpiazzi.
miliziani di hamas durante la cerimonia di rilascio degli ostaggi
Le informazioni circolate dopo l’attacco sostengono che Khaled Meshal e il duro Khalil al Hayya — come altri — sarebbero sfuggiti ai missili lanciati dagli F15 su Doha. Però nessuno li ha visti. Forse perché sono feriti — è una tesi — oppure è molto probabile ci siano ragioni di sicurezza che suggeriscono di restare al coperto.
A maggior ragione in un momento così drammatico: assicurano la continuità ma sanno di essere nel mirino. E nessuno prevede che questa pagina del conflitto sarà breve, gli stessi generali dell’Idf parlano di mesi.
PROTESTE CONTRO HAMAS A GAZA
miliziani di hamas durante la cerimonia di rilascio degli ostaggi
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