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Paolo Berizzi per ''la Repubblica''
centrale nucleare di muhleberg
Si respira l' aria umida del bosco intorno al bestione nucleare. L' hanno appena spento e l' estremità del camino si perde nel mantello di foschia che rende ovattato, quasi anonimo, l' ultimo giorno. Niente luci, non una sirena.
Nemmeno uno sbuffo di fumo si scorge più, che normalmente, dall' autostrada che porta a Berna, 14 chilometri a est, quelle colonne biancastre le vedevi salire là in fondo, tra il muro fittissimo di abeti che da sempre, da un lato e dall' altro, protegge la centrale separandola idealmente da Mühleberg e dalla vista (non dai pensieri) dei suoi 2974 abitanti. «Sono qui per curiosità», dice il pensionato Martin Gerber. «Se sono contento? Abbastanza. Con il nucleare non si può mai stare tranquilli».
Forse siamo già nel futuro. Forse. Con flemma cantonale Martin sorride appena. Qui, a parte la copertura dei media e i rituali incontri con la popolazione organizzati da Bkw (proprietario dell' impianto), non è che l' evento abbia smosso le masse. Eppure è epocale. La sepoltura di un reattore atomico: due bottoni rossi e tre secondi per chiudere la storia della centrale nucleare più vecchia della Svizzera. La più vecchia e anche la prima (di cinque) ad essere disattivata. Mühleberg, 47 anni di atomi e di energia, 3000 gigawattora di elettricità all' anno (il 5% della domanda nazionale). Centinaia di migliaia di franchi finiti nelle casse del Comune che la ospita, e convogliati - come sempre in questi casi di "indennizzo" per l' occupazione, diciamo, ingombrante nella manutenzione di strade e scuole.
centrale nucleare di muhleberg
Stop. Si chiude un' era. In tutti i sensi. Alle 12.30 di venerdì 20 gli addetti hanno premuto i pulsanti: il primo passaggio del fine-vita della centrale. Un processo iniziato la mattina presto con l' inserimento delle barre di controllo che hanno interrotto la fissione nucleare nel nocciolo del reattore. Normalmente le levette venivano azionate per le revisioni annuali: adesso è per sempre. Il colosso del Canton Berna progettato negli anni '60 (costo 302 milioni di franchi) è entrato in sonno eterno.
«Per la Svizzera è un passo storico - gioisce la deputata dei Verdi al Consiglio Nazionale Greta Gysin - . Seguiremo con estrema attenzione tutti i passaggi necessari per la disattivazione per lo smaltimento del materiale radioattivo ». La chiusura di Muhleberg era stata decisa da tempo. Non soltanto sulla scia - con riverbero su tutti gli impianti del mondo - dell' incidente di Fukushima (e prima ancora della catastrofe di Chernobyl). C' entra, certo, in primis, l' esito del referendum con cui nel 2017 gli svizzeri hanno detto addio al nucleare (con gradualità, entro il 2034).
centrale nucleare di muhleberg
Ma i motivi sono soprattutto economici: gli investimenti necessari alla sicurezza futura sono stati ritenuti troppo cari da Bkw. Che ha dunque deciso di fermare le macchine. Tecnicamente, non una cosa semplicissima. Per smantellare l' impianto ci vorranno 15 anni. Il problema sono soprattutto le 3000 tonnellate di scorie radioattive (pensate: meno del 2% della massa dell' intera costruzione di Mühleberg). Siccome nessuno in Svizzera sa ancora dove verr à scavata la tomba definitiva per questo materiale (ci vuole un deposito in strati geologici profondi; sono allo studio tre soluzioni-destinazioni: Giura orientale, Lagern nord e Zurigo nord-est), nel frattempo le scorie verranno trasportate nel deposito intermedio di Würenlingen, nel canton Argovia.
Dove saranno depotenziate. Le barre di combustibile di uranio se ne andranno da Mühleberg solo nel 2024; nel 2030 l' area dell' impianto sarà liberata da tutta la radioattività e quattro anni dopo, al posto della centrale, ci sarà un immenso prato verde. Così almeno hanno promesso. Il costo totale dell' operazione? 2,3 miliardi di franchi (di cui 611 milioni solo per disattivare il reattore). I soldi arrivano da un fondo pubblico (controllato dallo Stato) alimentato dai proprietari e i 200 lavoratori saranno impiegati. «In Svizzera vale il principio di causalità: paga chi è responsabile - ragiona Simon Banholzer, Fondazione elvetica per l' energia - . Lo smaltimento delle scorie deve essere garantito e pagato da chi le ha prodotte».
Andrà così anche per le altre 4 centrali della Confederazione, che oggi garantiscono un quinto del fabbisogno di elettricità. Saranno dismesse una dopo l' altra. Ecco perchè Mühleberg ha spianato la strada. «Si parlava di noi solo in occasione di qualche incidente in altri impianti - dice René Maire, sindaco del paese - . Gli abitanti non hanno mai avuto grosse precauzioni perchè Bkw è stata trasparente e ha mostrato i risultati dei controlli fatti dall' Ispettorato federale della sicurezza nucleare».
Già. E come poteva essere altrimenti? «Nel 1990 sono apparse crepe nel reattore - ricorda la storica attivista antinucleare Ursula Balmer- Schafroth - . Tiriamo un sospiro di sollievo. Ma lo spegnimento del reattore non eliminerà del tutto il rischio di incidenti».
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