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DAGOREPORT – IL VERTICE DI MAGGIORANZA DI IERI HA PARTORITO IL TOPOLINO DELLA CONSULTA: L’UNICO…
1. OMICIDIO VARANI A ROMA, FOFFO AL PM: "VOLEVO UCCIDERE MIO PADRE"
Da “repubblica.it”
"Volevo uccidere mio padre e forse ho combinato tutto questo per vendicarmi di lui". Sono le parole di Manuel Foffo al pm Francesco Scavo nel corso del secondo interrogatorio svolto venerdì scorso nel carcere di Regina Coeli.
Foffo si trova in carcere con Marco Prato per avere ucciso durante un festino a base di alcol e cocaina, dopo sevizie durate due ore, Luca Varani in un appartamento a Roma.
il palazzo dell omicidio di luca varani al collatino
Il padre di Foffo, all'indomani della tragedia, era andato ospite in studio a "Porta a Porta" a raccontare la drammatica confessione del figlio, tentando un'estrema, disperata difesa di quel ragazzo "modello, contro la violenza, molto buono, forse eccessivamente buono. E riservato, con un quoziente intellettivo sopra la norma" trasformatosi in assassino.
"Quel giorno non mi rispondeva al telefono, ho insistito e chiesto spiegazioni. Lui ha ammesso: 'Ero sotto effetto della cocaina'. Mi sono venuti i brividi. Poi mi ha detto: 'C'è una cosa ancora più grave. Abbiamo ammazzato una persona".
foffo marco prato manuel luca varani
le conversazioni di marco prato
LUCA VARANI
Varani, secondo i primi risultati dell'autopsia, è stato colpito da 30 tra coltellate e martellate. La lama trovata conficcata nel petto non avrebbe trafitto il cuore, ma sarebbe affondata nel polmone sinistro, secondo i medici legali.
Intanto, le indagini vanno avanti. Ventiquattro ore prima della morte di Luca Varani, altre persone hanno messo piede nell'appartamento degli orrori al Collatino. Ma sono scampati alla violenza di Foffo e Prato che, non ancora sballati da droga e alcol, non avevano maturato il proposito di far del male a qualcuno. Fino a quando dentro a quella casa in via Igino Giordani non è entrato Luca Varani. Torturato per due ore in cui ha lottato fino all'ultimo contro la follia omicida e sadica di Foffo e Prato, come ribadito dal gip nel provvedimento con cui ha confermato il carcere per i due arrestati.
Il giudice Riccardo Amoroso in un passo dell'ordinanza di custodia cautelare scrive: "L'omicidio di Luca Varani è arrivato in seguito ad una "fredda ideazione, pianificazione ed esecuzione. L'azione omicida presenta modalità raccapriccianti". Il fatto è "tanto efferato" e "preceduto da sevizie e torture, senza altro movente se non quello di appagare un crudele desiderio di malvagità".
Prima dell'omicidio, al festino a base di alcol, cocaina e crystal meth (cristalli che possono causare stati allucinogeni e scatti d'ira) iniziato mercoledì della scorsa settimana hanno partecipato altre quattro persone. Una di queste è Alex del Tiburtino, 34 anni, pugile dilettante: il suo nome era stato fatto dallo stesso Foffo al pm Francesco Scavo, che lo aveva contattato la notte tra mercoledì e giovedi scorso.
"Sì è vero sono stato in quella casa. 'Vieni qui', mi hanno detto Foffo. Ho preso un taxi e sono arrivato in via Igino Giordani- ha raccontato Alex, accompagnato dall'avvocato Gianluca Nicolini - Appena entrato in quell'appartamento, intorno alle 5 del mattino, loro mi hanno offerto più volte un bicchiere con un superalcolico. Io ho rifiutato perché bevo birra". Foffo e Prato, già in evidente stato di alterazione, hanno invitato l'amico più volte a consumare cocaina.
LUCA VARANI
LUCA VARANI
le conversazioni di marco prato
le conversazioni di marco prato
"Erano fuori di testa. Mi hanno offerto a più riprese la droga ma ho sempre rifiutato. Ricordo che non erano travestiti - ha fatto mettere a verbale Alex - anche se ricordo di aver notato una parrucca rosa in casa che però in quelle ore nessuno ha indossato. Comunque non c'è stato alcun rapporto di sesso con nessuno da parte mia". Dopo una breve discussione con i due, dovuta al fatto che Alex voleva sfruttare la casa di Foffo per andare dormire qualche ora e gli altri volevano andare avanti con lo sballo, il 34enne sarebbe andato via intorno alle 8.30.
L'altro a varcare la porta di casa di Foffo è stato Giacomo, amico milanese di Marco Prato che avrebbe messo a disposizione il suo bancomat per acquistare la coca. In totale, in quei giorni i due hanno speso più di 1.500 euro in droga, fornita da un pusher albanese. Tra i nome fatti da Foffo e Prato, c'è anche quello di Riccardo: è uno dei camerieri del ristorante della famiglia Foffo e ieri è stato sentito dai militari dell'Arma.
Ieri a presentarsi spontaneamente è stata anche la donna bionda vista su un treno assieme alla vittima prima dell'omicidio. E' stata ascoltata come le altre persone entrate in contatto con uno dei tre giovani nelle ore precedenti al massacro.
MARCO PRATO
Luca Varani - da Facebook
2. «LUCA ASSASSINATO CON 30 COLTELLATE» TUTTI I PUNTI OSCURI DELL' OMICIDIO
Fulvio Fiano e Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”
«Il caso non è chiuso». Al sesto giorno di interrogatori gli investigatori dell' Arma lo dicono a chiare lettere: ci sono ancora aspetti da chiarire nelle indagini sull' omicidio di Luca Varani. Un insieme di atti di crudeltà, durati almeno un paio d' ore. Tanto il ragazzo de La Storta - la periferia nord della Capitale dove abitava - è rimasto in balìa di Manuel Foffo e Marc Prato la mattina del 4 marzo scorso.
In questo lasso di tempo Luca è stato torturato con trenta colpi inferti (almeno cinque) con un martello, soprattutto sulle mani - martoriate forse per impedirgli di difendersi -, e con un paio di coltelli (uno assomiglia a un punteruolo) per infliggere ferite da punta e taglio all' addome, al volto e sul collo.
Ma c' è di più. Luca è morto per dissanguamento e non per un trauma improvviso, e quel punteruolo piantato nel petto gli ha provocato la perforazione del polmone sinistro e una grave insufficienza respiratoria. Dettagli raccapriccianti di un' agonia proseguita forse anche mentre Foffo e Prato dormivano accanto a Luca che avevano coperto con un piumone così da non vederlo in faccia. Non si può escludere che il ragazzo non sia morto subito e quindi che potesse essere salvato.
È questo uno dei punti oscuri della vicenda, come anche quello delle impronte sul punteruolo: apparterebbero sia a Foffo sia a Prato, ma i due si accusano a vicenda e adesso diventerà fondamentale sapere chi l' ha afferrato per ultimo.
Altri indizi potrebbero trovarsi nell' appartamento della mattanza al Collatino, ancora sigillato dal 6 marzo: contiene le tracce di qualcuno entrato dopo la morte di Luca? E se è così, chi gli ha aperto e cosa è successo?
Ipotesi che non vengono scartate. E ancora: Prato ha davvero tentato il suicidio dopo la morte di Varani o, come ha riferito ai medici del «Pertini» dove era stato portato dai carabinieri, ha assunto il Minias per attenuare gli effetti della cocaina? I comportamenti abituali, soprattutto quelli recenti, di Foffo e Prato sono al centro degli interrogatori dei carabinieri: negli uffici della compagnia di Piazza Dante sono sfilati in due giorni la madre, il padre e il fratello di Foffo, la sua fidanzata Arianna (ascoltata ieri pomeriggio), Riccardo, cameriere, indicato dal pr di eventi gay come il settimo partecipante al festino in via Igino Giordani, e la ragazza bionda vista conversare in treno con Luca la mattina del 4 marzo poco prima che venisse ucciso: qualcuno li avrebbe sentiti parlare di soldi e per questo i carabinieri la cercavano, nell' ipotesi che ci fosse un collegamento con i 150 euro offerti da Prato al ragazzo per un incontro di sesso.
Infine è stata la volta di Alex, ex militare e pugile dilettante, di 34 anni, presente a casa di Foffo dalle 5.30 alle 8.30 del giorno che ha preceduto il delitto. «Quei due erano fuori di testa, mi ha invitato Foffo alle 5 del mattino. Ho preso un taxi e li ho raggiunti. Non erano vestiti da donna, ma c' era una parrucca - ha raccontato -, anche a me hanno offerto alcol e cocaina, ma io bevo solo birra e quel drink non lo volevo.
Non lo so, forse questo mi ha salvato, potevo stare al posto di Luca. Non è vero che ho fatto sesso con Prato (come quest' ultimo ha raccontato al gip), solo che prima di andare via l'ho sentito dire a Foffo: "Tanto non è lui che volevamo, non ci dovevamo fare niente"».
3. PRATO E L’ORRORE
Fulvio Fiano e Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera - Roma”
«Luca non moriva, si riprendeva ogni volta». Una ricostruzione lucida, nonostante gli effetti della cocaina che aveva assunto fino a quel momento, quella di Marc Prato nel descrivere l' agonia del ragazzo massacrato nell' appartamento di Manuel Foffo al Collatino.
Ancora affermazioni choc del pr di eventi gay che davanti al gip Riccardo Amoroso ha anche ricordato come «Manuel era molto infastidito dal fatto che Luca non moriva», spiegando che i colpi inferti al ventenne de La Storta «venivano dati per uccidere».
Non solo due ore di torture quindi, anche se l' autopsia ha stabilito che Varani è morto per dissanguamento dopo essere stato raggiunto da 25 coltellate, con ferite da punta e taglio, e da almeno cinque martellate, soprattutto alle mani, per impedire a Luca una qualsiasi reazione.
Scene da film horror vissute nell' abitazione di Foffo in via Igino Giordani alle quali si aggiunge la determinazione di Prato nel cercare lui stesso di «porre fine alle sofferenze» di Varani tentando di strozzarlo con un cavo invece di cercare di salvarlo. Ma «Luca non moriva mai», ha ricordato ancora il trentenne, rinchiuso a Regina Coeli accusato di concorso in omicidio volontario.
Di più: all' inizio Varani, nonostante gli fosse stato somministrato un drink allungato con l' Alcover, usato da Foffo per contrastare la dipendenza da alcol e droga («Da l' effetto di 70 cocktail», ha spiegato Prato), ha anche reagito all' aggressione quando Manuel ha ordinato a Marc di strozzare il ragazzo.
«Ho provato, ma Luca si è ripreso, mi ha scansato e sono caduto», ha ammesso ancora il pr. Quindi Varani ha tentato di salvarsi ma non c' è riuscito, secondo la versione di Prato, per l' intervento di Foffo, che lo ha preso a martellate per vincerne ogni resistenza. Immagini che sono in netto contrasto con la ricostruzione fornita invece dal padrone di casa che ha accusato l' amico dell' omicidio di Varani.
Il gip ha sottolineato «l' imprevedibilità delle loro reazioni emotive, essendo entrambi gli indagati soggetti inaffidabili per i loro comportamenti irrazionali evidentemente influenzati dall' abuso di alcolici e stupefacenti».
E proprio su questo punto i carabinieri del Reparto operativo e della compagnia piazza Dante stanno indagando per chiudere il cerchio sui due arrestati. «Il caso non è ancora chiuso», assicura chi sta ricostruendo episodi di vita recente di Foffo e Prato per capire se si tratti di menti criminali oppure di persone coinvolte in un singolo episodio criminale.
marco prato con flavia vento e nadia bengala
luca varani
Questo il motivo delle decine di interrogatori - compresi i familiari di Manuel - svolti dai militari dell' Arma, mentre la fidanzata di Luca Varani, Marta Gaia Sebastiani, in un post su Facebook è tornata a chiedere «l' ergastolo, e chiedo giustizia per Luca e per tutte le vittime che hanno subito cose atroci. La droga e l' alcol sono aggravanti. Non mi darò pace fino a quando non avrò giustizia e loro quello che meritano. Sono pronta anche a scendere in piazza».
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