RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Estratto dell'articolo di Romina Marceca per www.repubblica.it
C’era una possibilità, forse due, che Manuela Petrangeli si potesse salvare dalle due fucilate che l’hanno uccisa il 4 luglio. Ma è mancata quella partecipazione sociale che avrebbe potuto strappare alla morte la 51esima donna ammazzata in Italia da un uomo. Almeno emerge questo leggendo l’ordinanza della gip di Roma Valeria Tomassini che dispone il carcere per Gianluca Molinaro, l’assassino di Manuela, e che Repubblica ha acquisito in esclusiva.
Un amico di Molinaro e la madre dell’assassino avrebbero potuto avvertire anche 40 minuti prima del femminicidio le forze dell’ordine. Ma questo non è successo e Molinaro che, forse, anche in quelle chiamate prima di sparare stava cercando un aiuto, è rimasto solo col suo fucile e il suo piano di morte.
Dalle carte emerge chiaramente che il primo ad avere ricevuto il primo segnale di qualcosa da non sottovalutare è stato un amico di Molinaro. Alle 13.04 – come riporta il provvedimento – Gianluca Molinaro ha scritto a un amico della palestra che frequentava: “Dai forse oggi pio 2 piccioni co na fava”. L’amico si chiama Emanuele e come lui stesso dichiara: “Ho ricevuto strani messaggi tramite l’applicazione Whatsapp da Gianluca”. [...]
Solo alle 14 si presenta in caserma a Casalotti perché Molinaro gli invia la foto del fucile poggiato sul sedile della Smart. A quel punto ascolta i messaggi e scopre che alle 13.16 “l’amico, dicendo di essere confusamente giunto al limite della sopportazione dell’ex compagna perché ‘Sono fatto alla vecchia maniera’ parlando con la voce biascicante gli ha comunicato di trovarsi sotto al lavoro della donna e di essere in attesa che la stessa finisse il turno di lavoro alle 13.30”.
Se avesse ascoltato prima quel messaggio forse avrebbe potuto, in quasi ancora mezz’ora di tempo, richiamare Gianluca Molinaro e cercare di capire meglio. Ma ancor prima chiamare le forze dell’ordine. La caserma più vicina dista da via degli Orseolo, la strada dove Manuela è stata uccisa, appena due chilometri. Tempo di percorrenza in auto: 5 minuti. Invece il tempo è trascorso e alle 13.44 sul cellulare di Emanuele è arrivato quel messaggio inequivocabile in cui Molinaro scrive: “Gli ho sparato Mà, gli ho sparato du botte, gli ho sparato, l’ho massacrata, è finita…Ma è finita”.
Più sfumato il ruolo della madre di Molinaro che lo chiama al cellulare quando già il figlio si è costituito. Mentre confessa ai carabinieri di Casalotti cosa aveva appena fatto, si legge nell’ordinanza, “riceve una chiamata sul cellulare dalla madre, come costatato dagli operanti dalla visione dello schermo dello smartphone, alla quale risponde al solo fine di comunicarle che si trova in caserma e dice ‘Sono in caserma dai carabinieri di Casalotti, è successo quello che ti ho detto, senza che vieni qui’”. Una frase che fa comprendere che la madre fosse a conoscenza del piano del figlio. Ma nell’ordinanza non è riportata nessuna chiamata da parte della donna alle forze dell’ordine. [...]
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