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Marco Molendini per Dagospia
RYUICHI SAKAMOTO MARCO MOLENDINI
«Questo potrebbe essere il mio ultimo concerto»: aveva annunciato Ryuichi Sakamoto a dicembre, presentando una sua quadrupla performance trasmessa in streaming in tutto il mondo. Un concerto frutto di un montaggio, registrato canzone per canzone, senza nascondere le difficoltà fisiche: "Le mie forze sono davvero diminuite, quindi fare un normale concerto di novanta minuti sarebbe molto complicato", la confessione pubblica di una battaglia contro durata dieci anni, da quando gli era stato diagnosticato un cancro alla gola e poi, più recentemente, al colon.
Se ne è andato ieri Ryuichi, coi suoi 71 anni e lasciando, come addio, un filmato visivo rigoroso in bianco e nero, il suo viso scavato, circondato dai capelli bianchi e da grandi occhiali, le mani su un Yahama dal suono pastoso, un raccoglimento assoluto, testimonianza di una storia potente, larga, sentimentalmente forte.
Sakamoto amava far musica, l'amava a tal punto da non conoscere confini. Compositore e esecutore alla ricerca della creazione continua fin dal suo esordio, quando negli anni 80 era ancora giovanissimo, con la Yellow magic orchestra, formazione pioniera nell'uso di sintetizzatori (che dovevano produrre suoni "fatti su misura per gli amanti del divertimento»), computer, drum machine. Era un primo deciso tentativo di avviare la musica giapponese alle contaminazioni senza perdere la propria identità. Strada, questa, che Ryuichi ha sempre seguito in ogni sua avventura pur non nascondendo il profondo debito verso la musica occidentale, tutta la musica occidentale.
E le sue avventure sono state tante. Si è mosso nei territori del rock, della dance music, ha collaborato con David Sylvian, Cesaria Evora e Caetano Veloso, si è spostato nei lidi morbidi della bossa nova (tra l'altro ha realizzato un sofisticatissimo omaggio a Antonio Carlos Jobim). E' stato indispensabile autore di colonne sonore cinematografiche per Bernardo Bertolucci (da Il te nel deserto a L'ultimo imperatore, dove c'è anche la firma di David Bowie, a Piccolo Buddha), dimostrazione piena della sua inclinazione per le melodie di stampo occidentale ma coniugate da riferimenti al gusto orientale come quel tema, Goodbye, Mr.Lawrence, scritto per il film Furyo, in cui faceva anche l'attore accanto a Bowie.
A un certo punto, a conferma di quale fosse la passione e il suo divertimento nel giocare con i suoni, si è dilettato perfino a comporre suonerie per i telefonini: Ricordo perfettamente una sera a Londra, dopo essersi esibito con Alva Noto, sound artist di origini tedesche, mostrare soddisfatto sul suo cellulare un elenco di invenzioni sonore per i cellulare: «Mi diverte moltissimo» confessò con la sua riservatezza.
Una riservatezza culturale per cui, quando ha scoperto di avere un tumore alla gola, annunciando di dover interrompere la sua attività concertistica, dichiarò: «Sono profondamente dispiaciuto del fatto di causare notevoli disagi a così tante persone. Tuttavia, la prima ricchezza è la salute, e quindi questa è la mia amara decisione».
Il giorno del suo compleanno, lo scorso 17 gennaio, è uscito un suo ultimo album intitolato 12 (numero che in simbologia rappresenta i passaggi difficili): sono dodici brani manifesto di un dolore e di uno smarrimento che Ryuichi poteva raccontare solo in musica accompagnandola con una preghiera: «Spero di poter fare musica fino ai miei ultimi momenti, proprio come i miei amati Bach e Debussy».
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