mario draghi the economist

LA MOSSA DI SUPERMARIO – MARIO DRAGHI INTERVIENE A GAMBA TESA SUL NEGOZIATO PER LA RIFORMA DEL PATTO DI STABILITÀ. E ALL’“ECONOMIST” SCRIVE: “SCIVOLARE PASSIVAMENTE NELLE VECCHIE REGOLE FISCALI SAREBBE IL PEGGIOR RISULTATO POSSIBILE. L’EUROPA HA BISOGNO DI NUOVE REGOLE E UNA MAGGIORE CONDIVISIONE DELLA SOVRANITÀ” – L'INTERVENTO DI MARIOPIO ARRIVA PROPRIO QUANDO IL GOVERNO MELONI DEVE INIZIARE LA COMPLICATA BATTAGLIA A BRUXELLES PER CHIEDERE QUALCHE CONCESSIONE AI VINCOLI FISCALI...

Estratto dell'articolo di Giuliana Ferraino per il “Corriere della Sera”

 

INTERVISTA DELL ECONOMIST A MARIO DRAGHI

Mario Draghi interviene sul negoziato per la riforma del Patto di stabilità, da approvare entro fine anno, per evitare che dal prossimo gennaio vengano applicate le vecchie regole, sospese durante la pandemia, ma ormai inadeguate alle nostre sfide comuni, aprendo le porte a un’unione fiscale. «Scivolare passivamente nelle vecchie regole fiscali sarebbe il peggior risultato possibile», scrive Draghi in un intervento su The Economist, dove notoriamente gli articoli non sono firmati. Ecco perché l’Europa ha bisogno di «nuove regole e una maggiore condivisione della sovranità», sostiene l’ex premier.

 

mario draghi cambridge

Le regole di bilancio dovrebbero essere sia rigorose, per garantire la credibilità nel medio termine, sia flessibili, per consentire ai governi di reagire a choc imprevisti, afferma Draghi. Notando che «le regole attuali non sono né l’una né l’altra cosa, e portano a politiche troppo lasche nei periodi di boom e troppo rigide nei periodi di crisi».

 

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La soluzione è trasferire «più poteri di spesa al centro». Il problema infatti non è più quello di evitare i trasferimenti da un Paese forte a uno debole, ma di allineare la spesa federale e gli incentivi fiscali al perseguimento degli obiettivi comuni, per poter competere a livello globale e affrontare le sfide attuali, come sta facendo l’amministrazione Biden.

 

L’Europa potrebbe raggiungere un equilibrio simile a quello americano, se parte degli investimenti necessari agli obiettivi comuni — dalla lotta al cambiamento climatico alla difesa — fossero compiuti a livello federale. Come del resto è successo durante la pandemia con il piano che ha stanziato 750 miliardi per la transizione verde e la digitalizzazione.

mario draghi

 

«L’assunzione di prestiti e la spesa a livello federale porterebbero a una maggiore efficienza e a un maggiore spazio fiscale, in quanto i costi di indebitamento aggregati sarebbero più bassi», spiega l’ex presidente Bce. Mentre le politiche fiscali nazionali potrebbero concentrarsi «sulla riduzione del debito e sull’accumulo di riserve per i periodi difficili».

 

Tali riforme significherebbero «mettere in comune una maggiore sovranità e richiederebbero quindi nuove forme di rappresentanza e di processo decisionale centralizzato», scrive. Avvertendo che con l’allargamento dell’Ue ai Balcani e all’Ucraina dovremo «evitare di ripetere gli errori del passato, espandendo la periferia senza rafforzare il centro, altrimenti rischiamo di diluire l’Ue anziché metterla in condizione di agire».

 

GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI

Le strategie che hanno assicurato prosperità e sicurezza all’Europa in passato — la dipendenza dall’America per la sicurezza, dalla Cina per le esportazioni e dalla Russia per l’energia — oggi sono diventate «insufficienti, incerte o inaccettabili», riconosce Draghi. Perciò «l’unica strada un’unione più stretta».

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