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MA MEF-ACCIA IL PIACERE! L'ITALIA OSTAGGIO DELLA SOLITA BUROCRAZIA: A OTTO MESI DALL'AGGIUDICAZIONE DELL'APPALTO DA 15 MILIONI DI EURO, NON SONO ANCORA PARTITI I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE DEL MINISTERO DELLE FINANZE - IL MOTIVO? I RICORSI A RAFFICA DELLA DITTA ESCLUSA

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Simone Di Meo per Dagospia

 

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Il nuovo codice degli appalti, la semplificazione burocratica, le leggi «Salva-Italia» e «Sblocca-Italia» ma, alla fine, niente cambia. Il Paese resta sempre e comunque ostaggio delle aule di giustizia. La carta moschicida su cui s'invischiano procedure e progetti e buoni propositi.

 

La prova ultima è il bando da 15 milioni di euro per ristrutturare e mettere in sicurezza la facciata e il tetto del Ministero delle Finanze, in Via XX Settembre a Roma. L'aggiudicazione è del febbraio scorso, ma il cantiere non è stato ancora aperto. Dopo otto mesi. E, come minimo, ce ne vorranno altri cinque o sei se il Consiglio di Stato non rigetterà la sospensiva avanzata dalla ditta esclusa.

 

Che, tra parentesi, ha già perso davanti al Tar ma non si arrende. In teoria, a quest'azione potrebbero seguirne di simili da parte delle altre società sconfitte allungando all'infinito la vertenza. E poi parlano di Grandi opere e del Ponte sullo Stretto. I tempi per una sentenza di secondo grado amministrativo sono abbastanza lunghi.

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Dunque, considerando che l'avviso e il bando risalivano al 31 dicembre 2014, nella migliore delle ipotesi le opere cominceranno a distanza di tre anni circa. Senza una pronuncia del Consiglio di Stato, il Provveditorato si guarderà bene dal firmare il contratto con la società vincitrice perché c'è lo spauracchio della Corte dei Conti. Pioggia e vento continuano intanto a martellare lo storico edificio. Il rischio crolli non aspetta i giudici, di solito.