RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
In esclusiva a Live #noneladurso, il messaggio della ragazza vittima di Alberto Genovese:
"Ho avuto paura di morire, ho rischiato di morire" pic.twitter.com/1Ctb7cPw0N
— Live – Non è la d’Urso (@LiveNoneladUrso) November 22, 2020
Sandro De Riccardis per “la Repubblica”
La voce flebile da bambina. Che rivive giorno dopo giorno quelle ore interminabili di violenza, la notte del 10 ottobre alla Terrazza Sentimento, coi ricordi che affiorano lentamente e cominciano a fare sempre più male. «Quelle ore di paura non si possono neanche immaginare, io ho avuto paura di morire. Anzi io ho rischiato di morire. Ho avuto paura di non poter più rivedere mia mamma, mio papà, mia sorella, il mio gattino, i miei amici».
Con un file audio inviato alla trasmissione di Canale 5 "Non è la D' Urso", la diciottenne stuprata e sequestrata per oltre venti ore da Alberto Genovese, nel suo super attico con vista sul Duomo di Milano, Vania - come viene chiamata da Barbara D' Urso - racconta come quella notte l' abbia cambiata. «In questi giorni, dopo che è uscita la notizia del suo arresto, ho iniziato a leggere tante cose e i miei ricordi si sono fatti sempre più precisi». Se ce ne fosse bisogno, dopo che l' inchiesta della procura ha recuperato dal sistema di videosorveglianza l' intero video della notte nella camera di Genovese, Vania si ritrova a doversi difendere dai giudizi offensivi sui social e in tv.
«La cosa che mi fa più male è sentire i commenti di tante persone che cercano di darmi la colpa o di giustificare quello che mi è stato fatto.
Molta gente specula, commenta...
Mi sono vista dipinta in tanti modi, cosa che non giustificherebbe comunque quello che mi è stato fatto. Ma mi infastidisce perché io non sono così. Io sono la vittima... Mi sono sentita più volta offesa, attaccata ingiustamente, perché dopo quello che ho vissuto penso che questa violenza mediatica non sia assolutamente giusta».
Ora Vania chiede «solo un po' di umanità». «Sono in cura con degli psicologi, ci sono un po' di persone al mio fianco che mi stanno aiutando. Tengo a ribadire che sono debole, fragile, e tutto questo odio gratuito nei miei confronti mi fa stare male. Io sono una ragazza di diciotto anni, faccio la modella, ho appena finito gli studi e mi fa male sentirmi dare della escort, sentir dire che venivo pagata per andare a queste feste».
Quella sera, alla terrazza Sentimento di Genovese, lei arriva con un' amica. Racconterà ai magistrati di essersi divertita, fino alle 22.30, ballando e consumando la droga che girava alla festa. Poi Genovese è diventato sempre più assillante, e lei ha perso di vista la sua amica. Ed è a quel punto che è iniziato l' incubo. «Non ho mai percepito queste feste come pericolose in nessun modo, non ho mai percepito questo ambiente come viscido. Io andavo lì per divertirmi e mi sono ritrovata a vivere un inferno, In questo momento chiedo di essere lasciata in pace».
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