DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Andrea Palladino per “La Stampa”
Il luogo esatto arriva sulle chat di Telegram solo qualche ora prima dell’evento. Fuori, sulla strada, la security del Veneto Fronte Skinheads filtra i partecipanti. Entri solo se invitato e conosciuto, la ricerca degli ospiti “indesiderati” è quasi maniacale. È l’evento simbolico forse più denso di significato per la rete neonazista Blood and Honour (B&H), la commemorazione della morte del fondatore, il cantante inglese Ian Stuart Donaldson.
Ogni anno cambia la location, per evitare proteste e giornalisti. Quest’anno i neonazisti - arrivati anche dal Nord Europa - si sono dati appuntamento a Sona, in provincia di Verona, nell’area di una azienda agricola. Il raduno dello scorso anno - organizzato a Ghedi, in provincia di Brescia, in una discoteca della città - vide la partecipazione di un migliaio di persone, arrivate anche dalla Germania. […]
Basta però passare in rassegna i gruppi musicali invitati per capire immediatamente il mood. Nel manifesto postato su Telegram con il programma del concerto di ieri sera era annunciata la presenza dei Gesta Bellica, noti per una canzone dedicata al Boia delle Fosse Ardeatine Eric Priebke: “Lui non risponde alle vostre menzogne / Lui non si spiega non lo farà mai / La sua fedeltà è più forte del Fuoco / Liberate il capitano!” è il ritornello.
In un’altra canzone il gruppo inneggia ai neonazisti del Veneto Fronte Skinheads, gli organizzatori dell’evento dei Blood and Honour italiani: “Una croce ed un leone, una stirpe per una nazione / Una celtica ed un leone, una forza della loro unione / Una croce ed un leone per la memoria e la tradizione”.
Sempre nel loro repertorio c’è anche un inno alla difesa del bunker di Hitler nella battaglia di Berlino, un vero e proprio “mito” per la vasta galassia nera: “Mille camerati, venuti da tutta Europa / Sono qui con me, sacrificando la propria vita”. Il riferimento è alla Waffen-SS, la legione straniera del corpo di élite di Adolf Hitler.
Il network Blood and Honour (B&H) è nato all’interno della galassia neonazista inglese degli anni 80, inizialmente per la diffusione della musica di area e per l’organizzazione di concerti. Il fondatore, Ian Stuart Donaldson, era il leader indiscusso del gruppo.
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Dopo la morte di Donaldson, il controllo dell’organizzazione è stato preso da Combat 18 (il numero rappresenta la prima lettera dell’alfabeto, A, e l’ottava, H, acronimo di Adolf Hitler), il lato “militare” della rete neonazista. In Italia B&H è stata fin dall’inizio rappresentata dal Veneto Fronte Skinheads, organizzazione da sempre tollerata. In altri paesi Blood and Honour è ritenuta eversiva ed è stata oggetto di provvedimenti di scioglimento. In Germania è stata messa la bando 24 anni fa, sulla scia di un allarme già all’epoca alto rispetto ai gruppi neonazisti.
Gli appuntamenti italiani - particolarmente frequenti nella zona di Verona - sono un punto di riferimento per molti militanti europei, soprattutto per i componenti delle band nazirock. I concerti sono ormai da anni lo strumento principale per la radicalizzazione dei giovanissimi. Gli eventi diventano spesso l’occasione per il rafforzamento dei legami internazionali, veri e propri network radicali.
Non è facilissimo capire l’estensione di queste organizzazioni in Europa e in Italia. Nel nostro Paese sui social sono attivi quasi un centinaio di militanti, molti dei quali con un ruolo attivo all’interno dell’organizzazione, anche a livello internazionale. Esistono circoli aperti senza grandi problemi, come quello del movimento “Dodici raggi” di Arzate, dove sul bancone del bar appare una svastica in ferro.
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L’organizzazione del concerto di ieri sera in provincia di Verona sembra non aver preoccupato più di tanto le autorità italiane. Alcune fonti istituzionali consultate dalla Stampa hanno definito l’evento come “uno dei tanti organizzati in questa area”. Un basso profilo era stato mantenuto anche lo scorso anno, quando il concerto/raduno neonazista aveva visto la partecipazione di più di mille militanti, molti dei quali arrivati dalla Germania. Nessuna pattuglia, salvo un’auto in borghese, sorvegliava il posto.
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