DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Rossella Tercatin per “la Repubblica”
Un nuovo segnale inquietante, un nuovo elemento nello spettro di una rinnovata cortina di ferro. Il Ministero della Giustizia russo ha richiesto al Tribunale di Mosca di decretare lo scioglimento del ramo locale dell'Agenzia ebraica, l'ente semi-governativo israeliano che gestisce l'immigrazione verso Israele. Per la prima volta dai tempi dell'Urss, gli ebrei russi potrebbero ritrovarsi bloccati. Una mossa che - accusa il governo israeliano - si inquadra nella vendetta di Mosca verso la posizione di Gerusalemme giudicata troppo filo-Ucraina.
La Legge del Ritorno dà diritto a immigrare nel Paese a tutti coloro che hanno almeno un nonno ebreo, secondo stime oggi almeno 600mila persone in Russia. Ai tempi dell'Urss, furono in molti a finire nei gulag per il loro desiderio di espatriare. A partire dagli anni Novanta sono stati oltre un milione a trasferirsi in Israele dalle ex repubbliche sovietiche. Dopo l'invasione della Crimea nel 2014, i numeri hanno ricominciato a crescere e dall'inizio del conflitto in febbraio sono già 20mila gli immigrati dalla Russia e altri 35mila coloro che hanno iniziato le pratiche, contro i 7mila nel corso di tutto il 2021.
All'inizio di luglio però il Jerusalem Post aveva rivelato come l'Agenzia ebraica avesse ricevuto una comunicazione dalle autorità russe contenente diverse contestazioni circa la legalità delle sue attività, in particolare per il trattamento dei dati di cittadini russi. L'organizzazione aveva però cercato di ridimensionare l'accaduto, sostenendo che si sarebbe impegnata a risolvere le questioni sollevate nella lettera e che il lavoro proseguiva. La settimana scorsa però è arrivato l'annuncio ufficiale del tribunale, con l'udienza sul caso fissata per domani.
Israele negli ultimi anni aveva mantenuto rapporti stretti con la Russia e dallo scoppio della guerra ha tentato di assumere una posizione più neutrale rispetto ad altri Paesi occidentali. Ma negli ultimi mesi le relazioni hanno dato segni di deterioramento. Il governo russo nega ogni legame tra la guerra e il caso contro l'Agenzia ebraica.
La questione, secondo il portavoce del Cremlino, Dmitrj Peskov, «non deve essere politicizzata o estesa all'intero spettro delle relazioni tra Russia e Israele ». Lapid lavora per ricucire lo strappo: «Israele è pronto al dialogo», dice il premier, che domenica aveva avvertito che il comportamento di Mosca avrebbe avuto conseguenze sui rapporti bilaterali. «Meno si parla meglio è», ha sottolineato il presidente Isaac Herzog, già direttore dell'Agenzia ebraica.
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