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Estratto dell'articolo di Michele Bocci per “la Repubblica”
Rosicchiano gli alberi per abbatterli e mangiare foglie e legno, costruiscono dighe e di giorno stanno nascosti, a pisolare. Insomma, fanno i castori. […] Siamo in una golena nel tratto toscano del Tevere, tra la diga di Montedoglio e l’abitato di Sansepolcro.
Era da cinque secoli che in questa zona non si vedevano i castori. […] Prima i segni dei morsi su qualche pianta, poi avvistamenti di animali ben più grossi delle nutrie e infine, la certezza nel luglio dell’anno scorso: sono tornati.
Sì ma come sono arrivati? La risposta la dà una lettera che Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca ambientale, ha inviato alla Toscana e ad altre Regioni nel novembre 2022. «Appare evidente che la collocazione dei suddetti nuclei sia da ritenere al di fuori dell’attuale area naturale della specie e che non possa essere riconducibile a un processo di ricolonizzazione naturale, né a progetti di re-introduzione condotti ai sensi delle vigenti norme», è scritto nel testo.
I castori selvaggi si trovano in Austria e Svizzera (e in altri Paesi più distanti dall’Italia) e un paio di anni fa ne sono arrivati alcuni in Friuli e Alto Adige. Ma la Toscana è troppo lontana, non possono aver fatto da soli. Qualcuno li ha reintrodotti ben sapendo che in quella zona avevano vissuto, praticamente fino ai tempi di Piero della Francesca, mezzo millennio fa.
[…] Per questo bisogna togliere gli animali di lì, dice sempre l’Istituto. Non solo, le reintroduzioni “abusive” sono state fatte anche in altri corsi d’acqua toscani, la Merse e l’Ombrone, nel Grossetano, e pure in Umbria, sempre nel Tevere. Vanno sloggiati pure da lì.
[…] «Li abbiamo trovati e abbiamo riscontrato solo benefici per l’ambiente — dice Emiliano Mori, biologo del Cnr di Sesto Fiorentino — Le loro costruzioni sono state utilizzate da molte altre specie, anche protette. E comunque non fanno danni». Secondo Mori, ormai non ha senso spostarli.
[…] La Regione Toscana studia cosa fare. L’assessora all’Ambiente Monia Monni chiederà un parere alla “consulta della biodiversità”. Cioè, dice, a «un gruppo di esperti con grandi competenze ai quali porre quesiti anche sui temi legati all’introduzione di animali».
Per adesso, quindi, i castori non si muovono. Anche il Consorzio di bonifica dell’Alto Valdarno, che si occupa di difesa idraulica, valuta se i castori possano rappresentare un problema per il regolare deflusso del fiume. È stato chiesto un parere a Federico Preti, ingegnere e professore di Sistemazioni idraulico forestali dell’Università di Firenze. Il problema potrebbe essere quello degli alberi abbattuti. «Andiamo regolarmente a controllare, hanno fatto cadere tra l’8 e il 10% delle piante sulle sponde dove stanno, soprattutto pioppi e salici». […]
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