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Giordano Tedoldi per “Libero quotidiano”
Dice tutto il titolo con cui la procura ha rubricato il caso della sua morte: "Ignoto 1". Parliamo del clochard che il 2 maggio è stato trovato morto nel pronto soccorso dell' ospedale Santa Croce di Moncalieri. Se n' è accorto il familiare di un paziente che era andato in ospedale per un esame. C'era quest' uomo seduto nella sala d' aspetto che «sembrava dormisse», come hanno ripetuto tutti coloro che l' hanno visto appoggiato al muro. In realtà era morto da diverse ore, nel sonno. Il clochard era stato portato in ospedale due giorni prima, su segnalazione di alcune persone che l' avevano visto indebolito e confuso, tra i cartoni, all'uscita del supermercato "Il Gigante" di La Loggia, in provincia di Torino.
Beppe - così pare si chiamasse l' uomo -, più o meno sessantacinque anni, privo di documenti, non voleva salire sull' ambulanza. Chissà, forse aveva un brutto presentimento, o semplicemente per lui essere debole e confuso, avvoltolato tra i cartoni, era normale amministrazione, qualcosa per cui non si aspettava particolari premure da parte degli altri. Portato comunque al Santa Croce e visitato, non gli era stata riscontrata alcuna patologia seria. Il giorno dopo, primo maggio, i sanitari gli avevano offerto la colazione e fatto firmare il foglio di uscita con il quale rinunciava a ulteriori accertamenti.
LUOGHI SICURI
Ma la sera si era scatenato, nella zona, un violento temporale e Beppe era tornato in ospedale, nella sala d' aspetto, a cercare riparo. Si era seduto su una sedia e aveva preso sonno. Il personale sanitario non ci ha badato: sono tanti i clochard che vengono a rifugiarsi nei vari ospedali della città, perché sono luoghi più sicuri dei dormitori. Luoghi dove si può dormire e, evidentemente, anche morire in pace.
Ecco perché la mattina nessuno ha sospettato che l' uomo seduto su quella sedia, appoggiato al muro, non respirasse più da un bel pezzo. In fondo non è diverso da quanto ci accade quando, nelle città, passiamo sotto certi portici, o davanti a certi ingressi di negozi o banche o chiese, e vediamo le tane di cartoni, coperte, cuscini che coprono alla meno peggio esseri umani che nemmeno si scorgono, o dei quali spunta soltanto un berretto, una gamba, un braccio a riparare la faccia.
Potrebbero essere vivi oppure morti, chi può dirlo? E chi se ne cura? Procediamo, lasciandoli al loro destino, come fosse cosa normale. Già: c'è chi ce l' ha fatta, a mettersi un tetto sulla testa, e chi invece ha perso in questa strana, crudele, infame competizione, e dunque paga il prezzo della vita randagia, della tana di cartoni e coperte, della solitudine.
Adesso i carabinieri stanno cercando di dare un nome e un cognome al poveretto, e di capire le cause esatte della sua morte. Su queste, sotto il profilo clinico, saranno gli esami a rispondere. Ma le cause non fisiologiche, e tuttavia ancora più importanti, cioè le cause umane, sociali, quelle le conosciamo già, non c' è bisogno di alcuna inchiesta o autopsia. "Ignoto1", o Beppe che sia, è morto perché la nostra è una società un po' pazza, un po' schizofrenica.
VITTIME SACRIFICALI
Una società che si commuove e sparge lacrime per molte buone cause (e a volte anche per delle sciocchezze), per i deboli e le vittime di tante battaglie, ma storna gli occhi di fronte ai vagabondi, ai clochard, ai barboni, ai senzatetto che proliferano nelle città grandi e piccole, e che quotidianamente ignoriamo, come fossero elementi inanimati dell' arredo urbano.
D' altronde, tra tutte le categorie di vittime sacrificali dell' egoismo e dell' indifferenza, quella cui apparteneva l' uomo morto nella sala d' aspetto dell' ospedale di Moncalieri è la meno rivendicatrice, la meno polemica, insomma quella destinata a perire senza troppo strepitare. Tutte le altre, in un modo o nell' altro, con le buone o con le cattive, riescono a far sentire ogni tanto la loro disperazione. A scuotere le coscienze. A stimolare una "campagna di sensibilizzazione".
I clochard non fanno niente: si nascondono. Se arriva un' ambulanza, come è accaduto a Beppe, non vogliono salirci. Sanno benissimo che la frattura tra loro e gli altri, quelli "normali", è astronomica. Che cosa potrebbero chiedere o pretendere? Già è molto se gli viene offerto un caffè, un panino, qualche spicciolo. E allora ringraziano e tornano a immergersi nei cartoni o nelle coperte nei vani delle chiese, delle banche, sotto i portici, fuori dai supermercati, in vista di una morte così solitaria e silenziosa che nessuno se ne accorge.
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