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Martina Milone per www.repubblica.it
Condannata a morte per essersi difesa dal suo stupratore, il marito, uccidendolo con un coltello. Noura Hussein oggi ha 19 anni, vive in Sudan e tra 15 giorni sarà decapitata. Promessa sposa all'età di 13 anni, l'adolescente quattro anni fa si è ribellata a quella vita non scelta e ora attende nel carcere femminile di Omdurman la sua esecuzione. Per lei si sta mobilitando il mondo intero. #justiceforNoura è l'hashtag scelto per muovere la comunità social ed evitare, si spera, l'uccisione.
L'appello, già virale grazie alle attiviste musulmane, è arrivato in Italia con Antonella Napoli, giornalista e presidente di Italians for Darfur, che ha raccontato la triste storia di questa sposa bambina. "Noura aveva 13 anni quando i genitori la diedero in moglie a un cugino di secondo grado con il doppio dei suoi anni. Si è opposta con tutte le sue forze al matrimonio combinato, ma non è bastato", ha raccontato. L'obiettivo è quello di scarcerare la ragazza, raccogliendo quante più firme possibile.
Alla petizione si è unita anche la vice presidente della Camera, Mara Carfagna. "Voglio unire la mia voce a quella di Italians for Darfour, di Amnesty International e di tutti coloro che in queste ore e in tutto il mondo si mobilitano sulle reti sociali con l’hashtag #justiceforNoura. Mi rivolgo all’ambasciatore italiano a Karthum Fabrizio Lobasso e all’ambasciatrice sudanese in Italia Amira Gornass perché vogliano intervenire per salvare questa vita e ottenere per Noura Hussein un giusto processo", si legge in un comunicato della forzista.
La sua storia, come sottolinea la stessa Napoli è terribile. Nel 2012 Noura si sposa, appena tredicenne, con il solo rito religioso. Grazie all'aiuto di una zia riesce ad evitare che questo venga consumato. Due anni dopo, costretta dalla famiglia, la ragazzina si sposa nuovamente, questa volta legalmente. Da allora inizia il suo incubo. "È stata violentata dal marito con l'aiuto dei suoi familiari, chiamati a verificare che da quel momento fossero sposati anche di fatto", specifica la Napoli. Una sola violenza è bastata a Noura per capire che voleva e poteva difendersi. Così, quando il giorno dopo il marito è tornato per stuprarla nuovamente, lei si è difesa, pugnalandolo. A consegnarla alla polizia la sua stessa famiglia.
I due avvocati di Noura, Adil Mohamed Al-Imam e Mohaned Mustafa Alnour hanno già presentato ricorso, ma se questo non venisse accolto la ragazza è destinata al patibolo. Uno di loro, ricorda la Napoli, è già esperto in materia. Aveva difeso, infatti, Meriam Ibrahim, la donna incinta all'ottavo mese salvata dalla condanna a morte per apostasia.
"Raccogliamo quante più firme possibili da inviare al presidente del Sudan Omar Hassan al Bashir per chiedere la grazia e l'immediata liberazione di Noura", conclude l'appello lanciato dalla giornalista.
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