sara di pietrantonio e vincenzo paduano

“LE HO BUTTATO L'ALCOL ADDOSSO POI HO ACCESO UNA SIGARETTA. VOLEVO SPAVENTARLA” - LA CONFESSIONE DI VINCENZO PADUANO ARRIVA DOPO OTTO ORE PASSATE A NEGARE DI ESSERE L’ASSASSINO DI SARA DI PIETRANTONIO - ECCO IL SUO RACCONTO...

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Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”

 

SARA DI PIETRANTONIO E VINCENZO PADUANOSARA DI PIETRANTONIO E VINCENZO PADUANO

«Allora è vero, sono proprio un mostro». È l'1,15 di lunedì. Dopo otto ore trascorse a piangere, tremare, ma soprattutto negare di essere l'assassino di Sara, Vincenzo Paduano confessa. Ammette in lacrime di aver dato fuoco alla sua ex fidanzata, anche se cerca ancora una via d'uscita. «Volevo solo spaventarla», dice. «Ho accesso una sigaretta e poi non sapevo più che fare, quindi sono scappato», aggiunge senza riuscire a nascondere l'orrore, la fine atroce che ha riservato alla ragazza che naturalmente giura ancora di amare.

 

SARA DI PIETRANTONIO VINCENZO PADUANOSARA DI PIETRANTONIO VINCENZO PADUANO

«Ossessionato, paranoico, geloso», è lui a descriversi così di fronte a Luigi Silipo, il capo della squadra mobile di Roma che lo incalza, gli contesta tutte le bugie che ha raccontato dal momento in cui è entrato nella sua stanza per essere interrogato. Lo hanno portato in questura poche ore dopo il ritrovamento del cadavere, lo hanno tenuto in anticamera insieme agli altri testimoni. Contro di lui hanno indizi «gravi», sanno di poterlo inchiodare. Quando Paduano comincia a parlare, il caso è stato risolto. Manca soltanto l'ammissione, il racconto di quegli ultimi drammatici attimi.

 

SARA DI PIETRANTONIO VINCENZO PADUANOSARA DI PIETRANTONIO VINCENZO PADUANO

E allora si torna indietro, si ricomincia dal momento in cui Sara è scomparsa, per ricostruire ogni dettaglio. Perché non regge la prima versione che l'uomo fa mettere a verbale: «Faccio il vigilantes al palazzo della Regione, ho fatto il turno di notte. Verso le 2 sono uscito per andare con una prostituta». Gli chiedono di descrivere il percorso, chi ha incontrato. In realtà lui non sa dire neanche se fosse un uomo o una donna.

 

Balbetta, poi quasi minaccia investigatori e magistrati, comincia a tremare, torna aggressivo. E provoca la polizia: «Sono stato intimidito mentre aspettavo di essere interrogato, mi hanno fatto vedere delle foto orribili di Sara, volevano farmi paura». È un tentativo maldestro che il procuratore aggiunto Maria Monteleone stronca subito: «Lei può difendersi e mentire, non può calunniare le persone».

LA MORTE DI SARA DI PIETRANTONIO  LA MORTE DI SARA DI PIETRANTONIO

 

Paduano tenta ancora di alleggerire la propria posizione: «Non so spiegare che cosa sia successo. Forse voi volete convincermi che sono un mostro, ma non è così. Io non ho fatto niente». Silipo lo incalza ancora. Gli mostra le immagini della lite con Sara, la macchina in fiamme, lui che scappa. «Sei tu, non puoi negarlo. La macchina che fa retromarcia e va via è la tua. L' abbiamo già controllata. Ha uno specchietto rotto e il paraurti annerito. Fino a ieri invece era integra». Gli dicono che hanno ricostruito i suoi movimenti con il dispositivo Gps, gli contestano i racconti degli amici di Sara che lo descrivono come «geloso, possessivo, ossessionato». Paduano capisce che non può più negare. E crolla.

 

«Sì sono uscito dal lavoro e sono andato a cercare Sara. Sapevo che stava dal nuovo fidanzato e l'ho aspettata sotto casa». Non lo ammette, ma sembra che avesse attivato il dispositivo per «seguire» il telefono della giovane.

la morte di sara di pietrantoniola morte di sara di pietrantonio

 

«Li ho visti arrivare in macchina insieme e ho aspettato fino a quando lei non è andata via. So che strada fa per arrivare a casa e quindi l' ho preceduta per bloccarla. Quando è passata l' ho inseguita per un po' e poi l' ho stretta con la macchina per farla fermare». Lei scende dall' auto, discutono, poi sono di nuovo a bordo. Ci sono state altre liti nei giorni passati, ma nessuna violenza, la ragazza non immagina che cosa sta per accadere.

 

Lui ammette che la situazione è degenerata, ammette anche di essere andato con la premeditazione di farle del male. «Abbiamo cominciato a litigare e io ho tirato fuori una bottiglietta di alcol che avevo portato. L' ho spruzzato nell' auto, anche addosso a Sara. Ma volevo solo spaventarla».

 

sara di pietrantonio sara di pietrantonio

Ottiene il suo scopo. La giovane evidentemente si terrorizza, capisce che l' uomo è fuori di sé. Scappa. Lui però non si arrende. Dà fuoco all' auto, poi la bracca, le è addosso. Gridano.

Ora Paduano entra nei dettagli. «Quando è scappata ho deciso di rincorrerla. Eravamo vicinissimi. Poi non so bene che cosa è successo. Mi sono acceso una sigaretta e lei ha preso fuoco». È l' ennesima bugia. Sarà l' autopsia a dire se l' abbia immobilizzata e strangolata, o semplicemente tenuta ferma mentre avvicinava la fiamma ai suoi vestiti inzuppati di alcol. Lui però torna distante quando afferma: «A quel punto che potevo fare?».

 

auto carbonizzata di sara di pietrantonio 3auto carbonizzata di sara di pietrantonio 3

È l' orrore. Va via mentre lei è ancora viva e si dibatte tra le fiamme. Torna verso la sua auto, fa velocemente retromarcia e sparisce. Sara muore tra atroci sofferenze, neanche mezz' ora dopo lui è al lavoro nella guardiola del palazzo. Aspetta che arrivi il cambio del turno, tenta di costruirsi un alibi. Non immagina che sia già finita. Non sa che «il mostro», come si è definito, è stato incastrato.

 

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