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Estratto dell’articolo di Federico Sorrentino per “Il Messaggero”
Caos sulla movida. I Comuni rischiano di subire l'effetto domino dopo la sentenza della Cassazione che ha condannato quello di Brescia a pagare i danni per schiamazzi e i rumori, dopo il ricorso presentato da alcuni cittadini, secondo cui quel disturbo alla quiete pubblica era anche nocivo della salute degli stessi residenti.
Una vicenda di dieci anni fa, arrivata adesso al giudizio della Cassazione, che però ora stabilisce un precedente: se i rumori sono troppo forti ed invadenti, e non viene garantito il rispetto alle norme di quiete pubblica, i residenti possono chiedere un risarcimento e il Comune è costretto a pagare.
La stessa cosa, del resto, era successa a Torino, prima città italiana ad essere "sanzionata" per questa fattispecie. Lì erano stati 29 residenti, della zona San Salvario, quella appunto della movida torinese, ad avere fatto causa al Comune: hanno vinto il primo grado, ottenendo un risarcimento complessivo da 1,2 milioni di euro (circa 40 mila a residente), sceso poi a 200 mila euro in appello. Il giudizio, adesso, è davanti alla Cassazione.
[…] Torino, sotto la guida del sindaco dem Stefano Lo Russo, una delle prime città a correre ai ripari. A metà giugno infatti andrà in giunta una delibera di autoregolamentazione, per cercare di armonizzare vita notturna, commercio e salute dei residenti. Uno dei sistemi verrà applicato a San Salvario, quartiere "senza regole" della città, dove si cercherà di combattere gli schiamazzi notturni con la «geografia del rumore».
Si studia infatti l'ipotesi di tracciare in tempo reale gli spostamenti e i livelli di decibel, agganciandosi alle celle telefoniche dei presenti e ricostruendone i movimenti, per intervenire tempestivamente nelle zone più problematiche.
Da vedere, ora, se dopo la sentenza di Brescia altri Comuni seguiranno l'esempio di Torino, visto che il pronunciamento della Cassazione apre le porte allo scenario più temuto dai sindaci, quello appunto della valanga di ricorsi presentati da residenti di quartieri stanchi di fare, da anni, le ore piccole a causa della movida senza regole.
Ed è un effetto domino temuto non solo nelle grandi città turistiche o d'arte, ma anche nei piccoli centri dove si vive, e sopravvive, specialmente di commercio e divertimenti by night. In estate e non solo.
Il rischio slavina è evidente e il dossier è finito anche sul tavolo dell'Anci, l'Associazione dei Comuni guidata da Antonio De Caro, sindaco di Bari, dove fanno sapere, informalmente: «Nessuna presa di posizione, per ora. Ma la situazione è delicata».
Tra i grandi Comuni, Firenze e Roma sembrano serene ma la preoccupazione è tanta. Sono molti infatti i quartieri caldi della capitale. […]
Difficile la situazione anche nel centro storico di Napoli, dove non è bastata la mano pesante del questore - decine di provvedimenti di sospensione delle attività - per far desistere molti residenti della zona di Mezzocannone e Banchi Nuovi dal vendere casa, stufi di «ambulanze bloccate, impossibilità a dormire e rincasare, festini tecno fino a tarda notte, alcol ai minori».
[…] «Non possiamo essere noi i responsabili dell'ordine pubblico, possiamo agire sulle questione amministrative, sui regolamenti del commercio, ma sugli assembramenti ad esempio deve intervenire la Prefettura e la Questura», si fa scappare un sindaco. Nella loro visione servirebbe un intervento dello Stato, nel suo complesso. Anche per non lasciare i sindaci da soli in prima fila. E con una pioggia di ricorsi.
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