DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Bruno Ruggiero per Il Giorno
PORTA i fiori per ricordare il figlio 28enne morto sotto la valanga di Rigopiano e viene condannato dal tribunale. Una maxi multa (4.550 euro) al padre della vittima di una strage annunciata che è ancora in attesa di giustizia. Un' ammenda - la pena di due mesi di reclusione è stata convertita in sanzione e lui ha detto: Non pagherò, piuttosto vado in cella» - per aver portato otto mesi fa dei fiori sul luogo della tragedia «violando i sigilli giudiziari apposti per delimitare l' area».
A rivelare su Facebook l' ennesima trovata della burocrazia senza volto e senza pietà è Alessio Feniello, che sotto la valanga assassina di Rigopiano del 18 gennaio 2017 perse il figlio Stefano, uno dei 29 morti nell' hotel sommerso dalla neve. «Il processo Rigopiano è iniziato e il primo condannato è Alessio Feniello», ha commentato l' avvocato Camillo Graziano, difensore del genitore multato. «Faremo opposizione al decreto penale di condanna e la presenteremo il 18 gennaio, nel giorno della morte di Stefano».
stefano feniello con la fidanzata
ERA stato lo stesso Feniello, con parole strazianti, a condividere sui social le foto dei provvedimenti con cui, da una parte, il pm di Pescara chiedeva il 3 luglio dell' anno scorso l' emissione del decreto penale di condanna in quanto l' indagato si sarebbe introdotto «abusivamente», nonostante «ripetute diffide e inviti a uscirne rivoltigli dalle forze dell' ordine addette alla vigilanza del sito»; e, dall' altra, il gip ha applicato la pena della multa, «ritenuto che dall' esame degli atti risulta provata la responsabilità». L' avvocato Graziano ricostruisce le tappe di questa tragica beffa. «A settembre dello scorso anno era arrivata alla moglie di Feniello la notifica dell' archiviazione di un procedimento. Io, volendo capire di cosa si trattasse, mi recai in procura.
Dove appresi che era stato archiviato per la tenuità del fatto. Il procedimento riguardava una violazione dei sigilli ed era nato dal fatto che, quando i due coniugi erano saliti al Rigopiano, erano stati identificati dai carabinieri che stilarono una relazione, depositata poi in procura». A quel punto, aggiunge Graziano, «dissi a Feniello che non capivo perché avessero archiviato solo per la moglie e di aspettarsi qualche sorpresa: così come, poi, è avvenuto».
L' AVVOCATO, tuttavia, sottolinea come «la relazione dei carabinieri sia corretta, perchè i militari dell' Arma hanno semplicemente rilevato la presenza di due persone nell' area sottoposta a sequestro. Da qui a dire che i coniugi Feniello siano entrati violando i sigilli, mi sento di dire che non è così ed è per questo che faremo il processo».
2. SONO DISGUSTATO
Rita Bartolomei per il Giorno
CONDANNATO per aver portato fiori tra le macerie dell' hotel Rigopiano, la tomba di suo figlio, area sotto sequestro. Due mesi di carcere commutati in una multa di 4.550 euro.
Inflessibili: ha violato i sigilli, le contestano.
«Sono disgustato. A Pasquetta li c' era gente che festeggiava, si faceva i selfie, se ne andava con i souvenir. Ci sono foto e video. E un magistrato fa questo a me? Mi si vieta di portare fiori dove hanno ucciso il mio ragazzo. Io non pago, che mi processino. Ha detto bene il mio avvocato Camillo Graziano: è arrivata la prima condanna per la strage. Solo che riguarda il padre di una vittima».
Alessio Feniello è una furia al telefono. Sono i giorni del dolore più acuto, ci avviciniamo al secondo anniversario del 18 gennaio e si fa sentire ancora più forte l' assenza di Stefano, ucciso a 28 anni dalla valanga che ha cancellato il resort e 29 vite.
Il ragazzo aveva compiuto gli anni il giorno prima. Era in vacanza con la fidanzata Francesca Bronzi, tornata a casa praticamente illesa. Cattiveria mostruosa, accanimento, iperburocratismo giudiziario. In Rete la notizia della condanna ha scatenato la rivolta. Oggi l' area delle macerie - sempre sotto sequestro - è stata ripulita. Diventerà un parco della memoria.
Signor Feniello, com' è andata?
«Era maggio, mia moglie voleva portare fiori a Rigopiano, quella è anche la tomba di nostro figlio, è un luogo che ci dà conforto. Il cancello era aperto, siamo entrati. Non abbiamo scavalcato niente, non abbiamo rotto niente. C' erano gli operai al lavoro, hanno chiamato i carabinieri. Siamo stati scortati fino al punto dov' è morto Stefano e riaccompagnati all' uscita. Pensavo fosse finita lì».
Invece no.
«A settembre abbiamo scoperto quel che era successo. Ci hanno comunicato che la posizione di mia moglie Maria era stata archiviata. La mia invece no. Due volte assurdo. Stesso fascicolo, stessa accusa... Non avrei mai immaginato che un magistrato avesse il coraggio di arrivare a questo. Dovrebbe cambiare mestiere. Che pensassero a fare i processi seri!».
Andrà fino in fondo, rischia il carcere.
stefano feniello con la fidanzata
«Mi hanno ucciso un figlio e dovrei preoccuparmi di questo? Io non ho paura. Chiedo giustizia. E lo ripeto sempre, per farmi tacere mi devono ammazzare. Piuttosto, non vorrei essere diventato troppo scomodo. Ma se mi vogliono intimorire hanno sbagliato persona. Io e mia moglie abbiamo mangiato pane e cipolla per crescere i nostri figli. Al funerale sono arrivati con i pullman da Valva, il mio paese».
Tra poco più di una settimana saranno due anni dalla strage.
«E arriva questo bel regalo... Già stavamo malissimo, i giorni di festa sono stati terribili, atroci. Ridicola, la condanna è ridicola».
Fin dall' inizio ha gridato la sua rabbia. Nel primo elenco di nomi letto davanti al prefetto, il 20 gennaio, Stefano era vivo. Sua moglie è stata rassicurata anche il giorno dopo. Fino alla tragica correzione. Quando siete finiti all' ospedale.
«Abbiamo fatto denuncia per questo e ci siamo opposti alla richiesta di archiviazione. Il magistrato obietta, non si può quantificare il danno subito. Io mi chiedo: perché non ha nominato degli specialisti?».
Stefano era la vostra gioia.
«I nostri due figli non ci hanno mai dato un problema. Il giorno della strage l' ho sentito su WhatsApp verso l' una. Era pronto a partire, aspettava lo spazzaneve. Ma due ore dopo, quando ha chiamato mia moglie, era preoccupato perché il giorno dopo doveva tornare al lavoro. Diceva, forse non riusciamo a scendere, non arriva nessuno a liberarci. Maria l' ha tranquillizzato. Ma non ci ha mai fatto capire di essere spaventato».
Il dolore, da allora.
«Mia moglie prende 50 euro di medicine a settimana per sopravvivere. Qualcuno si è mai preoccupato di sapere se posso pagare? Nessuna istituzione l' ha fatto. Io mi sono rifiutato di incontrare anche Mattarella. Non vado a prendere pacche sulle spalle».
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