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Estratto dell'articolo di Massimo Gaggi per www.corriere.it
Prima detestato e preso sottogamba, considerato quasi un clown della politica da liquidare con un semplice «fottiamolo», quando Donald Trump , nel 2016, si candidò alla Casa Bianca. Poi appoggiato in un rapporto di convenienza simbiotico: la vecchia ruggine non è mai andata via, ma è stata coperta dai miliardi che la Fox e gli altri giornali e tv del suo impero hanno guadagnato facendo da megafono al presidente populista che ha rischiato di scardinare la democrazia americana.
Ora, arrivato ai titoli di coda della sua straordinaria e controversa carriera, il 92enne Rupert Murdoch, il tycoon che ha avuto più potere nella storia dell’editoria mondiale, è di nuovo scatenato contro l’ex presidente repubblicano che sta tentando di riconquistare la Casa Bianca. La sua è addirittura l’ossessione di un uomo «con la bava alla bocca» che si augura la morte di Trump e, in privato, continua a ripetere «senza di lui tutto questo non sarebbe successo» e «come fa a essere ancora vivo? Avete visto l’aspetto che ha? Quello che mangia?».
I virgolettati vengono da The Fall , (la caduta): il libro col quale, come si legge nel sottotitolo, Michael Wolff descrive «la fine di Fox News e della dinastia Murdoch». […]
Con The Fall Wolff — lo dice lui stesso — mette fine alla sua «ossessione per la balena bianca Murdoch». 15 anni fa Wolff […] il suo racconto della straordinaria avventura editoriale, politica e umana di Murdoch: australiano naturalizzato americano, proprietario di giornali in tutti i continenti […] avventura che Wolff aveva condensato in un libro, The Man Who Owns the News.
Opera che, benché basata su 150 ore di interviste dell’autore a Murdoch, fece infuriare l’editore per il ritratto irriverente che ne venne fuori: uomo di enorme potere ma despota e con una famiglia disfunzionale. Dal libro uscivano male la moglie Wendi e i figli Lachlan e James in lotta fra loro.
Da allora Rupert ha rotto i rapporti col suo biografo e quindi anche le ricostruzioni del nuovo libro vanno prese con qualche cautela: Wolff si è affidato a fonti indirette e a volte nei suoi libri sono state registrate inesattezze. Ma sui Murdoch aveva ragione lui: qualche anno dopo il suo libro, Rupert divorziò da Wendi accusata di tradimento mentre lo scontro tra i due figli impegnati nell’editoria è sfociato nell’abbandono di James di ogni incarico nel gruppo editoriale del quale era stato amministratore delegato.
Insomma, la storia dei Murdoch somiglia davvero a quella del serial televisivo Succession. Wolff ci aggiunge il racconto di come Rupert ha vissuto gli anni in cui la sua Fox ha appoggiato Trump e condiviso le sue menzogne: un editore che detestava i suoi conduttori di maggior successo (ha cacciato Tucker Carlson e ha rischiato di mandar via anche Sean Hannity) e sotto choc per la condanna a versare 787 milioni di dollari alla società Dominion come indennizzo per averla ingiustamente accusata di aver truccato le elezioni: la prima di una serie di cause che potrebbero accelerare il disfacimento di un impero editoriale che Wolff giudica avviato alla sua «fine naturale». […]
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