LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”
Difendere ogni centimetro di territorio Nato, non con i proclami ad effetto, ma schierando vicino ai confini con la Russia abbastanza truppe e risorse militari da scoraggiare avventure come l’invasione dell’Ucraina, o stroncarle sul nascere.
È la nuova postura strategica che l’Alleanza Atlantica ha già iniziato a mettere in piedi, ma intende codificare al vertice di luglio a Vilnius, insieme a un aumento degli investimenti nella difesa oltre il 2% del Pil. Sembra un ritorno al passato della Guerra Fredda, questo obiettivo anticipato dal New York Times , ma in realtà è l’ennesimo effetto boomerang dell’aggressione ordinata da Vladimir Putin […].
[…] Sul piano operativo, secondo il New York Times , questa presa di coscienza si è già tradotta nel passaggio dalla “deterrence by retaliation” alla “deterrence by denial”.
La prima era la deterrenza che si basava sulla capacità di rispondere ad un eventuale attacco, lasciando magari che nelle prime settimane di guerra la Russia occupasse territori Nato, ma organizzandosi allo scopo di riprenderli poi con forza.
La seconda invece, vista la tragica esperienza di Kiev, punta ora a negare qualsiasi spazio per l’avanzata di Mosca, bloccandola prima ancora che possa conquistare un centimetro di terra. […]
jens stoltenberg giorgia meloni 13
Così tutti i Paesi dell’Est sanno che tipo di assistenza riceverebbero in caso di attacco, e tutti quelli dell’Ovest sanno cosa dovrebbero fornire, dove e come. Le esigenze sono centralizzate, e quindi la Nato dice direttamente ai suoi membri che tipo di risorse devono provvedere e dove. Se qualche membro resiste deve spiegare agli altri il motivo, e può essere obbligato ad obbedire in base alla dottrina del “consensus minus one”, ossia il consenso di tutti gli altri contro una obiezione.
Dopo l’invasione della Crimea nel 2014, l’Alleanza aveva deciso di spostare in maniera permanente quattro piccoli battaglioni nei paesi Baltici e in Polonia. Ora li raddoppierà ad otto, aggiungendo Romania, Bulgaria, Slovacchia e Ungheria. In totale i militari mobilitati sono 10.232, ma l’obiettivo è passare dai battaglioni alle brigate, stazionando quindi tra 4.000 e 5.000 soldati in ciascun Paese.
ingresso della finlandia nella nato
[…] Il Quartier generale diventerà un comando da combattimento, incluse le capacità cibernetiche, spaziali e marittime. Le esercitazioni, come quella con le armi nucleari “Steadfast Noon”, saranno visibili, proprio per avvertire Putin che non si scherza più. Tutto ciò richiede risorse.
Al vertice Nato di Cardiff nel 2014 i membri si impegnarono a portare le spese per la difesa al 2% del Pil: solo 8 su 31 l’hanno fatto. A Vilnius l’11 e 12 luglio si chiederà di considerare il 2% come minimo, puntando al 2,5 o 3%. Sta riemergendo anche la divisione tra “Vecchia Europa” occidentale e “Nuova Europa” orientale, enfatizzata da Bush all’epoca dell’invasione dell’Iraq. La seconda capisce meglio la minaccia russa, e chiede di indicare un percorso per l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza. Washington per ora frena, ma nessuno sa fino a quando.
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