saman abbas novellara

TUTTI COLPEVOLI – NEL PROCESSO DI APPELLO PER L'UCCISIONE DI SAMAN ABBAS, LA PROCURA DI BOLOGNA HA CHIESTO L’ERGASTOLO PER I CINQUE COMPONENTI DELLA FAMIGLIA DELLA 18ENNE PACHISTANA, UCCISA IL 1° MAGGIO 2021, PERCHE’ SI ERA OPPOSTA ALLE NOZZE COMBINATE DAI GENITORI – IN PRIMO GRADO, IL “FINE PENA MAI” ERA STATO INFLITTO AL PADRE E ALLA MADRE DELLA RAGAZZA, MENTRE LO ZIO, DANISH HASNAIN, AVEVA RICEVUTO 14 ANNI E DUE CUGINI ERANO STATI ASSOLTI – LA PROCURATRICE: “GLI ULTIMI GIORNI DI VITA DI SAMAN SONO STATI VISSUTI ALL’INTERNO DI UNA FINZIONE DI SERENITÀ E AFFETTO CHE NASCONDEVA IL PROGRAMMA DI UCCIDERLA”  

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Estratto dell’articolo di Alessandro Fulloni per il “Corriere della Sera”

 

saman abbas e la madre nazia shaheen 1

Saman? I suoi ultimi giorni di vita «sono stati vissuti all’interno di una recita, nell’inganno ordito alle sue spalle, nella finzione di serenità e affetto che nascondeva il programma di ucciderla». Suo fratello Ali Heider? Ha detto «la verità sulle questioni fondamentali, non si è mai contraddetto e non aveva nessun interesse a deporre contro i suoi familiari».

 

È durata quasi due udienze, la requisitoria di Appello della procuratrice generale di Bologna Silvia Marzocchi. Al termine, ha chiesto l’ergastolo per i cinque componenti della famiglia Abbas accusati di aver ucciso, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021, la diciottenne di Novellara, origini pachistane, che si era opposta alle nozze combinate imposte dai genitori.

 

Shabbar Abbas padre di Saman Abbas

In primo grado, il «fine pena mai» era stato comminato solo al padre e alla madre di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, mentre lo zio Danish Hasnain aveva ricevuto 14 anni. Adesso la richiesta dell’ergastolo riguarda anche quest’ultimo, oltre i due cugini, Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, assolti dalla corte d’Assise di Reggio Emilia che aveva fatto cadere la premeditazione, delineando un delitto d’impeto maturato nell’ultima mezzora di vita della giovane pachistana. [...]

 

Tutto diverso il dipanarsi di quel femminicidio secondo la procuratrice di Bologna che già venerdì, al via della requisitoria, aveva criticato la sentenza d’Assise in cui erano state «travisate le dichiarazioni di testimoni, discostandosi dagli accertamenti peritali, fino a costruire uno scenario che offusca la realtà, che è purtroppo più basilare, nella sua drammaticità». Saman fu «condannata a morte da tutta la famiglia» e la decisione di ucciderla non fu il frutto «dell’arrabbiatura di una notte».

 

saman abbas

Ora per tutti gli imputati tornano in ballo le aggravanti della premeditazione e dei motivi abietti. A sostegno, la rappresentante della pubblica accusa ha richiamato vari elementi, tra cui «il famigerato scavo della buca» e la «programmazione del viaggio in Pakistan» con i biglietti acquistati giorni prima del delitto e la partenza da Malpensa all’indomani. «Se tutti erano d’accordo» per commettere il delitto, allora «tutti hanno concorso anche nel reato di soppressione di cadavere».

 

Non solo. «Più parole avrebbero dovuto essere scritte per restituire l’inumanità, l’atrocità, il contesto e la modalità dell’uccisione di questa giovane ragazza» a cui deve essere «tolto il ruolo ribelle e trasgressiva». No, Saman è stata unicamente vittima di «un’azione barbara e inumana», pianificata da genitori «freddi e insinceri». [...]

 

testimonianza del fratello di saman abbas

La procuratrice ha infine ricordato che «il 3 maggio Saman sarebbe stata collocata in comunità e se questo intervento fosse avvenuto prima, si sarebbe salvata».

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