NO NEWS, NO BAD NEWS - PER SCHUMI (DOMANI FA 45) IL MASSIMO CHE SI PUÒ SPERARE È CHE NON CI SIANO NUOVI BOLLETTINI MEDICI - DIVAMPANO LE POLEMICHE SUL FUORIPISTA IRTO DI ROCCE E SENZA SEGNALETICA

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1 - «LA BUONA NOTIZIA SU MICHAEL È CHE NON CI SONO NOVITÀ»
Elisabetta Rosaspina per il "Corriere della Sera"

«Un po' meno preoccupati», ma per nulla tranquilli: nell'enigmatico linguaggio medico questo è il massimo che gli specialisti dell'Ospedale Nord di Grenoble si sono sentiti di concedere nell'ultimo bollettino medico sulle condizioni di Michael Schumacher, il più grande campione di Formula Uno dei tempi moderni, in coma da domenica scorsa dopo una spaventosa caduta sulle piste da sci di Méribel, in Savoia. La procura di Albertville, che ha aperto un'inchiesta, vuole verificare perché non era stato segnalato il pericolo nell'intersezione tra le due piste dove è avvenuto l'incidente.

Con il passare delle ore, l'assenza di nuovi comunicati è la migliore notizia possibile, come ha spiegato ieri mattina, sulla porta dell'ospedale, Sabine Kehm, portavoce del pilota per 14 anni, ma ora - di fatto - una componente della famiglia.

Oggi, forse, ripeterà la stessa informazione: la situazione è stabile. Ma sempre critica. La pressione intracranica, il maggior timore dei neurochirurghi, non è aumentata. Il secondo intervento, deciso la sera di lunedì, per asportare un grosso ematoma sul lato sinistro del cervello, è andato bene. Bene, rispetto a come avrebbe potuto concludersi un'altra operazione a poco meno di 36 ore dalla prima.

Ma il professor Emmanuel Gay, capo del servizio di neurochirurgia dell'ospedale, non ha nascosto che ci sono molti altri ematomi a sbarrare la via all'ottimismo: «Ovunque. A destra, a sinistra, al centro del cervello». Quello che è stato asportato era il più accessibile; e una «finestra» di miglioramento generale, rivelata allo scanner, aveva convinto i medici a passare all'azione.

La famiglia ha dato il suo consenso. È una grande famiglia quella che ha circondato Michael, che compirà domani 45 anni. Erano tutti lì anche nella notte di Capodanno. Senza interruzione. Senza mai mostrarsi all'esercito di giornalisti, fotografi, cameramen che circondano 24 ore su 24 l'ospedale. Salvo Jean Todt, arrivato con la moglie a Grenoble la mattina dell'ultimo giorno dell'anno, dopo un viaggio affannoso di quasi 20 ore dal sud est asiatico. Presidente della Federazione Internazionale dell'Automobile ma, soprattutto, ex direttore sportivo della Ferrari e mentore del sette volte campione del mondo, Todt aveva gli occhi di un padre angosciato.

Il professor Jean-François Payen, direttore del reparto rianimazione, al quinto piano dell'ospedale, aspettava Todt per introdurlo nella stanza di Schumi, ancora mantenuto artificialmente in coma e in terapia ipotermica, cioè a una temperatura corporea tra i 34 e i 35 gradi, per aiutare il cervello a riprendersi.

Sono troppe le domande che non si possono fare, né ai luminari, né a Sabine, né a chi esce, trattenendo le lacrime, da quella camera. Meno di tutte la questione che tormenta tutti: «Se si salva, tornerà quello di prima?». I medici s'infuriano: «Vi possiamo dire quello che succede, non quello che succederà. Ci rifiutiamo di fare previsioni. Sarebbe un pronostico stupido». Poi si calmano: «Non possiamo dire: abbiamo vinto. È ancora presto per dire che è fuori pericolo. C'è stato un miglioramento nelle ultime 24 ore. Ma in rianimazione la situazione può capovolgersi stasera o domani».

Sentono la pressione dei media, dell'opinione pubblica: «Quando ci capita un personaggio importante, il modo migliore per curarlo - dicono - è curarlo come tutti gli altri. Non dobbiamo cambiare la nostra routine. Lasciateci lavorare». Schumacher è nelle loro mani, in un reparto considerato tra i migliori di Francia e di Europa in campo neurologico. Escluso per ora un trasferimento in Germania. «Lassù qualcuno sta aiutando Michael» ha garantito Niki Lauda alla stampa tedesca. Quaggiù pregano per lui i tifosi, come Roberto, che ha guidato da Reggio Emilia a Grenoble la sera di San Silvestro per stare il più vicino possibile al suo eroe.

2 - IL FUORIPISTA "PER TUTTI" CHE NASCONDE IL PERICOLO
Stefano Mancini per "La Stampa"

Una pietraia coperta da trenta centimetri di neve, una trappola per sciatori senza alcun segnale di pericolo né recinzione: ecco che cos'è il breve tratto fuoripista, una cinquantina di metri appena, dove domenica Michael Schumacher è caduto e si è sfasciato la testa. Cinquanta metri invitanti, segnati dalle tracce di sciatori e snowboardisti, in apparenza innocui: basta transitare a bassissima velocità per accorgersi che non è così, perché gli ostacoli sono nascosti, soprattutto dopo un'abbondante nevicata.

Siamo a Méribel, un gioiello sui monti francesi vicino all'ex città olimpica di Albertville: chalet in legno, vette che su un versante ricordano le Dolomiti e sull'altro le cime alpine più aspre, con il Monte Bianco all'orizzonte. Qui da anni Schumacher porta la famiglia in inverno a sfogare la passione per la neve. Le discese lui le conosce a memoria, ma domenica non ha capito o calcolato il rischio di quel tratto che separa due piste: la Biche e la Chamois, la biscia e il camoscio, sul settore di Burgin.

Dopo venti minuti di cabinovia si spalanca un panorama mozzafiato. La Biche è un tracciato facile, la neve appena un po' dura per uno sciatore medio ma non per uno esperto come l'ex campione di Formula 1, che durante gli undici anni di Ferrari aveva scoperto questo sport per lui nuovo. E si era entusiasmato con il fanatismo del fenomeno che vuole essere più bravo di tutti.

Scesi dalla cabinovia, in un attimo si arriva vicini all'incrocio con la Chamois: la via battuta è delimitata da paletti distanziati di una decina di metri l'uno dall'altro. Nulla impedisce di prendere una scorciatoia, non ci sono cartelli o recinzioni, neppure adesso che il dramma si è consumato e che la procura di Albertville ha aperto un'inchiesta. Sicuramente è scritto da qualche parte che uscire dai tracciati battuti comporta dei rischi: ma dove sono affissi i regolamenti? E chi si prende la briga di leggerli?

Il fuoripista maledetto tra Biche e Chamois sembra alla portata di chiunque, ma dopo pochi metri ci si rende conto che sotto la neve fresca ci sono sassi ovunque. E' come correre e non accorgersi di una corda tesa a venti centimetri di altezza: si inciampa e si cade in maniera scomposta. Non è questione di abilità o di tecnica. Se va bene, la testa affonda nella neve. Se va male, come è accaduto a Schumacher, ci si schianta contro una pietra.

Domenica scorsa l'ex campione aveva un appuntamento con il destino: si era fermato ad aiutare un amico caduto in pista, che secondo alcune voci sarebbe Hubertus von Fürstenberg, figlio di Ira, quattro Olimpiadi invernali sulle spalle, e poi, per raggiungere il resto della comitiva, aveva preso quella scorciatoia. La velocità stavolta non c'entra: non si riesce ad andare forte in un tratto così breve, 40-50 chilometri l'ora al massimo, ma quell'ostacolo nascosto sotto la neve ha avuto l'effetto di una catapulta.

Olivier Simonin, direttore generale del comprensorio Méribel Alpina, il giorno dopo l'incidente ha negato ogni responsabilità: «Siamo tranquilli. I soccorsi sono stati rapidi e l'elicottero è arrivato in pochi minuti. L'inchiesta? Le piste sono segnate: chi si allontana dal tracciato lo fa a proprio rischio e pericolo e deve prendere ogni precauzione».

L'argomento Schumacher è tabù in paese. «Noi non siamo intervenuti - spiega con fermezza l'addetta al ricevimento del centro medico ai piedi del comprensorio -. Dovete chiedere agli uomini del soccorso alpino, che tanto non vi diranno nulla perché sono tenuti al segreto».

Ha ragione. Dal pronto intervento sulle piste la risposta è evasiva: «L'incidente a Schumacher? E' avvenuto al di fuori dalla zona di nostra competenza». C'è voglia di dimenticare, di derubricare a imprudenza un incidente che potrebbe ricapitare a chiunque, di non guastare le vacanze alle migliaia di turisti. La vita continua, mentre quella di Michael Schumacher rimane appesa a un filo.

 

UN FAN DELLA FERRARI DAVANTI ALL OSPEDALE DI GRENOBLE DOVE E RICOVERATO SCHUMACHER SCHUMACHER SUGLI SCI NEL DUEMILASEI SCHUMACHER CON LA MOGLIE CORINNA IL NEUROCHIRURGO GERARD SAILLANT ARRIVATO ALL OSPEDALE DI GRENOBLE PER OPERARE SCHUMACHER MICHAEL SCHUMACHER fiat21 schumacher lapschumacherschumacher01