DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Estratto dell’articolo di Nino Materi per “il Giornale”
Due anni dividono Comunardo Niccolai e Gigi Riva (il primo è nato nel ’46, il secondo è del ’44) gemellati però da una mitica data: 12 aprile 1970, quando il Cagliari, battendo 2-0 il Bari, portò la Sardegna in paradiso («... e anche l’Isola nel Continente», aggiunse malevolmente qualcuno, ma forse era solo invidia). Per la prima volta lo scudetto volò sotto Roma, in un territorio calcisticamente ancora orfano di trofei nazionali, figuriamoci internazionali. […]
[…] Comunardo Niccolai è oggi l’icona più pittoresca dell’intera brigata sarda, e poco importa se in quell’eroico esercito militavano fulmini di guerra come Albertosi, Domenghini, Cera, Gori. Nel campionato precedente a quello del trionfo c’era anche un certo Boninsegna: Bonimba e Rombo di tuono, due soprannomi ideati da Brera per una coppia irripetibile […]
Fatto sta che il soldato Niccolai da Uzzano (Pistoia) […] è l’unico ad essere diventato per i cultori del calcio (e non solo) sinonimo di «filosofia di vita», «fenomenologia dello spirito», «sublimazione artistica». […]
Comunardo, come la mettiamo col fascino indiscreto degli autogol? Clamoroso - e «bellissimo» quello in Juventus-Cagliari del 15 marzo 1970 (Ricky ancora oggi ha gli incubi notturni...).
«Sono grato ai miei autogol, senza di loro oggi sarei solo un “normale” ex calciatore, dimenticato da voi giornalisti. Invece... Comunque tengo a precisare di aver fatto molti meno autogol rispetto a tanti altri miei colleghi».
Ma i suoi avevano una poesia speciale... Cosa le disse Albertosi dopo lo storico autogol del 15 marzo? Lui che chiama la palla e lei che lo anticipa di prepotenza piazzando la palla in rete.
«Le parole esatte sono irripetibili. Diciamo che si arrabbiò tantissimo. Ma Ricky è rimasto uno dei miei più cari amici».
[…] Nel recente docufilm dedicato a Gigi Riva la sua testimonianza è tra le più significative.
«Gigi è un grande. Un simbolo di etica, coerenza, lealtà. Da giocatore è rimasto a Cagliari per amore della maglia, rifiutando grandi club. Ancora oggi vive lì, circondato dall’affetto della gente. […]».
[…] Ha saputo che nel Cagliari quest’anno giocherà’ il ceco Jakob Jankto, primo calciatore a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità?
«Il Cagliari è sempre stata una squadra rivoluzionaria, all’avanguardia, capace di guardare avanti. Senza pregiudizi. Sono sicuro che Jankto sarà accolto benissimo dalla società e dalla città e non vorrà più andare via dalla Sardegna. Questa è un’isola che si fa amare da tutti».
Sta seguendo le partite della nazionale femminile? Il calcio è diventato anche uno sport per donne.
«Mi fa piacere. E lo trovo positivo. Ma tra calcio degli uomini e quello delle donne rimane una certa differenza. Io preferisco il pallone giocato dai maschi».
L’impresa del suo Cagliari gronda di episodi leggendari. Tra i più gettonati: Scopigno che, la notte prima di un’importante partita, entra in una stanza dell’albergo e facendosi largo in una coltre di nebbia (in camera 8 calciatori stavano giocando a carte, bevendo e fumando ndr), pronuncia la mitica frase: “Disturbo se accendo una sigaretta?”».
«Vero. Scopigno era insuperabile. Dopo quella battuta, andammo tutti a nanna. Per la cronaca il giorno dopo vincemmo 3 a 0».
Altra frase entrata nella storia. Mister Scopigno che, dinanzi alla tv per una partita della Nazionale, la vede in maglia azzurra e dice: «Mai mi sarei aspettato di vedere Niccolai in mondovisione”».
«Falso. Fu invece felice di vedermi giocare in quel contesto».
Il nome Comunardo frutto della passione di suo padre per la Comune di Parigi. Una balla?
«Papà era un antifascista convinto. E questo nome “fuorilegge” gli piacque. Ma mia madre, per fargli dispetto, mi ha sempre chiamato Silvano».
Ultima curiosità: è vero che Scopigno fu licenziato dal Cagliari perché durante una tournée negli States fece pipì sul roseto nel giardino dell’ambasciata italiana a Chicago?
«Vero. Lui aveva chiesto dove fosse il bagno. Per scherzo gli indicarono il giardino. E sa com’è: quando scappa, scappa. Soprattutto a una certa età..».
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