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Mirko Polisano e Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”
Adesso è allarme plichi-esplosivi. Alla preoccupazione generata dal coronavirus nella Capitale si aggiunge il problema delle lettere spedite con gli ordigni artigianali che scoppiano quando si cerca di aprirle. Soltanto ieri ne sono state scoperte quattro. Una delle quali è andata a segno: è esplosa tra le mani del destinatario. Altre tre sono state intercettate prima ed annullate dagli artificieri della polizia. Il numero complessivo adesso è arrivato a dieci, e il perimetro dei destinatari coinvolge anche le province di Rieti e di Viterbo. Con ogni probabilità altre missive-bomba sono state inviate. Il pericolo, perciò, è che nei prossimi giorni possano esserci nuovi feriti.
Ad oggi sono quattro le persone che hanno riportato lesioni, l'ultima martedì sera a Fabrica di Roma, nella Tuscia: Una donna di 55 anni è stata ricoverata, rimasta ferita alla mano e a un braccio, dopo aver aperto il pacco che gli era stato recapitato a casa.
L'ESPLOSIONE
L'esplosione è avvenuta intorno alle 19.30. Con ogni probabilità l'obiettivo non era la donna, bensì il marito agente della polizia penitenziaria in pensione. La vittima ha trovato nella cassetta delle poste una busta gialla in formato A4. L'ha portata in casa, l'ha aperta ed è esplosa. La donna ha urlato, si è guardata le mani ferite dalla deflagrazione e ha chiesto aiuto.
Per gli inquirenti ci sono pochi dubbi sul legame con le altre buste esplosive consegnate finora. La pista anarchica rimane quella maggiormente plausibile, quella su cui lavorano gli agenti della Digos. La signora è stata l'unica ferita di una giornata che poteva essere ben più tragica. Sempre ieri, infatti, ci sono stati altri quattro casi. Una lettera esplosiva è stata intercettata nella mattinata nel centro di smistamento postale di Rieti, mentre a Fiumicino, nel centro di smistamento postale dove già una dipendente era rimasta ferita, un altro plico è stato individuato e segnalato alla polizia poco dopo le 9.30.
Sul posto gli artificieri che hanno messo in sicurezza l'ordigno sequestrandolo. La stessa procedura adottata nell'ufficio postale di via Empolitana a Castel Madama. La segnalazione arrivata poco dopo le 8, ha permesso agli specialisti della polizia di recuperare in sicurezza la lettera bomba.
In questo caso indaga la procura di Tivoli diretta da Francesco Menditto, che già era stata interessata per l'altro ordigno rinvenuto ieri, consegnato ad un uomo di Palombara Sabina. Sul filone investigativo principale, quello che ipotizza l'azione terroristica da parte di un gruppo di anarchici, stanno indagando i carabinieri del Ros e la Digos della polizia coordinati dalla Procura di Roma, dall'aggiunto Francesco Caporale. Anche se al momento non c'è stata alcuna rivendicazione da parte di sigle legate alla galassia anarchica.
IL FINTO MITTENTE
Delle similitudini emergono nei plichi inviati a di Tor di Quinto (nei giorni scorsi) e a quello di Fabrica di Roma di martedì. Infatti il cognome del destinatario è quello corretto ma il nome è diverso, al femminile. Il mittente, invece, in entrambi i plichi indica una organizzazione onlus che si occupa della cura e della tutela dei bambini in Africa. Insomma un ente rassicurante, un tranello che spinge ad aprire la lettera in tutta tranquillità. Anche se adesso tra i portieri romani è scattata l'allerta massima. E anche una forma di solidarietà: Nelle chat dei custodi degli stabili della Capitale girano foto e video dei possibili plichi sospetti indicando anche i mittenti a rischio.
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