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Ilaria Sacchettoni per il "Corriere della Sera"
roberto cazzaniga truffato dalla finta fidanzata 5
Frivoli naviganti del web in cerca di affinità elettive purché digitali e di amorose corrispondenze rigorosamente online, gli italiani (soprattutto anziani) giocano con i sentimenti in Rete e fatalmente perdono.
Impietosi i numeri. Poche (e tardive) le denunce. Malinconiche le storie. Un'umanità sprovveduta e fragile, talvolta agiata, istruita ed egoriferita passa per l'ufficio della polizia postale di Cinecittà, Roma, dove le segnalazioni di raggiri ammantati da profferta amorosa salgono a circa 15 la settimana.
Dall'Italia intera ci si offre fiduciosi sui social e altri «motori» di incontri sentimentali e dietro il romanticismo da tastiera si nasconde spesso la sfiducia nelle relazioni di sempre, la fretta di surrogare sentimenti che, diversamente, richiederebbero tempo, investimenti, rischio.
Si chatta per non esser feriti ma, invece, si finisce truffati. Non solo Roberto Cazzaniga, il pallavolista raggirato via smartphone e alleggerito di 700mila euro. Ma anche Carla, Lucia e Corrado, nomi di fantasia per storie autentiche.
Così la sessantacinquenne di Torino, convinta di intrattenere una affettuosa corrispondenza con il principe Andrea d'Inghilterra. Se non che questi l'aveva convinta che per incontrarsi era necessaria una dispensa reale conseguibile dietro pagamento di 10mila euro, da lei regolarmente bonificati. Fu la nipote, in quel caso, a intervenire con prosaico tempismo e a segnalare il principe come probabile truffatore alla Procura locale.
Quindi fu la volta della settantacinquenne, anche lei piemontese, che aveva versato 3mila euro (e altri 24mila ne preparava) per un sedicente vedovo che dalla Turchia avrebbe dovuto rientrare in Italia e, per l'occasione, prometteva appassionati incontri. In questo caso fu la figlia a supplicare gli agenti della Postale a far presto e a intervenire.
E ancora: la dentista padovana che aveva corrisposto 70mila euro al partner online salvo poi riconoscere d'essere stata raggirata e denunciare. Inascoltati spesso gli appelli degli investigatori della Postale a superare la paura d'essere giudicati, come accaduto con il professionista della comunicazione romano che, a 68 anni, si era fatto promettere una notte di intensa follia da un account su Facebook, teoricamente appartenente a una giovane militare di stanza in Afghanistan.
Lei, la seduttrice virtuale, in procinto d'essere trasferita a Damasco ed ereditare 2 milioni di euro, necessitava di un piccolo finanziamento a suo dire. Accontentata: il professionista ormai in pensione s'era convinto a inviarle 9mila 800 euro con grande disappunto delle due figlie. La fatica è stata convincerlo a denunciare la soldatessa virtuale che lo aveva ammaliato.
Infine la disoccupata di Potenza che a 44 anni si è indebitata per inviare 17mila euro a un (presunto) militare statunitense in difficoltà. Il Covid ha moltiplicato il fenomeno, trasformando in certezza quello che fino a poco tempo fa era solo un sospetto. Si flirta via Internet più per solitudine che per sensualità salvo pentirsi di fronte al dubbio che si tratti di un prezzolato ammiratore.
Non finisce al primo bonifico: «Le denunce ci arrivano da figli, nipoti, parenti. Spesso sono loro ad accorgersi di come la ricerca di un partner si sia trasformata nella scoperta di essere caduti in una truffa sentimentale.
I meccanismi di autodifesa impediscono di riconoscersi come vittime, meglio credere nella «storia virtuale», negando a sé stessi di essere entrati in un tunnel lastricato da richieste di denaro» spiega Ivano Gabrielli, direttore del Centro anticrimine informatico della polizia postale.
Donna, sui 50 anni ma anche più: il profilo della vittima perfetta. La battaglia contro i truffatori seriali è tutta in salita.
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