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ANCORA UNA VOLTA SONO STATE RINVIATE LE UDIENZE DEI 9 EX BRIGATISTI ITALIANI RIFUGIATI IN FRANCIA PER I QUALI L'ITALIA HA CHIESTO L'ESTRADIZIONE - “LA MOTIVAZIONE? LE INFORMAZIONI GIUNTE DALL’ITALIA SONO INCOMPLETE”, IN REALTÀ IL NUOVO RINVIO A MARZO E APRILE NON È DOVUTO A PRESUNTI "BUCHI" MA È ATTRIBUIBILE ALLE TOGHE-LUMACA FRANCESI CHE CHIEDONO LE CARTE DELLE BR MA POI NON LE LEGGONO. MATTARELLA AVEVA CHIESTO LA COMPLETA VERITA’ SUGLI ANNI DI PIOMBO. E MACRON CHE FA?

Da www.lastampa.it

 

marina petrella

Ancora una volta sono state rinviate le udienze dei 9 ex brigatisti italiani rifugiati in Francia per i quali l'Italia ha chiesto l'estradizione dopo l'operazione «Ombre rosse» dello scorso 27 aprile. Nell'aula della Chambre de l'Instruction, la presidente del tribunale ha dato appuntamento a tutti i convocati a date comprese fra il 23 marzo e il 20 aprile. La motivazione, come nelle udienze degli ultimi mesi, è che le informazioni giunte dall'Italia sui procedimenti a carico degli ex Br sono tuttora incomplete rispetto alle richieste della Francia.

 

LE TOGHE-LUMACA

Francesco De Remigis per "il Giornale"

 

Erano i compiti per le vacanze: lettura e studio delle carte inviate da Via Arenula al ministero della Giustizia francese lo scorso 6 dicembre (e cioè entro i termini per procedere). Ma le toghe transalpine (per così dire) non li hanno fatti; lasciati sul comò, sulla pila di fascicoli non letti come si faceva da ragazzini con l'antipatico sussidiario. Trattasi, nello specifico, di quelle «note analitiche» che rispondono punto per punto ai chiarimenti tecnici chiesti proprio dai francesi della Chambre de l'Instruction della Corte d'appello di Parigi dopo il rinvio dell'udienza del settembre scorso sull'estradizione degli ex brigatisti.

GIORGIO PIETROSTEFANI

 

Allora i magistrati d'Oltralpe non riconoscevano (o fingevano di non capire) alcune procedure italiane. E pronti, via, da Roma erano arrivate le carte dell'attesa svolta. Due giorni fa, l'ennesimo rinvio. Niente estradizione. Stavolta Parigi ha chiesto altri due mesi e più: per studiare «caso per caso» la corposa documentazione su 8 ex «Primule rosse» arrestate tra aprile e luglio 2021 e poi rilasciate con obbligo di firma, allontanando il loro rientro nel Belpaese.

 

E lasciando ancora a bocca asciutta la giustizia italiana. Gli atti del magistrato di collegamento che Il Giornale ha potuto visionare parlano chiaro: la presidente della Corte d'appello Pascale Belin ha «preso atto della corretta produzione di tutte le richieste di integrazione da parte delle autorità italiane e del copioso materiale trasmesso». Nessun ritardo, né mancanza dunque. Ma si è trovata nell'«impossibilità di esaminare tutta la documentazione» degli «ex» terroristi. Ecco il retroscena di una decisione altrimenti inspiegabile, dato il via libera politico dell'Eliseo: che però non può avere corso se i giudici non sentenziano.

brigate rosse

 

Il nuovo rinvio a marzo e aprile non è quindi dovuto a presunti «buchi», chiariscono da Roma: l'Italia ha prodotto una mole di traduzioni facilmente comprensibili anche al più pigro dei togati. Sarebbe legato tra le altre cose alle vacanze di Natale: che non avrebbero permesso ai francesi di approfondire adeguatamente (e per tempo) tutti i dossier degli ex Br, spingendo così la Corte a disporre un nuovo calendario di udienze con le varie posizioni: da quella di Marina Petrella, che già Sarkozy salvò dall'estradizione, agli altri 7. Toghe lumaca chiedono più informazioni e non trovano il tempo di leggerle? Meglio «la trattazione nel merito» di singoli dossier, e far slittare così la decisione con udienze individuali; alcune peraltro a cavallo delle presidenziali dove Macron (e il suo «Sì» all'estradizione) potrebbe non essere più in campo.

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