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Claudia Luise per "La Stampa"
Oltre la metà delle dosi disponibili di AstraZeneca è ancora in frigorifero. Succede in Piemonte, dove non sono ancora state usate 149 mila dosi, il 53% delle 282 mila ricevute finora, di cui 90.500 il sabato di Pasqua.
Ma percentuali simili si riscontrano praticamente in tutte le regioni. In Italia, infatti, è stato somministrato solo il 54% delle dosi (2.218.038 su 4.098.800 consegnate). Il resto, secondo quanto si evince dal database del ministero della Salute, è in giacenza.
Il motivo è riconducibile a una serie di concause che stanno portando a utilizzare molto di più le fiale di Pfizer. «Innanzitutto lo scetticismo continua a incidere e non poco», spiega Antonio Rinaudo, commissario dell'Area giuridico-amministrativa dell'Unità di Crisi della Regione Piemonte. E aggiunge: «Le rinunce sono tra il 15 e il 20%. I messaggi contrastanti che arrivano finiscono per aumentare i timori mentre bisogna far passare il concetto che non è un vaccino di serie B».
A determinare un calo dell'uso del vaccino anglo-svedese all'inizio è stata anche la volontà di spingere l'acceleratore sugli over 80 e sulle categorie estremamente vulnerabili, che in un primo momento erano escluse da questo siero.
Quindi succede che in Piemonte, considerata la capacità vaccinale quotidiana, si tende a dare precedenza a queste persone e a esaurire prima le scorte di Pfizer che a ieri erano appena del 14,6%.
«Stiamo seguendo l'indicazione arrivata anche dal governo di procedere più speditamente con le categorie più fragili. Abbiamo sul nostro territorio un quarto degli over 80 piemontesi e stiamo raccogliendo dosi di Pfizer anche da altre Asl. Per questo la nostra capacità di vaccinazione con AstraZeneca è limitata», spiega il direttore generale dell' Asl Città di Torino, Carlo Picco.
In tutta Italia Pfizer ha un tasso di somministrazione del 96% (8.375.625 su 8.709.480). Una terza questione, non meno importante, riguarda proprio i numeri delle persone coinvolte potenzialmente nell'inoculazione con AstraZeneca: forze dell'ordine, personale scolastico, over 70, caregiver e conviventi con persone estremamente vulnerabili.
Ma queste ultime due categorie in Piemonte sono partite solo il 29 marzo mentre per le prime due la percentuale di vaccinati con la prima dose è già oltre l'80%. «Più teste ci sono da vaccinare, più dosi verranno usate», sintetizza Rinaudo.
L'ultima questione è legata ai caregiver. In questo caso ci sono due problemi che bloccano: innanzitutto verificare che non ci siano abusi. E poi spesso, al momento del vaccino, si scopre che hanno patologie tali per cui non possono ricevere AstraZeneca e vengono rispediti a casa con l'indicazione di mettersi in coda per altri tipi di fiale.
Ovviamente con AstraZeneca si parla appena di prima dose: la seconda è prevista solo tra tre mesi. Diverso, invece, l'approccio con Moderna. Sono state usate solo circa il 50% delle dosi (in Italia 658.403 su 1.328.200) perché l'altra metà serve per i richiami e le forniture risultano particolarmente ballerine. In totale nel nostro Paese su 14.136.480 dosi arrivate ne sono state somministrate 11.252.066, circa l'80%. Sulla base di questi dati ci sarebbero in frigorifero ancora da utilizzare oltre 2,8 milioni di dosi.
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