RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Salvatore Dama per “Libero Quotidiano”
Sì, va bene, il coronavirus. Ma la vera emergenza, secondo i Cinquestelle, è l' alopecia. È una «malattia invalidante», denuncia il deputato grillino Luigi Iovino. Che ha un' idea in testa, come Cesare Ragazzi. Quella, cioè, di chiedere al governo un sostegno per risolvere il disagio dei pelati. Non le mascherine, ma parrucche gratis.
Il tutto è contenuto in una interrogazione a risposta scritta depositata lo scorso 3 marzo. E fa niente se l' esecutivo sta concentrando energie e risorse sul Covid-19. Iovino non è uno sta che a guardare il capello. E chiede al premier Giuseppe Conte di non dimenticare i diversamente pettinati. Che, in questa coda di inverno funestata dal virus, hanno il problema di coprirsi anche il cranio, oltre alle vie aree.
Iovino, va detto, non è in conflitto di interesse. Classe '93, è il deputato più giovane della corrente legislatura. E i capelli, malgrado una lieve stempiatura evidenziata nelle foto più recenti, ce li ha ancora.
Allora la sua sensibilità risulta essere ancora più nobile. «L' alopecia - che è differente dalla calvizia, - è una delle malattie genetiche e autoimmuni più diffuse, con una incidenza stimata attorno all' 1,7 per cento della popolazione. Circa 145 milioni di persone al mondo soffrono di tale patologia, che può manifestarsi in qualunque età e senza distinzioni di sesso».
Iovino fa distinzione tra la «classica perdita dei capelli, comune a molte persone e spesso legata a fattori ambientali e fisici» dall' alopecia che è una patologia vera e propria. Le forme più gravi non sono pericolose per la vita, spiega, ma possono «produrre effetti devastanti sul piano psicologico: senso di frustrazione, disagio personale, perdita dell' autostima, finanche gravi limitazioni in tutti i contesti sociali, compreso quello lavorativo».
I pazienti, molto spesso, «per tentare di arginare l' impatto emotivo e psicologico causato dalla malattia, ricorrono a protesi o parrucche, sostenendo ingenti costi non solo per il loro acquisto ma anche per la loro manutenzione: basti pensare che una singola parrucca può costare fino a 3 mila euro (4 mila euro, invece, per le protesi), con una durata approssimativa di circa un anno solare».
All' utilizzo di parrucche e protesi si aggiunge, inoltre, «il ricorso alla tecnica della dermopigmentazione, al fine di ridisegnare con metodi innovativi ciglia e sopracciglia: il tutto avviene con costi molto elevati, spesso ripetuti nel tempo a causa dei continui richiami per il trattamento». Insomma, è una roba seria e costosa. Al momento, per tale malattia «totalmente imprevedibile» non è stata trovata «una cura definitiva» ma solo «possibili trattamenti che non funzionano sempre e che possono causare pesanti effetti collaterali».
Serve un sostegno statale, allora: «Ad oggi, nel nostro Paese, esistono importanti realtà associative, che mirano a tutelare e dare sostegno ai pazienti affetti da alopecia nonché a promuovere costanti campagne di sensibilizzazione tese al riconoscimento nazionale dell' alopecia areata come malattia rara ed invalidante, con l' ottenimento dei relativi diritti già previsti per le malattie croniche e invalidanti inserite nell' allegato 8-bis del decreto del presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017». La proposta del deputato grillino è proprio questa: chiedere al governo «se non intenda valutare la possibilità di assumere iniziative volte ad inserire la patologia definita "alopecia areata" all' interno dell' elenco delle malattie croniche e invalidanti e a prevedere un' esenzione per l' effettuazione di esami, cure, terapie e acquisizione di dispositivi medici».
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