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Francesca D’Angelo per “Libero Quotidiano”
Le regole della “caccia” sono cambiate. Se una volta, per conquistare una bella pulzella, bastavano uno sguardo da triglia, una frase a effetto e qualche addominale più o meno manifesto, oggi è d’obbligo perlomeno una connessione internet. E anche bella veloce. La tecnologia sta infatti rottamandola nobile arte della seduzione, tanto che chi è off line può tranquillamente considerarsi fuori dai giochi: senza una “app da rimorchio”non si batte chiodo. Garantito.
Chi è fermo al mondo di Facebook o Twitter, si senta dunque libero di appendere le mutande al chiodo: i social network hanno fatto il loro tempo. Il primo approccio con l’altro sesso avviene ormai solo in chiave virtuale, a colpi di applicazioni che, sfruttando il mito dell’interazione, promettono conquiste a go go. Una sorta di Eldorado per timidi, nerd, disadattati sociali o sfortunati di variegata natura, che si ritrovano a confidare nella tecnologia più che nel destino.
Naturalmente, esiste una app per ogni tipo umano. I più tradizionali optano per esempio per Tinder. Gratuito e affidabile, Tinder poggia il suo successo sul segnale Gps: individua quali e quanti utenti sono presenti nel raggio di tot km dalla posizione rilevata. Questi vengono selezionati in base a tre parametri: il sesso delle persone che si vuole conoscere (maschio/ femmina/entrambi), l’età delle persone (con cui si spera di fare sesso...) e, appunto, il range chilometrico.
Dopodiché sta all’utente spulciare la lista delle persone proposte, mettendo una “x” sugli scartati, e un cuoricino su quelli che piacciono. Se, a sua volta, la persona selezionata mette un cuoricino, si può iniziare a chattare. Inutile dire che tale cernita viene effettuata sulla base delle foto di Facebook, la cui attendibilità è notoriamente ridicola: la bellona con cui si perde tempo a chattare per giorni, potrebbe rivelarsi, alla prova dei fatti, una cozza di specie rara. Gli utenti di Tinder però non si curano del pericolo, tanto da rappresentare una delle più grandi comunità di single on line.
Nel frattempo sta guadagnando terreno anche Happn: una app pensata per gli amanti della movida e per i timidi cronici. Il meccanismo usato è simile a Tinder solo che,in questo caso, Happn ti permette di risalire ai profili delle persone che hai incrociato casualmente in strada o in un locale. Tradotto: se non siamo riusciti ad abbordare la tipa adocchiata vicino al bancone o in disco, possiamo avere una seconda chance on line.
Tra l’altro, Happn è in grado di segnalare quante volte le persone si sono incrociate, a loro insaputa: giusto per ribadire che si è fatti l’uno per l’altro. Per chi, invece, vuole fingere di cercare solo nuovi amici, c’è l’app Lovoo: per ogni utente vengono visualizzate, oltre alle foto, anche passioni, interessi e hashtag. Se interessa qualcuno, si invia un bacio, che altro non è se non il corrispettivo del cuore di Tinder.
Il resto, è uguale: se anche l’altro ti bacia virtualmente, si inizia a chattare. La vocazione al dating è invece chiara su Meetic:un sito d’incontri on line, con annessa app, i cui spot imperversano in tv più delle pubblicità delle suonerie del cellulare. Infine, una menzione d’onore (si fa per dire) va al sito AdottaUnRagazzo, attrezzato di app.Un portale che divide il mondo in due categorie: i “sono un prodotto”, ossia gli uomini, e i “sono un cliente”, ossia le donne.
Tale distinzione dovrebbe essere la moderna declinazione del femminismo. Il concetto sottinteso è esattamente quello più bieco che ne deriva: gli uomini si mettono in vetrina e sono le donne a scegliere se e con chi chattare. Il giudizio viene dato sulla base di alcuni - assurdi - parametri forniti dai maschi, come per esempio il grado di villosità e il tipo di relazione che si desidera. Le opzioni per quest’ultima sono tre: tempoindeterminato (relazione seria), tempo determinato (trombamico) e a chiamata (una botta ogni tanto). Altro che sogno romantico...
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