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Andrea Galli per il “Corriere della sera”
Anche la fotografia di questa pagina, ad esempio: è l' immagine recente di un' altra Sara, l' immagine di un' ossessiva, disperata ed esibita magrezza dopo aver perso in pochissimo tempo decine di chili. Nessuno, fra i genitori e gli zii, che parlano per la prima volta e lo fanno con il Corriere , ha mai appreso le ragioni e le modalità della scelta.
Ma non è questo l' unico segreto di Sara Del Mastro, la 38enne di Legnano che il 7 maggio ha versato dell' acido sul volto del 29enne suo fidanzato per quaranta giorni, tra ottobre e novembre, in una storia nata su un sito internet di incontri occasionali. Ce n' è uno a monte, di segreto, dominante, ed è «l' odio contro gli uomini».
Diventa esercizio irrispettoso, dall' esterno, ed essendosi lei trincerata da anni coi famigliari, forse da quando ha partorito e il padre della bambina «era già sparito», ipotizzare il pregresso di Sara. A maggior ragione perché sua mamma e suo padre stabiliscono da subito una linea di non ritorno: «Ha fatto del male a un' altra persona. L' ha fatto da madre, e in ogni suo comportamento una madre deve pensare non a se stessa ma ai figli, deve pensare a quali saranno le conseguenze... Che paghi fino all' ultimo giorno la sua colpa.
Fino all' ultimo minuto. Non abbiamo chiesto sconti e non lo faremo. Capito? Non abbiamo invocato i domiciliari e non l' abbiamo mai nemmeno ipotizzato. Intesi?».
C' è, nel tono basso della voce che sale sui «non», e nelle perentorie domande, la manifestazione di cosa siano oggi i Del Mastro: dopo un' esistenza di lavoro - lui 65enne operaio, lei 60enne impiegata -, di regole rispettate e d' anonimato, ci sono il dolore e la vergogna d' essere additati dalla comunità come una casa di mostri; ci sono il dolore e l' angoscia per aver provocato gravi danni al prossimo, quel Morgante per appunto, del quale chiedono con insistenza le condizioni fisiche («Non osiamo disturbare la sua famiglia»); e c' è infine un' auto-imposizione, ovvero quella di non cercare giustificazioni.
sara antonella del mastro a le iene
Anche se, dice uno zio, non tutto è stato correttamente raccontato, come è falso che sia vedova e fosse disoccupata («Regolare contratto a tempo indeterminato in un' impresa di pulizie»).
Nel pomeriggio di quel 7 maggio, Sara incontra uno psichiatra. Esce dallo studio «rasserenata», è appena all' inizio di un percorso ma le è bastato «per acquisire fiducia». Torna a casa e trascorre delle ore con l' unica figlia, che ha otto anni, e «non è una sua abitudine frequente farlo».
Una delle spinte a vedersi con lo specialista può essere stata «innescata» dal servizio de «Le Iene», la trasmissione Mediaset, la cui «inviata», i giorni precedenti, ha raccolto la richiesta di aiuto di Morgante, perseguitato da Sara con pedinamenti, sfuriate, raffiche di messaggi e di telefonate notturne da numeri sconosciuti (la mancata accettazione della fine della relazione, l' urgenza di convincerlo a ricredersi), e che ha contestualmente intervistato Del Mastro.
sara antonella del mastro a le iene
Sottoponendola a un test di gravidanza - secondo alcuni parenti «offensivo, prepotente» - per sbugiardare la «convinzione» d' essere incinta di Giuseppe, e invitandolo proprio a incontrare uno psichiatra. Nei piani della scaletta, il servizio sarebbe dovuto andare in onda quella sera, ma è stato procrastinato a causa dell' aggressione, avvenuta alle 21.50. Nelle ore antecedenti, a cominciare dal tardo pomeriggio, «Sara ha preso coscienza leggendo i social che a breve centinaia di migliaia di italiani l' avrebbero vista e conosciuta. È stata colta dal panico, dall' imminente mortificazione pubblica».
sara antonella del mastro a le iene
Sara Del Mastro, difesa dagli avvocati Pierpaolo Proverbio e Sandro Cannalire, è detenuta nel carcere di San Vittore. Una volta alla settimana vede i genitori, ai quali questa storia ha imposto un' ulteriore rivoluzione nell' approccio alla vita: la classica, egoistica e tenera speranza dei nonni di ricevere dal buon Dio più tempo possibile per godersi la crescita dei nipoti, qui è un' obbligatoria necessità.
Nell' attesa delle decisioni del Tribunale dei minori, la figlia di Sara è stata affidata a loro: «Siamo concentrati a non commettere il minimo errore.
La piccola è seguita anche da uno psicologo, è circondata dal massimo amore... Dobbiamo ricostruire dei pezzi, degli enormi pezzi, dobbiamo saper vedere e ascoltare... Basterà? È un tema molto delicato...
Non dipende unicamente da noi, ci saranno le valutazioni di assistenti sociali e giudici».
Sarà lunga. Del Mastro aveva acquistato l' acido il pomeriggio di quel giorno, pianificando l' agguato, e Morgante subirà ancora delicate operazioni, il volto sfregiato, l' occhio sinistro devastato, senza dimenticare, anzi, il reiterato stalking di Sara verbalizzato dai carabinieri di Legnano nella denuncia della vittima, il 19 aprile.
La denuncia, rafforzata da un' integrazione, era stata trasmessa alla Procura di Busto Arsizio. Mancavano venti giorni all' aggressione. Un ampio margine. Dice uno zio: «Si parla della necessità di denunciare. I magistrati e le forze dell' ordine invitano a denunciare. Denunciate chi vi minaccia, denunciate e sarete protetti...
Quel povero ragazzo ha denunciato, e Sara non è stata fermata. Anche se forse spettava a noi per primi... Sara... È una donna che se guadagna dieci, spende cento... Girava con tre cellulari... Non capivamo mai cosa diavolo ci facesse, con tutti quei dannati telefonini».
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