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Anna Rita Cillis per “la Repubblica - Roma”
Ora c’è confusione nella vita di Alessandra e Francesca (i nomi, ovviamente, non solo quelli veri) scaraventate venerdì, in pochi minuti, in un incubo. Troppi pochi i giorni trascorsi da quella sera quando davanti al Coming Out, il noto locale che si affaccia sulla Gay street, i genitori di Alessandra sono piombati lì e tra urla, spintoni schiaffi hanno aggredito la fidanzata della figlia e una sua amica. Gettando la strada, da anni simbolo della movida arcobaleno, nel caos fino all’arrivo dei carabinieri che hanno riportato la calma. Quella calma che ora, le due ragazze, non riescono a ritrovare.
«Hanno difficoltà a sentirsi e non si sono più viste da quella sera, anche perché non aveva parlato alle famiglie della loro storia che andava avanti da meno di un anno». A raccontare come le ragazze (20 e 29 anni) stanno vivendo tutta la vicenda è ora un amico, che aggiunge: «Francesca è sconvolta, è stata aggredita dalla madre dell’altra, insultata: quella donna le ha gridato tra le tante cose “ vattene, lascia in pace mia figlia, non ti vergogni?” poi è arrivata una sua amica che l’ha tirata via mentre veniva spintonata, urlavano tutti e tre e con i genitori c’era anche una zia di Alessandra. Francesca è scioccata, mi ha anche detto il mio rapporto con Alessandra non sarà mai più come prima ».
Nessuna denuncia per ora anche se, spiega Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center «la ragazza aggredita dai genitori della fidanzata è andata in pronto soccorso e ha una prognosi di 15 giorni per lesioni a uno zigomo, setto nasale a una mano». La giovane, che vive lontano dalla famiglia per ora prende tempo. Sa che ha ancora 90 giorni per cambiare idea e querelare i genitori di quella che fino a venerdì era la sua compagna.
Mentre da giorni sui sciali network si rincorrono i commenti (solo sulla pagina Fb di omomfobiastop sono oltre settemila) ieri pomeriggio l’associazione dei genitori arcobaleno hanno organizzato un incontro proprio al Coming Out. Tra loro anche Pamela Villoresi «nonna arcobaleno», e attivista. «Quanto accaduto è molto grave, ma sono preoccupata anche per i genitori che non capiscono quanto possano essere felici le nostre famiglie». Poi un brindisi solidale davanti l’entrata del locale. L’indignazione resta, «dobbiamo far capire che i figli non sono di nostra proprietà».
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